Capitolo 20. Dolore

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Passarono i minuti. I minuti divennero ore. Le ore si moltiplicarono.

Tersicore era ancora barricata nella sua stanza, in silenzio stampa. Nieve e Khorine, invece, tentavano di ingannare il tempo come meglio potevano, ora discutendo su ambigue teorie su Anieska ora su possibili alternative al piano originale.

Io ero letteralmente inavvicinabile, consumato com'ero dall'ansia di veder tornare Abohr. Facevo su e giù per la stanza, divorando il pavimento con i piedi.

Era passato tanto, troppo tempo.

<<Non dovrebbe essere già tornato?>> mormorai, rivolto più a me stesso che a qualcuno nello specifico.

<<È molto che è via.>> rispose Nieve, che mi aveva sentito <<N-Non penserai che...>>

Non volevo pensare a niente, in quel momento, perché il solo pensare mi faceva venire le vertigini.

<<Basta.>> decretai infine <<Vado a cercarlo. Non avrei mai dovuto dargli ascolto...>>

<<Vengo con te.>> disse Khorine.

<<Anche io. Non me ne resto qui, se Abohr è in pericolo.>>

Una parte di me provò l'istintivo impulso di obiettare pesantemente, ma la mia voglia di discutere in quel momento era prossima allo zero kelvin. Uscimmo di corsa dal Tempio, all'unisono.

Senza che ci fossimo detti niente, puntammo tutti verso la grotta. Testa bassa, dritti davanti a noi. In cuor mio pregai con tutto me stesso di arrivare in tempo.

Interminabili minuti di corsa, poi finalmente il fianco roccioso della caverna iniziò a delinearsi dietro la coperta di chiome ondeggianti. A mano a mano che ci avvicinavamo alla grotta, i contorni di una lunga figura bianca distesa per terra si fecero più nitidi, iniziando a restituirmi la concretezza di un'immagine che non avrei mai voluto vedere.

Il cuore iniziò a battermi così forte che pensai quasi potesse realmente collassare.

Con uno scatto disperato superai di molto Nieve e Khorine, lasciandomele alle spalle, e mi lanciai radente a terra in modo da ritrovarmi vicino alla figura. 

Abohr era inerme disteso, il volto totalmente scevro del suo colorito fisiologico, gli occhi socchiusi che lasciavano intravedere solo una sottile linea di sclera bianca. Sul suo torace, una vistosa chiazza di sangue denso e scuro si stava allargando con rapidità spaventosa, creando una vera e propria pozza sul terreno sotto la sua schiena e le sue braccia.

Sentii la temperatura del mio corpo colare a picco, mentre una staffilata di terrore mi trapassava l'addome da parte a parte.

Cazzo!

CAZZO! 

NO! NO! NOOO!!

<<Ti prego... TI PREGO!>> biascicai, mentre gli occhi mi si appannavano per le lacrime.

La disperazione si impossessò di me, mi avvolse spietata, mi stritolò i polmoni, privandomi delle forze, della ragione, della lucidità adatta per fronteggiare la situazione...

Che devo fare?

Gli premetti la mano sulla ferita, nel tentativo di arrestare l'emorragia. Nel farlo, mi accorsi che il suo petto si alzava e si abbassava, ancora responsivo, seppur molto lentamente.

E proprio in quel momento, Abohr aprì leggermente gli occhi sollevando la testa verso di me.

<<Sì... , sono qui. Andrà tutto bene...>> dissi, incartandomi con la lingua <<Vivi... Vivi, ti scongiuro, vivi!>>

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