Capitolo 21. Fondo

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Alzai la testa.

Per terra, davanti a me, solo una chiazza di sangue scuro.

Accanto ad esso vidi qualcosa che poi riconobbi essere un ramo d'albero bruciacchiato; capii che Abohr doveva averlo usato come torcia per farsi luce nella grotta.

Cercai di raddrizzarmi, ma la voragine che sentivo nel petto mi rendeva difficile qualsiasi piccolo movimento, perfino respirare.

<<Alekos...>> mormorò Nieve, quasi un sussurro <<So quanto tu e lui foste legati... Mi dispiace tantissimo...>>

<<Dovevo andare con lui...>> dissi, riuscendo a stento a pronunciare correttamente le parole <<Avrei dovuto insistere...>>

C'eravamo sempre mossi in coppie o in gruppo proprio per evitare che potesse accadere una cosa del genere. Io ero stato il primo che se ne era andato in giro da solo, in barba a ogni prudenza, ma adesso tutto ciò mi sembrava soltanto un grossissimo errore.

Ho paura.

Per la prima volta ho tanta paura e non so che fare...

Nieve mi abbracciò stretto e io, debole e sconvolto, mi aggrappai a quel piccolo corpicino. Era lei, in quel momento, che tentava di sostenere me, di darmi conforto. Ogni tremito, ogni sussulto che il dolore mi provocava, lei mi abbracciava più forte, come se così facendo potesse in qualche modo bandire quel vuoto che mi attanagliava.

La cinsi a mia volta, poiché sentivo di essere sul punto di crollare, sentivo che tutto il mondo stesse lì lì per crollarmi sotto i piedi. E perché sentivo che in quel momento avevo disperatamente bisogno di un appiglio che mi mantenesse lucido.

Sapevo che non sarebbe bastato...

Abohr non tornerà.

Ma almeno ciò mi avrebbe ricordato che, nonostante tutto, non ero solo.

Questa consapevolezza si rafforzò quando anche Khorine si avvicinò a noi, scossa dal pianto; debolmente abbracciò entrambi e così ci ritrovammo insieme, a condividere lo stesso dolore.

Eravamo rimasti solo noi tre.

E in quel momento promisi a me stesso che avrei fatto di tutto per proteggere le due ragazze. Fossi stato anche io il prossimo a dover crepare, in quel momento giurai che le avrei fatte uscire da quell'incubo. A qualsiasi costo.

<<Ce ne andremo da qui.>> sussurrai abbastanza forte perché mi sentissero entrambe. Dal momento che Abohr non c'era più dovevo essere io a farmi carico di questo peso. Ricacciare dentro tutto quello che mi ribolliva nel petto, sebbene avessi preferito mettermi a urlare, richiese uno sforzo mastodontico.

<<Ci credi ancora?>> chiese Khorine, tremante.

<<Sì...>> risposi <<Io ci credo. E anche lui vorrebbe che ci credessimo. Vuole che viviamo e questo non possiamo dimenticarlo.>>

Pronunciare quelle parole mi provocò un'altra fitta dolorosa, ma piano piano sentii che stavo riacquistando lucidità.

<<Hai ragione...>> disse Nieve, asciugandomi la guancia con la mano <<Andremo avanti... e vivremo appieno le nostre vite.>>

Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.

Saremo morti lì anche noi, se ci abbandonavamo alla disperazione. Su questo non c'erano dubbi.

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