14 - Logan

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Sono dietro le quinte del palco dell'auditorium della scuola, il gruppo di teatro metterà in scena un piccolo pezzo del musical che stanno preparando per lo spettacolo di fine anno, poi ci sarà l'assemblea d'istituto con la preside.

Sono qui dietro perché una ragazza mi ha invitata ad 'aiutarla con il costume', ad esser sincero l'ho seguita solo perché ero estremamente sicuro che qui dietro non avrei trovato Davis, sono passate tre settimane da quella discussione in casa sua e ho fatto di tutto per evitarla.

"Ti prego Pit, non so come fare" sento la sua voce, sciolgo il bacio con la ragazza del gruppo di teatro di cui non so nemmeno il nome.

"Puoi restare qui dietro per lo spettacolo ma durante l'assemblea dovrai andare di là" sento il respiro di Davis davvero pesante, sono preoccupato per lei.

"Grazie, non è molto ma mi basta, davvero" mi affaccio dall'albero in cartone della scenografia, la vedo sedersi in un angolo isolato, vorrei continuare a ignorarla ma sono davvero turbato.

La ragazza di fronte a me sbuffa, sentiamo la preside annunciare che mancano due minuti all'inizio dello spettacolo, così se ne va dandomi un piccolo bacietto a stampo.

Aspetto che inizi lo spettacolo e vado a sedermi per terra vicino a lei, tiene la testa fra le mani mentre guarda il pavimento, vorrei consolarla ma non sono molto bravo a parole.

"Vattene" dice senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Abbassa le braccia e inizia a giocherellare con una collanina. Mi fermo per un po' a guardare le sue piccole mani tremanti, come se avesse freddo.

Allungo la mano verso quel gioiellino, d'istinto lo prendo e lo stringo forte, so che la farà innervosire ma volevo attirare la sua attenzione, tanto non sono mai stato gentile e empatico.

Inizia subito a contocersi per riprenderlo ma allungo il braccio verso l'alto poiché è bassa.
Si protrae verso la mia mano, le si alza la felpa e lascia intravedere la pelle sui fianchi, un enorme livido attira completamente la mia attenzione, allungo la mano tremante verso di esso sotto il suo attento sguardo, sfioro la sua pelle nel punto in cui è viola, immediatamente le viene la pelle d'oca tutt'intorno.

Ci guardiamo negli occhi per attimi che sembrano interminabili, torna a sedersi di fianco a me come se si fosse dimenticata della collanina e si rimette la testa fra le mani.

Trema come una foglia e ha il respiro pesante esattamente come alla fine di una corsa. Le metto una mano sulla spalla e stranamente non si scansa, è così strana.

"Come te lo sei fatto quello?" chiedo forse un po' titubante, cerco un contatto visivo ma i suoi occhi sono fissi su un punto indefinito del pavimento.

"A pallavolo, l'altro giorno" risponde alzando le spalle dopo interminabili secondi di silenzio.

"Falso" non le credo e dal suo tono di voce non ne sembra convinta neanche lei.

"Cosa?" si volta verso di me togliendo la mia mano che era ancora sulla sua spalla.

"Non è vero" la guardo negli occhi per cercare di capire cosa sta provando ma non vedo nulla. "È da due settimane che non vai agli allenamenti, il coach mi fa tenere il registro delle presenze della squadra di football, ho dato una sbirciata a quello della tua squadra" spiego cercando di non sembrare uno stalker psicopatico, mi era solo caduto l'occhio e poi la curiosità ha fatto il suo corso.

"Allora me lo sarò fatto prima ancora" sembra solo una stupida scusa, è troppo grande e viola per essere così vecchio, un giorno avevo anche sentito la signorina Gray chiedere a Peter Clark se sapesse perché Davis non fosse più andata alle sedute, sul momento non ci avevo fatto caso ma ora sembra solo più sospettoso.

"Puoi dirmelo se c'è qualcosa che non va" la vedo passarsi in viso le mani, gli occhi sono lucidi e cerca di girarsi dall'altra parte per non farlo vedere, purtroppo l'ho già notato.

Inizia a singhiozzare, che faccio? Non ho la minima idea di come comportarmi per consolarla, le metto una mano dietro le spalle e con l'altra la avvicino a me, magari un abbraccio basta.

Si lascia andare e si accoccola totalmente sul mio petto, è così piccola e indifesa che ho paura di stringerla troppo forte e farle male. Le accarezzo delicatamente i capelli, lascio scorrere la mia mano giù per la sua schiena fermandola soltanto quando arriva alla vita, la tiro più vicina a me e, per darle conforto, le do un piccolo bacino tra i capelli, che mi prende? Stai solo cercando di consolarla Logan, così ti perdonerà in futuro. Giusto.

Non ho la minima idea di cosa possa aver sbagliato ma si alza di scatto in piedi dopo quel gesto forse un po' troppo dolce da parte mia.

"Che ti prende?" mi alzo anch'io e mi avvicino, più cerco di annullare la distanza più lei si allontana da me.

"Lasciami stare ti prego" si ascuga una lacrima sulla guancia destra. "Io e te non siamo amici" non bisogna essere amico di qualcuno per consolarlo quando è in difficoltà.

Faccio un passo verso di lei, vorrei parlarle con calma e dirle che mi dispiace per quello che sta passando, ma lei ne fa un altro indietro. Non può più indietreggiare, se si muovesse anche solo di pochissimo finirebbe sul palco, mi affretto a raggiungerla e la prendo per i polsi, così da non farla scappare.

A quel gesto sbianca e smette di respirare, si muove bruscamente all'indietro trascinando anche me, finiamo addosso a uno degli alberi di cartone della scenografia, consequenzialmente ne cadono altri tre o quattro, cadiamo a terra, io sopra di lei, i nostri volti sono a pochi centimetri di distanza.

Ho un forte impulso di baciarla che si blocca solo quando sento le urla e le risate degli spettatori.

In meno di due secondi mi rialzo, lasciandola a terra, e vengo raggiunto dalla preside che ci grida di andare nel suo ufficio, come una furia Davis esce dall'auditorium e si dirige verso di esso, dopo questa figuraccia posso scordarmi il suo perdono.

Farò di tutto per aiutarti, qualsiasi cosa tu stia passando.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora