Capitolo 2

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«Quello era Zayn, Charlie, ne sono sicura!»

«Non dico che non lo fosse, Kim.» ripetei per l'ennesima volta tenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla mentre zampettavo fino al bagno con la spazzola in una mano e una boccetta di olio per capelli nell'altra, «Dico solo che è la millesima volta che lo ripeti da giovedì sera e, anche se fosse, non capisco cosa dovrebbe importarmene.»

«Cosa dovrebbe importartene?» domandò con il tono di voce più squillante, «Io avevo la possibilità di tornare a casa con quel Dio greco, scolpito nel marmo, attore di una delle serie televisive più famose del momento, e tu hai il coraggio di dirmi che non te ne importa?»

Raggiunsi il bagno, appoggiai tutto sul ripiano in finto marmo del lavandino e attaccai il viva voce per sentire la mia migliore amica dall'altra parte, che si lamentava ancora.

«E che mi dici del tuo meraviglioso ragazzo?» la provocai mentre slegavo la coda di cavallo in cui avevo raccolto i capelli e cercai di infilarci la mano dentro per capire quanto fosse grave la situazione.

«Non è che l'avrei tradito o qualcosa del genere!» rispose come se fosse ovvio.

«E cosa avresti fatto?» chiesi distratta dai nodi che creavano un groviglio di ricci crespi. Non sarei mai stata in grado di sistemarli entro il mattino successivo e non potevo di certo entrare in ufficio, il mio primo giorno di lavoro, con il mio nido di corvi.

«Avrei bevuto qualcosa a casa sua, avrei fatto un paio di foto con lui da postare su Instagram e mi sarei vantata con tutti di aver conosciuto Zayn Malik.» disse lei ed io le credevo perché la conoscevo abbastanza bene da sapere che non avrebbe mai tradito Marcus.

«Mi dispiace dovertelo dire, Kim, ma non erano quelli i piani di quel tipo.» replicai. Tentai di far passare la spazzola tra i miei capelli, invano. La mia bocca si piegò in un broncio quando mi guardai allo specchio. Perché, tra tutto, avevo dovuto ereditare proprio i ricci indomabili di mia madre?

«Qualsiasi fossero i suoi piani, non riuscirò mai a perdonarti per essere finita contro di lui al posto mio!» si lamentò.

«Il suo petto era particolarmente duro.» la stuzzicai ridacchiando.

«E sicuramente non era l'unica cosa, mia cara.» ribatté allusiva.

«Kim!» la rimproverai lasciandomi poi andare in una risatina contenuta, «E comunque è un maleducato, non capisco la tua ossessione per lui. Non è nemmeno così bello.»

«Non hai mai avuto buon gusto in fatto di ragazzi, il fatto che ti piaccia mio fratello ne è la conferma.» mi prese in giro.

Grugnii quando mi arresi al fatto che non sarei riuscita a pettinare i miei capelli e lanciai la spazzola nel lavandino.

«Quello era il rumore del tuo cuore che si spezzava all'idea di avermi fatto perdere l'opportunità di conoscere Malik?» scherzò Kim.

«Quello era il mio cuore che si spezzava all'idea di perdere il lavoro il primo giorno.» mi lamentai osservandomi con una smorfia nel riflesso del piccolo specchio sopra al lavandino.

«Non essere così pessimista!» mi rimproverò lei. Un'altra cosa che ci rendeva diverse come il giorno e la notte: lei era sempre positiva, io una delle più negative al mondo.

«Mi guarderanno entrare con i miei jeans consumati, i miei capelli disordinati, le mie Converse e mi licenzieranno ancora prima di indicarmi il mio ufficio.» mi lasciai cadere sul bordo della vasca e affondai il viso tra le mani, lasciando che i miei ricci mi coprissero il viso.

«Non vorrai davvero indossare jeans e maglietta, vero?» si assicurò, ma il mio silenzio le fece capire che il piano era proprio quello, «Ok, ok, hai decisamente bisogno del mio aiuto.»

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora