34 - Brooke

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Mi dispiace vederlo star male, non si merita niente del genere per quanto lo possa aver sempre odiato.

"Nessuno è incapace di amare" i nostri sguardi si incrociano mentre pronuncio per lui quelle parole, le mie piccole mani sulle sue guancie sentono il forte impulso di avvicinarlo a me come per abbracciarlo.

Lo tiro più vicino e mi metto in punta di piedi per far entrare in contatto le nostre fronti "Nessuno è incapace di amare" ripeto sotto voce adesso rivolto più a me stessa che a lui.

I nostri sguardi, incatenati a vicenda come da un sortilegio, non smettono di scrutarsi mentre mi mette una mano dietro al collo per poi chiudere gli occhi e iniziare a baciarmi.

La sorpresa iniziale lascia quasi subito posto alla passione, iniziamo ad assaporarci a vicenda mentre sento una sensazione mai provata alla bocca dello stomaco.

Questo bacio è diverso da tutti quelli che abbia mai dato, è differente perché percepisco una fortissima emozione la quale non mi permette di staccarmi da lui nonostante la mia coscienza mi dica che non è giusto e di andarmene.

Dopo un po' la parte razionale prende il sopravvento, sposto le mani sul suo petto e lo spingo leggermente indietro per fargli capire che desidero staccarmi da lui.

"Scusa, io non so che mi è preso" balbetta mentre si gratta la nuca essendo in evidente imbarazzo.

"Ho anche un ragazzo" rispondo altrettanto a disagio come per dire che è stato per davvero un errore.

"Non intenderai Bennet?" sembra molto una minaccia dal tono con cui l'ha detto.

"Io-" provo a dire qualcosa ma sono senza parole, come faccio a sostenere di sì senza farlo arrabbiare ulteriormente con me?

"Davvero? Mi aspettavo di meglio da te" il disprezzo nel suo tono di voce mi spezza davvero il cuore.

"Si può sapere cos'hai contro di lui?" non è la prima volta che tratta male quello che credevo essere uno dei suoi amici, a quanto pare mi sbagliavo.

"È un coglione Brooke, ti farà soffrire" dice adesso in tono disperato, si preoccupa troppo ma non posso dirgli la verità.

"Non puoi saperlo" abbasso la voce e faccio un passo indietro, non può aver cognizione di come ci si sente a passare quello che sta vivendo il suo oppresso compagno di squadra.

"Ti tratterà di merda e io non farò una piega" digrigna i denti e mi punta contro il dito con ira, mi fa male sapere che sta provando odio nei miei confronti.

"Che stronzo" sussurro. "Riportami a scuola ti prego" gli dico con gli occhi lucidi, non so perché ma ogni volta che litigo con lui sto sempre peggio e non riesco a non piangere.

"Arrangiati" prende una sigaretta e inizia ad andare verso il suo veicolo.

"Ti prego" lo inseguo disperata, come dovrei tornarci, col teletrasporto?

"Adesso mi preghi di darti una mano, prima non ci hai pensato due volte a ferire il mio orgoglio" allunga il passo tanto che devo quasi correre per stargli dietro.

"Smettila di seguirmi!" si volta verso di me urlando furibondo.

"Quando tu finirai di trattarmi male" urlo a mia volta perché mi voglio far valere anche con lui.

"Dovevi pensarci prima di ferirmi subito dopo essermi aperto con te in merito a una parte dolorosa del mio passato" si gira per darmi le spalle ma non ricomincia a camminare.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio da dietro mentre continuo a trattenere le lacrime per essere stata trattata male da uno che credevo a me ci tenesse.

"Ti prego, Logan" mi inebrio del suo profumo, questa volta il tabacco si sente più forte dato che sta fumando proprio ora.

"Amici?" chiede sciogliendo il mio abbraccio e voltandosi per guardarmi sicuro di sè.

Mi porge la mano come per sigillare un patto, mi fermo a guardarla e pensare, cosa crede di fare? Le sue parole mi feriscono, io non voglio essere sua amica come non voglio essere conoscenti che si detestano ma sento che se diventassi sua amica si dimenticherebbe di me.

"Amici" dico alla fine per non ferirlo ancora di più e aumentare le sue paure, sento di avere la responsabilità di non farlo star male.

"Ti riporto a scuola piccola" dice con tono dolce prendendomi sotto braccio e iniziando a camminare verso l'auto.

'Piccola' questa parola fa tornare in me la sensazione provata durante il bacio, il contatto con il suo corpo diventa improvvisamente motivo di disagio, resisti Brooke, mi dico mentre la mia mente torna a quando mi ha chiamata così alla festa a casa di Kim.

Torniamo a scuola ma durante il tragitto rimaniamo entrambi in un imbarazzante silenzio.

"Di nuovo?" dice con voce giuliva quell'oca di Ethel appena entriamo nell'edificio. "Che non diventi un'abitudine stallone" si avvicina a Miller e gli scompiglia i capelli, di che diavolo sta parlando?

Il moro al mio fianco si volta verso di me e fa spallucce come per dire che non sa niente, sembrava quasi avesse sentito la domanda che mi sono posta nella mente.

Lo saluto dandogli un'amichevole pacca sulla spalla e corro in classe nonostante la mia mente sia ancora ferma a quello che è successo alla clinica.

"Pronta per venerdì?" sento una voce che non riconosco subito, mi volto e vedo Sam sorridente.

"Perché, cosa c'è venerdì?" chiedo mentre si siede nel banco di fianco al mio.

"Sapevo che l'avresti chiesto" mi sorride. "C'è una festa a casa di Cody Anderson" dice con molto entusiasmo.

"Non ci vengo" dico con sufficienza, una risposta pressoché ovvia credo.

"Tu ci vieni in qualità di mia ragazza" insiste il ragazzo al mio fianco. "È uno dei tuoi obblighi in quanto fidanzata di un giocatore di football" rincara la dose dopo avermi vista ancora molto titubante.

"Ti prometto che non ti succederà niente" si sporge verso di me, non so perché ma sento per davvero che questa volta andrà tutto per il verso giusto.

"Va bene ci sarò" gli accenno un sorriso quanto più gioioso possibile.

"Ti passo a prendere alle nove piccola" questo nomignolo mi provoca un brivido sulla schiena al ricordo delle due volte in cui è stato Miller a chiamarmi così.

Mi da un bacino sulla fronte mentre inziano ad arrivare le ultime persone in classe, non credo che mi abituerò mai a questa farsa.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora