Capitolo 9. Azzardo

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Inespressivo e silenzioso, un bambino cadaverico era immobile a pochi passi da noi

Da quanto tempo se ne stava lì fermo? Da quanto ci stava osservando? 

Presi in controtempo da quell'inattesa apparizione, io e Khorine rimanemmo immobili, l'uno accanto all'altra, restituendogli due sguardi carichi di indecisione. Non sembrava che la nostra presenza lo avesse turbato o messo in allarme, ma ormai avevo imparato che da queste creature ci si poteva aspettare di tutto. Se avesse deciso di chiamare Anieska, la situazione per noi sarebbe potuta precipitare all'istante.

Dopo diversi minuti di impasse, il bambino iniziò a emettere alcuni versetti disarticolati; pareva stesse cercando di comunicare, di dire qualcosa.
Per quanto non sembrasse intenzionato a nuocerci, il suo tono era decisamente troppo alto per i miei gusti.

<<Sssshhh!>> mi venne istintivamente da dire, rivolgendomi direttamente a lui <<Ti prego, non fare rumore.>>

<<GGRRRHHUUU...MAMMA.....IIIOOOHHHHUU....SSSSSSHOLA....>>

<<Per favore, parla più piano.>> gli disse Khorine; cercò di sembrare dolce, ma la nota di paura nella voce era difficile da non notare. Doveva aver capito fin troppo bene che quei suoni avrebbero potuto farci scoprire.

<<IIIUUURKKK.....MAMMAAH.... NNOOHH SHHOOLLAAAA>>

Come già mi era successo tante volte da quando ci eravamo ritrovati nella Dimensione, anche in quel caso l'attenzione ai piccoli dettagli mi fece spuntare un nuovo interrogativo in testa. A chi si rivolgevano questi bambini morti quando cercavano di articolare la parola "mamma"? Chi era la "mamma"? Poteva mica trattarsi proprio di Anieska? E perché "mamma" – qualunque cosa volesse dire - avrebbe dovuto essere "non sola"?

<<Alekos dobbiamo andarcene!>> esclamò Khorine, tirandomi per la giacchetta.

<<Sì, hai ragione.>> risposi, destandomi dalle mie riflessioni <<Muoviamoci.>>

Lasciammo rapidamente il riparo del paravento per precipitarci verso la porta. La voce del bambino alle nostre spalle si fece più forte.

Un attimo prima che uscissimo dalla stanza mi bloccai di botto, poiché alle mie orecchie era giunto il suono di un lieve tintinnio. Anche Khorine si fermò. 

Mi voltai verso il bambino.

Con la coda dell'occhio notai che il piccolo teneva stretto nel pugnetto grigio un campanellino dorato; non so come avessi fatto a non accorgermene prima.
Dimenando il braccino ossuto una seconda volta, il bambino fece risuonare nuovamente il campanello.

Un ruggito furibondo, di indubbia provenienza, esplose dal fondo del corridoio.

<<SCAPPA!>> urlai a Khorine.

Con una foga disperata, scattammo nello stesso momento verso il corridoio. In pochi attimi giungemmo alla scalinata e ci fiondammo a vol d'uccello verso il piano terra, saltando i gradini a due a due.

Mi voltai indietro, giusto in tempo per vedere il volto mostruoso di Anieska comparire da sopra i primi scalini. Una scarica di adrenalina mi attraversò tutto il midollo spinale; io e Khorine riprendemmo a scendere, correndo con il più velocemente possibile.

Rivolsi lo sguardo davanti a me e in lontananza, correndo in direzione opposta a quella del corridoio che conduceva all'ingresso, vidi Abohr affrettarsi verso di noi. E con lui c'era...

ANIESKA | Le Anime PerduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora