Capitolo 27. Obbiettivo

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Perplessità. Confusione. Paura. Per diversi minuti fu come se fossimo diventati del tutto incapaci di spostare lo sguardo da quel vano vuoto e polveroso.

<<M-ma... ma c-come è p-possibile?>> mormorò Khorine, la voce sottile come un filo di spago, quasi un piagnucolio.

Sentii quasi l'impulso di vomitare tanto fu il vuoto d'aria che avvertii all'altezza dell'ombelico. Se avessi potuto guardarmi dall'esterno, probabilmente avrei scrutato un volto bianco, immobile, come cesellato nel marmo. Piegai leggermente la schiena in avanti; lo sguardo scivolò lento sui bordi del cassettone e sui segni di scassinamento ivi presenti.

A giudicare dallo stato della serratura, direi che qualcuno – o qualcosa – avesse violentemente scardinato il metallo, causando la rottura del normale meccanismo di chiusura.

"Ecco perché la chiave non è scattata" pensai, ingoiando la saliva.

Poiché la stanza era immersa nel silenzio a causa del nostro improvviso mutismo, riuscii a stento ad avvertire il lieve scricchiolio del pavimento alle mie spalle. Sebbene si fosse trattato di un suono quasi impercettibile, l'effetto che ebbe in quel momento fu quello di una secchiata d'acqua gelida dietro la schiena. 

Non persi neanche il tempo a voltarmi ma lanciai subito un segnale a Nieve e Khorine, giusto in tempo per farle spostare.

Anieska piombò a terra nell'esatto punto dove un attimo prima c'eravamo noi, caracollando goffamente ai piedi dell'altare. Khorine si era buttata di lato, mettendo le braccia avanti per attutire la caduta. Io e Nieve ci lanciammo dalla parte opposta e, quasi istintivamente, mi portai subito davanti a lei in modo da proteggerla.

<<Appena si volta per rincorrermi...>> esclamò Khorine <<...voi uscite dalla casa! Ci vediamo dopo.>>

Senza che avessi anche solo il tempo di elaborare il significato di ciò che aveva detto, Khorine si precipitò verso il lato opposto della stanza, passando talmente vicino ad Anieska che dovette scartare bruscamente di lato per evitare una sua violenta artigliata. In un balzo arrivò all'imboccatura del corridoio, scomparendo subito dopo con Anieska che le correva dietro come un cane da caccia, non curandosi più di me e Nieve.

Mi alzai di botto all'in piedi, in preda al panico. No no no! Dannazione, non doveva andare così! Non dovevamo correre un rischio così grande. Cercare il cordone e andare via, semplice no? Così sarebbe dovuta andare. Senza che nessuno si facesse male. Senza incorrere realmente nel pericolo. Ero io lo stupido che non aveva calcolato bene la situazione? Cosa potevo mai aspettarmi? Del resto c'eravamo cacciati nella tana del leone. Ma doveva essere una cosa rapida...

E adesso? No... Non poteva morire qualcun altro. Non di nuovo.

<<Hai visto?!>> esclamò Nieve, ancora pallida per lo spavento.

<<Visto cosa?>>

<<Ma ce li hai gli occhi?! Quando si è girata ho notato che teneva una scatolina legata intorno alla caviglia...>>

<<Intorno alla caviglia...?!>> ripetei <<Una scatola... Sei sicura di non esserti sbagliata?>

<<Sicurissima. Mi è venuto un colpo quando l'ho vista...>>

<<Si, va bene, è strano...>> risposi. La tensione che stavo provando in quel momento mi induceva – me ne accorgo ora, a distanza di tanto tempo da quegli eventi – a comportarmi in maniera quasi atipica per come ero di solito. Mi ottenebrava la mente. <<Khorine è in grave pericolo adesso. Che importanza ha?>>

ANIESKA | Le Anime PerduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora