32 - Brooke

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Esco sorridente dall'ufficio della preside, 'sono sicura che se lo sia meritato, non sei una ragazza violenta' queste sue parole mi continuano a risuonare nella mente.

Nonostante mi sia presa lo stesso la mia bella punizione sono soddisfatta di essermi fatta valere su quello stronzo di Cody, continuo a ripensare all'errore che ho fatto nel colpevolizzare per tutto questo tempo il suo migliore amico al quale dovrò parlare e chiedere scusa.

Mi incammino nel corridoio per andare in classe, lo vedo, vedo Miller alla fine di esso ma non cambio strada come avrei fatto tempo fa, decido di passargli accanto per vedere come reagisce, per sondare quanto sia arrabbiato con me prima di dirgli che so come stanno le cose.

Il tempo sembra rallentare, per quanto possa camminare velocemente mi sembra che ci stia volendo un eternità per arrivare a lui, è così straziante ma sono speranzosa.

Ci passiamo accanto e cerco di accennargli un sorriso, che stupida, mentre lui mi ignora completamente e ci rimango molto male, credevo che dopo tutto il tempo passato insieme non mi avrebbe completamente snobbata per colpa di una sola litigata.

A causa del troppo imbarazzo entro a caso nella prima porta che trovo la quale scopro poi essere un buio e sporco magazzino degli attrezzi, voglio solo calmare i miei pensieri per evitare di fare una scenata isterica in mezzo al corridoio.

A tentoni cerco l'interruttore della luce per capire almeno da che parte sono girata, con questa oscurità è facile che non riesca più a trovare la porta d'uscita nonostante me la sia appena chiusa alle spalle.

Finalmente il chiarore mi apre la vista della piccola stanzetta e rimango alquanto scioccata nel vedere un ragazzo nascosto tra i flaconi di detersivo per pavimenti.

Faccio per uscire da questo strano posto ma la porta si apre dall'esterno e in un millisecondo si richiude dietro alle spalle di un ragazzo che sciaguratamente conosco fin troppo bene.

Di fronte a me c'è il ragazzo che mi ha sessualizzata in tutti i modi possibili alle uniche due feste a cui io sia andata quest'anno, che situazione sgradevole.

"Posso uscire?" gli chiedo cercando di sembrare quanto più gentile possibile cosicché me lo conceda da subito.

Sul suo volto uno strano sorriso inizia a comparire, non sembra voglioso di farmi passare, che fastidio che mi danno certe persone.

"Dai amore falla uscire!" la voce dello sconosciuto alle mie spalle sprona il ragazzo di fronte a me il quale subito fa una strana faccia.

"E che cazzo!" sconsolato, il giovane davanti alla porta, si mette una mano in fronte, che gli succede?

Mi volto verso l'altro per cercare di capire cosa gli prende e subito si offre di darmi spiegazioni in merito.

"Ho fatto coming-out circa quattro anni fa" mi sorride. "Lui invece non l'ha ancora fatto" indica con la testa il ragazzo appoggiato alla porta.

Mi volto verso di lui, non l'avrei mai detto dato che si comporta da classico playboy che usa le ragazze come più gli pare e piace ma, ripensandoci, forse sostiene questa messa in scena per non far sospettare niente ai nostri compagni qui a scuola, dev'essere davvero dura per lui.

"Ci vediamo raramente, principalmente a scuola, e lo facciamo soprattutto di nascosto da tutti" continua il racconto il primo ragazzo facendo un movimento con le braccia per farmi notare che ci troviamo in un posto molto isolato.

"Devi mantenere il segreto!" si allontana dalla porta il secondo con aria minacciosa.

"Lo farò, lo giuro" forse balbetto un po' ma sono seria, non m'interessa di andare in giro a raccontare i segreti di gente di cui non conosco nemmeno il nome.

"No, devo essere sicuro che tu lo faccia per davvero" continua il finto playboy. "Ho un'idea! Sarai la mia finta ragazza, giusto per non far sospettare nessuno" dice tutto d'un fiato come se avesse appena fatto la scoperta scientifica più importante del secolo.

"Sei pazzo?" gli chiede il suo ragazzo scioccato.

"Preferisci la facciata del puttaniere o quella del ragazzo con la testa a posto? In più mia madre è preoccupata perché non ho mai avuto una ragazza" dice con tono giocoso il giovane dalle astute idee.

"Per te decisamente la seconda però mi darebbe un fastidio vederti per i corridoi con lei" mi indica ma non lo dice con disprezzo, è solo triste nel pensare al suo ragazzo con qualcun'altra.

"A nessuno dei due interessa la mia opinione?" chiedo insicura cercando di fermare il litigio che credevo stesse per iniziare.

"Parla" rispondono in coro, sono così dolci.

"In realtà sono d'accordo con lui" indico il ragazzo che è tornato appoggiato alla porta.

"Insomma, fingiamo per un po' mentre cercate di capire il modo migliore per uscire allo scoperto" in realtà penso solo alle rezioni della gente nel vedermi insieme a un giocatore di football, sembro egoista ma voglio ripulire la mia immagine e soprattutto aiutare due ragazzi che me l'han chiesto, ne abbiamo tutti da guadagnare.

"Va bene ma solo se mi prometti che un giorno potremo andare in giro per i corridoi mano nella mano come una coppia normale" risponde l'ansioso ragazzo al mio fianco, non dev'essere facile nemmeno per lui questa situazione.

"Te lo prometto" risponde l'altro sporgendosi in avanti per stampare un amorevole bacino sulle labbra del geloso fidanzato, sono davvero teneri, mi dispiace che per colpa dei pregiudizi e della mentalità chiusa della gente debbano nascondere il loro amore, perché sono sicura che di questo si tratta: vero amore.

"Siamo d'accordo?" chiede il ragazzo sulla porta porgendomi la mano.
Sigillo il patto stringendogliela e finalmente possiamo uscire da quell'opprimente stanza, prima però mi ricordo di non conoscere i loro nomi, così glieli chiedo e si presentano.

"Samuel Bennet" mi porge di nuovo la mano il mio ormai finto ragazzo.

"Paul Astley" si presenta l'altro con un enorme sorriso in volto.

"Brooke Davis" mi presento a entrambi.

"Lo sappiamo" dice grattandosi la nuca il finto playboy, questo mi riporta il pensiero alla prima festa ma capisco che non sono più arrabbiata con lui ormai.

Con la mente molto sollevata continuo le lezioni fino alla pausa pranzo, fuori dalla mensa mi aspetta Samuel che vuole fare la sua entrata tenendomi sottobraccio.

Accetto e mi avvicino a lui per farci vedere ma non passano pochi secondi da quando entriamo nella grande sala che Miller ci viene incontro sbraitando per poi prendermi per un braccio e trascinarmi fuori, che gli è preso?

Dal momento in cui ci siamo sfioratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora