39 - Brooke

341 12 1
                                    

"Cretino io che speravo il contrario" il mio sguardo è fisso su una finestra chiusa per evitare il suo, non voglio cedere: sono davvero molto arrabbiata ma so per certo che il contatto visivo sarebbe per me un motivo di debolezza.

Sento i polpastrelli delle sue dita sfiorarmi lievemente la guancia, inizialmente credo voglia accarezzarmi invece lo sento giocherellare con una ciocca di capelli selvaggia.

Uno strano sbigottimento si impossessa di me e, mentre sento la solita sensazione alla bocca dello stomaco, le gambe iniziano a tremare per i brividi.

Il respiro si fa pesante come tutte le volte in cui c'è stato tra di noi un contatto del genere, è faticoso per me stargli così tanto vicina dopo tutto quello che abbiamo passato.

"Trova il modo di farti perdonare"decido di concedergli finalmente il contatto visivo per andarmene subito dopo e tornare a respirare a pieni polmoni.

La mia intenzione è fargli capire che voglio perdonarlo perché mi è sembrato sincero nonostante sia evidente che tutte le prove sono contro di lui.

"Bellissima!" mi saluta una voce che conosco fin troppo bene quando arrivo alla fine del corridoio che stavo percorrendo.

"Nonna!" corro da lei per abbracciarla. "Mi sei mancata tanto" dico in tono triste ma cercando di sembrare normale, nel mentre la stringo più forte possibile a me.

"Mi sei mancata molto anche tu ma perché sei così cupa?" mi chiede subito preoccupata non appena sciolgo l'abbraccio.

La guardo intensamente negli occhi mentre decido se e cosa raccontarle di quel che sta succedendo con Samuel, Logan e tutto il resto.

"Brooke sai di potermi dire tutto" mi sorride mentre ci sediamo su un divanetto della sala comune della casa di riposo, accavallo le gambe e prendo un bel respiro.

"Ho finto di essere fidanzata con un ragazzo per aiutarlo e quando un altro l'ha scoperto ha iniziato a prendermi in giro" dopo un momento di silenzio le spiego tutto molto brevemente anche se so che insisterà per sapere ogni minimo particolare.

"Ok, non ti chiedo che problema avesse il primo ragazzo perché sono sicura che tu l'abbia aiutato solo per fare una buona azione, in più non sono fatti miei, quello che mi preoccupa però è il secondo ragazzo" gesticola con la mano per spronarmi a raccontarle del moro.

"Si chiama Logan" un piccolissimo sorrisetto appare sul mio volto non appena pronuncio il suo nome, è così strano per me che di solito lo chiamo con il cognome. "Da un anno a questa parte c'è sempre stato odio reciproco tra di noi ma credevo che da settembre fosse cambiato qualcosa, mi sbagliavo, è il solito arrogante, insolente e altezzoso ragazzo dello scorso anno" mi costa molto ammettere che speravo fossero variate le cose tra di noi, mi sono illusa che potesse volere qualcosa di diverso.

"E ci sei rimasta male quando ti ha presa in giro?" prendo un bel respiro mentre ragiono sulla risposta.

"Ovviamente, tutte le volte che lo fa ci resto da schifo" ammetto come se fosse la cosa più logica del mondo.

"Non dare peso agli insulti che ti vengono detti, valuta la bocca da cui escono" dice con tutta la sua saggezza.

"Io vorrei saperlo ignorare ma la verità è che il suo giudizio conta stranamente tanto per me" forse è perché l'opinione di Miller influenza automaticamente quella di tutta la scuola.

"Ti piace?" i miei connotati diventano sorpresi.

"No" mi metto subito sulla difensiva dopo che il cuore ha perso un battito.

"Non sono totalmente d'accordo, fossi in te proverei a chiedermi perché ci soffri" mi fa l'occhiolino. "È facile ignorare qualcuno di cui non ci importa" poi si alza mentre mi comunica di doversene andare poiché è ora di pranzo.

La saluto con un calorosissimo abbraccio e inizio subito a pensare a quello che la nonna mi ha detto.

È possibile che voglia qualcosa da Miller? Magari essere considerata una a posto e smettere di sentirmi sempre sbagliata, è così angosciante abbassare la testa nei corridoi per paura dei giudizi.

Senza nemmeno pranzare vado in spiaggia, con l'intento di fare una passeggiata e chiarirmi le idee, per poi capire che voglio essere sua amica ma non come la scorsa volta, cioè un'amicizia forzata, desidero veramente ridere e scherzare con lui, magari stare insieme in mensa e il tipo di cose che faccio con Pit.

...

Il fine settimana è passato e dopo un estenuante allenamento è ora di fare la doccia.

"Ma lo sapevate voi che Bennet è gay?" chiede Ethel ad alcune ragazze accanto a lei.

"Sì, l'hai detto a mezza scuola, a proposito, come l'hai scoperto?" risponde una delle due.

"Beh l'ho sentito mentre lo diceva al mio ex, Logan, e ho pensato di metterlo nei casini per avermi lasciata" dice come se nulla fosse quella vipera, sul serio la vede come una vendetta nei confronti del moro? È davvero una persona vuota e patetica.

Mi lavo il più in fretta possibile e corro fuori dallo spogliatoio a cercare Miller, che si sta sicuramente allenando.

Lo vedo nel campo da football e lo raggiungo mentre penso che qua fuori si gela, mi chiedo come facciano a giocare in queste condizioni.

Aspetto un po' e, non appena noto che fanno una pausa per prendere fiato e bere, prendo tutto il coraggio che ho in corpo e inizio ad andare verso di lui.

Tra le esclamazioni sorprese dei suoi compagni di squadra mi avvicino all'interessato e, picchiettando sulla sua spalla, richiamo l'attenzione del moro.

"Che ci fai qui piccola?" la sua domanda mi spiazza dato che con il contatto visivo il mio coraggio è andato completamente a farsi fottere.

Prendo un bel respiro mentre cerco le parole per scusarmi del mio accanimento nei suoi confronti ma il coach fischia per poi dire ai ragazzi che la pausa è finita.

"Dopo l'allenamento vorrei parlarti, ho un po' di cose da dirti" dico decisa per poi, senza neanche aspettare una sua risposta, andare sugli spalti e aspettare che i ragazzi finiscano.

Dal momento in cui ci siamo sfioratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora