Capitolo 4

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"Bella casa" dico sedendomi su un grande divano rosso del loro immenso soggiorno 

"Noi Mikaelson siamo conosciuti per il buon gusto" risponde Klaus sedendosi avanti a me sopra un tavolino, abbozzo un sorriso e mi guarda

"Lo so, sai Niklaus per quello che sentivo su di te ti immaginavo più spietato, invece sei innamorato di una biondina e per conquistarla difendi la sua amichetta umana...le persone sono diverse dalle voci che girano su di loro a quanto pare" il suo sguardo diventa serio e la sua mano si posa alla mia sinistra sul poggia braccia

"le persone cambiano in meglio, forse è un problema della tua famiglia rimanere la versione peggiore di se stessi nei secoli" il suo viso è vicino al mio e la sua voce è velenosa

"puoi sapere il mio nome Niklaus ma non sai la mia storia non parlare di me come se mi conoscessi" lo allontano spingendolo dalle spalle e guardo altrove

"allora raccontamela e prego chiamami pure Klaus" dice sorridendo ironicamente

"non contarci Niklaus" sorrido anch'io e vedo Rebekah avvicinarsi a noi e si siede vicino a me

"perché sei tornata soltanto adesso" chiede voltandosi verso di me e porgendomi una sacca di sangue

"ho fatto altro in questi anni ma non l'ho mai persa di vista, ho aspettato il momento adatto, ora lei ha bisogno di essere salvata ma è sola quindi ha bisogno di me" dico prima di aprire la sacca e iniziare a bere nonostante l'orribile sapore del sangue freddo

"perché vuoi salvarla se lei non sapeva nemmeno che fossi viva" continua lei

"è mia sorella, l'ho sempre salvata non smetterò di farlo per un malinteso" lascio la sacca e mi pulisco il lato delle labbra

"chi ti ha trasformata?" chiede Kol mentre ci raggiunge insieme ad Elijah

"non penso siano affari tuoi Kol" sorrido ironica

"tu sai tutto sula nostra vita, noi non sappiamo molto sulla tua, non ti sembra scorretto?" continua Elijah sedendosi vicino a suo fratello

"ti correggo...voi non sapete niente su di me" prendo in mano il cellulare e apro un po' di applicazioni a caso per passare il tempo

"hai l'umanità spenta vero?" chiede Rebekah e vedo con la coda dell'occhio che il suo sguardo preoccupato è posato su di me

"falso, in cinquecento anni di vita non ho mai rinnegato i miei sentimenti, anche perché non ho mai provato niente nemmeno da viva" sorrido come sempre ironica e poso il telefono arresa al fatto che continueranno a fare domande nonostante la mia pazienza che cala sempre di più

"forse è meglio se continui a tenerli aperti allora bimba" dice Kol scombinandomi i capelli

"vi conviene altrimenti ti saresti già trovato un pugnale nel cuore bimbo" gli faccio ironicamente il verso e mi alzo dal divano

"a quanti anni sei stata trasformata" è di nuovo Klaus a parlare alzandosi anche lui

"sedici" rispondo secca e poi me ne vado al piano di sopra

2 giorni dopo

"Allora ti trattano bene?" chiede mia sorella mentre beve dalla sua seconda sacca di sangue

"conviviamo, Elena mi odia e penso sia colpa tua" rido

"forse, ma ti ricordo che ti sei portata a letto il suo ragazzo" ride anche lei

"lei non esisteva nemmeno ed è stata una storia da nulla" dico seccata prima di posare la mia schiena contro una pietra al lato della cripta 

"non voglio sapere le nottate occasionali della mia sorellina" finge di tapparsi le orecchie come una bambina

"ho più di cinquecento anni Katherine" le annuncio lanciandole un sassolino 

"sappiamo entrambe che l'hai fatto molto prima, nostro padre ti cacciò di casa per questo" risponde sfidandomi con lo sguardo

"lo so" la guardo e pendo che forse sia arrivato il momento di togliermi un peso "posso dirti una cosa?" lei annuisce

"Quando rimasi incinta e poi persi il bambino era perché nostro padre mi picchiò come ben sai, ma lo fece perché il figlio era suo e aveva paura che lo dicessi alla mamma" mi scende una lacrima ma la asciugo subito, lei mi guarda spiazzata, balbetta

"non l'avevo mai detto ad alta voce" sospirai rumorosamente "anche per questo fui io ad uccidere nostro padre quella sera della strage della nostra famiglia" la mia voce trema "io provai a difendere gli altri con tutte le mie forze ma non ci riuscii" cala il silenzio tra di noi "ora devo andare" mi alzo e ignoro la sua voce che continua a chiamarmi nonostante sia a metri di distanza.

Sento dei rumori e pochi secondi dopo vedo avanti a me Rebekah che mi guarda quasi impietosita, se c'è una cosa che non sopporto è la pietà e la compassione nei miei confronti

"hai sentito tutto vero? Mi stavi origliando?" lei annuisce e io inizio a sentire la rabbia aumentare

"mi dispiace ma dobbiamo sempre controllare cosa dici per evitare imprevisti lo sai" il suo tono è sottile, sembra essere anche dispiaciuta

"lo so ma mi irrita parecchio sono conversazioni private, comunque meglio tu che altri" lei mi guarda colpevole e abbassa velocemente lo sguardo

"lo sanno già vero?" lei annuisce, io sospiro nella speranza di mantenere la calma "perfetto...ci vediamo Barbie" scappo via a velocità vampiro, devo sfogare a mia rabbia lontano da lei oppure  i loro controlli ossessivi aumenterebbero notevolmente.

JUST HER // Kol MikealsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora