Epilogo. Catarsi

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1 anno e mezzo dopo.

Le case di Gadon iniziarono a delinearsi lentamente in lontananza, sostituendosi ai piccoli casolari di campagna sparsi tra i vasti campi. Osservai pensieroso la distesa di verde che scorreva rapida davanti ai miei occhi. I colori del tramonto nel cielo contribuivano a creare un'atmosfera placida e sospesa che ebbe l'effetto di mettermi di buon umore. 

Distolsi lo sguardo dal finestrino del treno e tornai a guardare in basso.

Giocherellai pensieroso con le dita per qualche istante. 

Il mio sguardo si soffermò sull'anello d'argento che indossavo all'anulare della mano destra.

 Sospirai.

In riconoscenza del grande pericolo che avevamo corso e del contributo che le nostre scoperte avevano dato per la cacciata dei sobillatori, ero stato formalmente nominato membro del Consiglio del villaggio con diritto di partecipare alle assemblee future, qualora lo avessi desiderato. Era una forma di onorificenza, come una sorta di nomina a senatore a vita.

Essere premiato in quel modo era stato un onore enorme, eppure, ogni volta che lo guardavo, una strana malinconia si impadroniva di me e i ricordi della Foresta si susseguivano nitidi nella mia memoria. Se ero comunque deciso a portarlo era perché questa abitudine mi permetteva di illudermi di avere un pezzo di Iri, Abohr e Tersicore sempre vicino a me.

Il treno si fermò. Le porte si aprirono e i passeggeri iniziarono a scendere dai vagoni, trascinando stancamente le valigie. 

*******************

<<Hey>>

Nieve mi gettò le braccia al collo e mi strinse forte. Il suo odore meraviglioso si fece strada nei miei polmoni e provai subito il desiderio intenso di baciarla. Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie e la giacca mi cadde di mano.

<<Dammi almeno il tempo di entrare.>> dissi ridendo.

<<Non mi aspettavo di vederti. Mi hai fatto una sorpresa meravigliosa.>> rispose entusiasta.

<<Sì, posso immaginare che non ti aspettassi di ricevere visite.>> commentai, accennando al suo abbigliamento. Era in accappatoio. 

Incrociò le braccia, facendo il broncio.

<<Ero sotto la doccia quando hai suonato, ho fatto una corsa che quasi mi rompevo la testa.>> rispose mentre entravo in casa <<Che ne potevo sapere che quello stronzo del mio fidanzato sarebbe venuto qui?>>

<<Che peccato.>>

Mi diede uno schiaffo sul braccio, ridendo. 

<<Che ci fai qui?>> dice mentre mi guarda accomodarmi sul divano. 

La sua casetta era deliziosa, perfetta per una studentessa. Mi era sempre piaciuta, dal primo momento che l'aveva scelta. Piccola e intima, accogliente e comoda. Inizialmente avevo avuto un po' di difficoltà ad abituarmi al fatto che se ne sarebbe andata dal villaggio, ma in effetti sapevo che sarebbe successo. Aveva sempre detto che un giorno sarebbe andata in città a studiare, a inseguire i suoi obbiettivi. E aveva mantenuto fede alla parola. Gadon, distante chilometri dal nostro villaggio, era l'unica città abbastanza vicina che ospitasse un polo universitario. Perseguire il desiderio di frequentare la facoltà di lettere aveva richiesto uno spostamento non indifferente e un dispendio di energie enorme, ma Nieve era stata irremovibile. Aveva voglia di fuggire, di guardare avanti, di iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Io l'avevo sostenuta in ogni decisione e per fortuna la distanza non aveva influenzato il nostro rapporto. Anzi. 

<<Eh beh sai com'è... Avevo voglia di prendere un po' d'aria. Di fare un giro.>>

Nieve mi guardò con fare fintamente sussiegoso. 

<<Dico davvero.>> risposi, fingendomi a mia volta offeso <<Così, facendo due passi, ho pensato di passare un attimo a iscrivermi a medicina.>>

Nieve fece un saltò sul divano, lanciandosi su di me.

<<Ohi!>> protestai.

<<Quindi hai deciso?>> esclamò, mentre gli occhi le brillavano dall'eccitazione. Si arrampicò addosso a me, costringendomi a stendermi sui cuscini del divano, e mi schiacciò <<Non ci credo, dici sul serio?>>

<<Sì.>> risposi <<Vengo anche io a stare qui.>>

<<EVVAI!>> urlò, sedendosi letteralmente sulla mia pancia <<Ci hai messo una vita a decidere, ancora un po' e non avresti fatto in tempo per l'inizio dei corsi. A proposito, lo sai che tra un mese iniziano i corsi, vero?>>

<<Tranquilla, lo so. Ho già preso appuntamento con un ragazzo in questi giorni, mi fa vedere un appartamento qui vicino.>>

<<Oh Alek, come sono felice che hai deciso!>>

Si china di nuovo a baciarmi. 

Basta poco perché iniziamo a lasciarci trasportare. Le nostre lingue si intrecciano dolcemente, il suo corpo accenna un piccolo sussulto.

<<Forse, se davvero la scelta si rivela esatta, un giorno potresti venire a vivere qui.>> mormora piano, a pochi centimetri dal mio collo.

La sua mano si intreccia nella mia e le sue dita toccano l'anello. 

Lo guarda e si appoggia sul mio petto, senza lasciarmi.

Alza la testa e mi guarda.

Io la guardo.

Lentamente sorridiamo. Un sorriso mesto, lieve, delicato, pregno di significato. Comunichiamo con lo sguardo, senza aver bisogno delle parole.

<<E' bello parlare del futuro con te.>> sussurrò dopo qualche secondo, tornando a guardare l'anello <<Mi fa stare bene. A te no?>>

<<E' meraviglioso.>>

Sentii il suo respiro uniformarsi al mio. Il suo profumo era, se possibile, ancora più intenso di prima. O forse era a me che sembrava così.

<<Sento il battito del tuo cuore.>> 

Dopo un po' si raddrizzò di nuovo e si voltò verso di me. I suoi occhi catturarono il mio sguardo e io mi misi seduto in modo da portarmi più vicino.

L'accappatoio scivolò lentamente sotto le mie dita e le mia labbra sfiorarono delicatamente il contorno dei suoi seni. 

Le sue mani si infilarono sotto la mia maglietta. I vestiti presto divennero una massa informe sparsa sul pavimento.

Le nostre bocche si cercarono, la sua mano graffiò la mia schiena. 

Il sangue irrorò il mio corpo con un'energia vigorosa e lasciai che i sensi si confondessero con il travolgente turbinio delle emozioni. 

I nostri respiri si fusero insieme e, mentre il mio corpo affondava nel suo, sentii che in quel momento non ci fosse altro posto dove avrei desiderato trovarmi. 



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