"Sono così contenta che abbiate superato l'odio reciproco e adesso siate una coppia" la donna si alza per abbracciare Brooke.
"È proprio per questo motivo che disapprovo la loro relazione" Clark sta dicendo in tutti i modi che è contro al nostro stare insieme.
"Io la trovo una cosa bella, Brooke ha sofferto molto e alla fine non era nemmeno colpa di Logan, quindi mi piace che oltre ad essersi chiariti su quella vicenda abbiano anche iniziato a uscire insieme" ogni volta che qualcuno nomina quello che ho fatto mi sento uno schifo, anche se ormai sono stato perdonato.
"Di cosa non ha la colpa?" chiede il biondo alla mia ragazza.
"La foto, era stato Cody" la mora espone brevemente come sono andati i fatti.
"Impossibile, ho visto chiaramente lui mentre la appendeva" si alza in piedi e punta il dito contro di me per accusarmi.
"È vero che ho fatto quella cattiveria, ma era un'idea di Anderson, io l'ho portata avanti perché ai tempi Brooke era troppo presa da lui e ho pensato che questa cosa le avrebbe fatto meno male se il colpevole fossi stato io" confesso tenendo lo sguardo basso.
"E tu gli credi pure?" se la prende con Davis.
"È stato Cody a confessarmelo" nessuno nella stanza riesce a sostenere lo sguardo giudice del rappresentante d'istituto.
"Ti avevo detto di stare lontano da Anderson e non mi hai dato retta, credi ancora che sia una buona idea frequentare questo stronzo?" mi indica.
"Stronzo lo vai a dire a qualcun altro, ti ho già detto che è una cosa seria tra di noi" mi alzo in piedi a pochi centimetri da lui con aria di sfida.
Brooke scoppia a piangere: non dev'essere facile vedere due ragazzi, a cui tiene così tanto, litigare.
In meno di un secondo ci risediamo entrambi restando in silenzio a meditare su ciò che le stiamo facendo passare.
"Ok ragazzi, calmiamoci" prende in mano la situazione la signorina Gray.
"Peter, ci vuoi raccontare il motivo del tuo odio verso Logan?" lo incoraggia a parlare.
"Li conosco quelli come lui, non voglio vedere la mia migliore amica con il cuore in frantumi" i suoi occhi sono incatenati a quelli della mia ragazza che gli sorride timidamente tra le lacrime, alla vista di ciò una strana sensazione si impossessa di me, sono geloso? Non è per niente da me.
"Perché non dici la verita? Altro che amico, te la scoperesti se ne avessi la possibilità" è una malsana invidia che fa sì che senta una rivalità con lui.
"Brooke è una fantastica ragazza ma da lei voglio solo amicizia, nulla di più" non so come abbia fatto ad accantonare così il suo interesse ma sono a conoscenza del fatto che io una come lei non la lascerei andare per nulla al mondo.
"Ti credo ma non capisco perché non me l'hai mai detto" si fa avanti con la voce ancora malinconica la mora.
"Perché non volevo che mi guardassi così" mi arrabbio molto quando lei gli prende la mano per consolarlo.
"Così come?" domanda la ragazza.
"Come se ti facessi pena e fossi un peso per te, io non voglio che abbia compassione di me" stringe forte la mano di Brooke.
"Sei il mio migliore amico, non ti potrei mai vedere come un peso, ti voglio troppo bene" si alza in piedi e allarga le braccia per farsi stringere.
"Ti voglio bene anch'io" si alza lui e la abbraccia più forte che può.
Mi schiarisco la gola per fargli capire che tutto ciò non mi piace.
"Tu invece Logan, ce l'hai con Peter perché sei geloso?" chiede a me.
"Non mi faccia ridere, io geloso?" cerco di nascondere come mi sento veramente.
"Ti ho osservato per tutto questo tempo, non puoi negarlo" ridacchia la Gray. "Guarda che è una bella cosa, significa che ci tieni" mi fa notare ovvia.
"È vero, io ci tengo veramente a te e mi da fastidio che sei amica con lui sapendo quello che provava per te" mi rivolgo direttamente alla mia ragazza.
"Non ti devi preoccupare, tra me e Pit non c'è niente e poi sai che voglio solo te" si sporge verso di me e mi stampa un dolce bacino.
Le metto una mano sulla nuca per farla riavvicinare al mio volto e ricominciare a baciarla, per marcare il territorio diciamo.
Questa volta è il biondo che si schiarisce la voce per far staccare me e la mora.
"Vi siete chiariti?" domanda a noi ragazzi la consulente scolastica.
Allungo la mano verso Clark come per sigillare un patto, lui la stringe senza esitare, cosa non farei per vederti felice piccola.
"Brooke parliamo di te" la consulente si rivolge alla mia ragazza. "Mi spaventa molto quello che hai fatto" ammette preoccupata.
"Era una minaccia, per frenare la rissa, tutti sanno che non avrei mai avuto il coraggio di farlo" spiega lei.
"Io avevo paura che l'avresti fatto veramente" ammette il biondo.
"Sembravi molto convinta" rincaro la dose.
"È bello vedere che avete iniziato ad andare d'accordo nel momento meno opportuno" fa un sorriso ironico lei.
"Mi deve credere, non sono pazza" supplica la signorina Gray.
"È comunque molto grave, non è la prima cosa che viene in mente di solito" per quanto conosco Brooke sono sicuro che, andando avanti a insistere, non ci caverà fuori niente.
"Piccola siamo solo preoccupati per te" le faccio notare.
"Non serve, sto alla grande" non ne sembra convinta nemmeno lei.
"Se c'è qualcosa che non va puoi dircelo" le sorride il suo amico.
"Non capite niente, io sto bene e non mi sono mai sentita meglio, non c'è niente che dobbiate sapere" urla, si alza in piedi e se ne va sbattendo la porta.
Io e Clark ci alziamo in piedi con l'intenzione di seguirla ma veniamo bloccati dalla consulente scolastica.
"Vado io, voi restate qui" ci ordina.
"Sono molto preoccupato" ammette il biondo non appena la porta si richiude alle spalle della Gray. "Pensavi anche tu che l'avrebbe fatto?" domanda subito dopo.
"Purtroppo sì, so cos'ha dovuto passare, con anche la storia del suo vicino, e ho molta paura per la sua sanità mentale" confesso.
"Il vicino?" corruga la fronte. "Intendi gli Smith?" vuole spiegazioni.
"I Baker, o meglio il figlio, ma se Brooke non te ne ha parlato non posso farlo di certo io" mi tiro subito indietro, perché non penso mai prima di parlare?
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Dal momento in cui ci siamo sfiorati
RomanceBrooke, una ragazza semplice ma con molte insicurezze, è cresciuta in una base militare sotto la rigida supervisione del padre e dei colleghi fino a quando, a dodici anni, decide di voler cambiare vita. Dopo pochi anni nella città nativa della madre...