19 - Logan

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"Dov'è la mamma?" irrompo nello studio di papà con tutta l'aggressività che ho in corpo.

"Sei pazzo? Sto facendo un'importante riunione" si alza di scatto dalla sua sedia e si avvicina minaccioso, ignoro il suo tono intimidatorio e mi faccio coraggio.

"Dov'è la mamma?" pongo di nuovo quella domanda, immagino già la risposta ma devo sentirglielo dire.

"Ho solo fatto quello che avrei dovuto fare tempo fa" risponde sedendosi di nuovo.

Lo guardo male, già solo pensare di fare una cosa del genere lo ritenevo tremendamente immorale ma ora che l'ha fatto mi rendo conto dello stronzo che è realmente.

"Esci. Chiudi la porta e preparati per il ballo" odio quando impone ordini così, odiavo ancora di più quando lo faceva con mamma.

Sbatto violentemente la porta e me ne vado velocemente in camera mia, cerco i vestiti ma non li trovo, penso che magari la mamma possa sapere dove si trova ma lei non è qui.

La serata passa in fretta ma al posto di tornare a casa passo da Cody, ho davvero bisogno di stare lontano da casa e magari sfogarmi, anche se non credo possa capirmi.

...

"Sveglia amico, è suonata mezz'ora fa la sveglia sul tuo telefono" mi alzo il più velocemente possibile nonostante il mal di testa.

Quel coglione di Cody mi ha fatto ubriacare e adesso sono in ritardo per la mia punizione, in tutto ciò sto mentalmente peggio di prima perché ho capito di essere veramente solo.

Mi preparò svogliatamente sotto lo sguardo beffardo del mio amico, vorrei sapere cosa sta pensando.

"Passerai tutta la mattina con Brooke, eh?" mi incalza il mio amico, non ci avevo ancora pensato ma mi tranquillizza pensare che lei sia l'unica che non mi tratta bene a prescindere solo per il mio nome e la mia posizione nella gerarchia sociale.

"Mi racconti come mai ce l'hai con lei?" stuzzico il mio amico ma penso veramente quello che ho detto, certe volte non lo capisco.

"Un giorno, magari" fa spallucce il biondo, esco scocciato da casa sua, proprio non capisco cosa possa avergli fatto una ragazza così dolce e innocente per meritarsi tutto questo.

Corro il più velocemente possibile a scuola per evitarmi la ramanzina per colpa del ritardo ma quando arrivo c'è solo lei.

Mi avvicino lentamente e le do il buongiorno nel modo più energico che posso, mica voglio farle capire che sto male.

"Sei in ritardo" si volta verso di me con uno sguardo di sfida, ma non mi tiro mai indietro alle sfide.

"E tu sei in ritardo per il ballo" è stato strano non vederla, l'anno scorso ce la siamo spassata nonostante sia andata via quasi subito per stare con la nonna.
"Era ieri sera" aggiungo dopo aver visto la sua espressione scioccata, accenno un sorriso cercando di farlo sembrare il mio solito ghigno.

"Ci siamo svegliati simpatici stamattina" non smetto di fissarla, i miei occhi fanno su e giù sul suo corpo, l'immagine di lei al ballo dello scorso anno mi si fissa nella mente e non riesco a smettere di pensarci, ma almeno non penso a quello che sta succedendo a mamma.

Mi avvicino a lei, devo fare qualcosa per togliermi tutti i pensieri negativi dalla testa, a pochi centimetri da lei mi abbasso per raggiungere il suo orecchio, è così bassa che mi fa tenerezza.

"Balla con me" speriamo funzioni.
"So di non essere il cavaliere che vorresti ma balla con me" non voglio farle pena ma non riesco a mascherare il mio dolore. "Se no non pulisco" spero di sembrare normale aggiungendo questa minaccia.

Si guardo intorno, non vorrà fare tutto da sola? C'è un tale casino, dopo un po' incontra i miei occhi e annuisce, mi fa sorridere.

La tiro quanto più vicina possibile e mi lascia fare, le nostre mani e i nostri corpi entrano in contatto e sento una strana sensazione che aumenta quando affonda il volto nel mio petto.

Prendo un profondo respiro beandomi del buon profumo dei suoi capelli, mi piace davvero molto, per questo stringo ancora di più la sua mano, lei si stringe di più a me.

Passano altri istanti prima di venir interrotti dall'aprirsi delle porte della palestra, lei si allontana velocemente da me riportandomi alla triste realtà, cioè che nessuno mi vuole veramente, rimango immobile com'ero prima.

Sulla porta compaiono la preside e uno dei coglioni della squadra, ci dice che il ragazzo deve scontare una punizone perché è un cazzo di delinquente, magari non con queste parole ma il significato è quello.

Si avvicina a Davis con aria inncente, la rabbia provata alla festa quando l'ha importunata mi fa impazzire e in un momento sono di fronte lei per allontanarlo, se ne va sbuffando, non volevo farla arrabbiare.

In meno di due ore finiamo di pulire e scappo il più velocemente possibile da quell'inferno.

Cammino per molto tempo, immerso nei miei pensieri, lo faccio sempre quando devo prendere una decisione importante e questa è di sicuro una di quelle con importanza maggiore.

Aiuterò mamma. Non so ancora in che modo, non sono mai stato uno che brilla per inventiva ma lo devo a lei e al suo coraggio, alla sua innata forza di volontà e per ripagarla di tutti i sacrifici che ha sempre fatto per me.

Devo trovare i soldi necessari per permetterle di andare avanti nel postaccio in cui si trova e dimostrare a papà lo schifo che fa.

Dopo aver camminato per quasi un'ora a zonzo per la città mi ritrovo nell'unico posto nel quale mi pentirò di essere, non c'è male dato che oggi sono decisamente fuori di me.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora