Capitolo 16

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Ero frastornata, mi sentivo come in una bolla sospesa in aria che mi cullava e che, allo stesso tempo, minacciava di scoppiare e farmi cadere a terra da un momento all'altro. La musica ad alto volume, le luci stroboscopiche, le persone attorno a me e l'alcol in corpo sicuramente non aiutavano, ma rientrai per trovare le mie amiche ed Ian. Mi sentivo così in colpa, specialmente con lui, che avrei voluto sprofondare all'instante.

«Charlie, ma che cazzo?» gridò Kim non appena mi vide, mi corse incontro ed era evidentemente preoccupata per me.

Mi lasciai semplicemente andare contro alla sua spalla, appoggiandoci la fronte e lasciando che le sue mani si posassero sulla mia schiena per solleticarla appena. Mi cullò dolcemente, poi prese la mia mano nella sua e mi accompagnò di nuovo fuori. Ci sedemmo su un muretto basso e scomodo all'uscita del locale.

«Che succede?» cercò il mio sguardo sfuggente e, quando lo trovò, i suoi occhi trasmisero calma ai miei.

«Non lo so, non lo so che cazzo sta succedendo.» scossi la testa in confusione.

Diede due colpetti sulle sue gambe proprio come avevo fatto io, qualche ora prima, con lei. Sorridemmo entrambe e io mi appoggiai al suo braccio, avvolgendolo con le mie mani. Lei mi abbracciò e mi permise di posare la guancia al suo petto per accarezzarmi i capelli. Mi sentii subito meglio.

«Come sta Ian?» domandai.

«Si riprenderà.» ridacchiò, il suo petto vibrò sotto al mio viso.

«Mi dispiace, mi dispiace davvero.» mi scusai, ero mortificata.

«Non so se la definirei una serata piacevole, però è stata ricca di eventi, no?» ironizzò lei, solo per farmi spuntare un sorriso.

«Credi che Ian mi perdonerà?» chiesi. Mi morsi insistentemente il labbro inferiore e, per un attimo, mi sembrò di sentire la bocca di Zayn. Mi maledii, dovevo avere davvero dei problemi per pensare a lui anche in una situazione del genere.

«Certo che ti perdonerà, Charlie. Voi due siete fatti l'uno per l'altra.» mi tranquillizzò, eppure io non stavo meglio nel sentire quelle parole. Sapevo che eravamo fatti per stare insieme, lo sapevo da sempre.

«Non lo so... Io...» provai a dire, ma le parole non uscirono dalla mia bocca da quanto mi vergognavo e da quanto ero vigliacca. Non riuscivo ad ammetterlo a me stessa, figuriamoci agli altri.

«Tu?» incalzò.

Mi sollevai per poterla guardare negli occhi e quello fu abbastanza. Non ci fu bisogno di dirle altro, perché lei annuì debolmente e sospirò. Io e Kim eravamo così unite che, a volte, bastava un'occhiata per capirci.

«Non ti piace più mio fratello?» si stupì, tanto quanto lo ero io.

Non sapevo rispondere a quella domanda. Ian mi piaceva, mi piaceva da sempre. «Non lo so, sono confusa...» ammisi, torturando di nuovo il mio labbro nella speranza di sentire di nuovo quel sapore. Mi rimproverai mentalmente e lo lasciai subito andare.

«Non ti ha confessato che gli piaci?» domandò.

Annuii.

«E non aspettavi questo momento da, praticamente, tutta la vita?»

Annuii.

«E per caso questa tua confusione è data da un certo attore?»

Annuii.

«Charlie!» mi rimproverò lei alzando gli occhi al cielo, ma allo stesso tempo un lieve sorriso furbo piegò le sue labbra rosse.

«Lo so, ok?» le mostrai entrambi i palmi delle mani in aria.

«Non ti giudico. Insomma, è molto più bello, attraente, sexy, misterioso-» si bloccò quando io le lanciai un'occhiataccia, «Però non lo so, non credevo che facesse per te, per quello che volevi tu.»

«Non fa per me e non è quello che voglio io.» confermai, scuotendo la testa con decisione, per convincere lei quanto me stessa, «Ma-» mi bloccai quando, dietro alle spalle di Kim comparve Ian. Teneva una busta di ghiaccio sulla sua guancia e la sua fronte era corrugata, non so se dalla rabbia o dal dolore. Kim seguì la traiettoria del mio sguardo e si alzò immediatamente, blaterando qualcosa sul cercare Hailey e Nicole, chiaramente per lasciarmi sola con suo fratello.

E allora, fu il suo turno di sedersi vicino a me, imbarazzato.

«Ti fa male?» domandai, con gli occhi bassi dalla vergogna.

«Un po'.» fece spallucce ed allontanò il ghiaccio dal suo viso per mostrarmi la sua guancia rossa che, sicuramente, si sarebbe presto colorata di un livido violaceo. La toccai, con un'estrema delicatezza e lui sorrise appena, niente a che vedere con il sorriso meraviglioso che aveva di solito.

«Mi dispiace Ian, sono mortificata per quello che è successo.» ammisi, appoggiando la mano sulla stoffa slavata dei suoi jeans.

«Talmente tanto dispiaciuta e preoccupata per me, che sei corsa dietro di lui, vero?» ghignò amaramente, distogliendo lo sguardo da me.

«Volevo solo portarlo fuori per proteggerti!» mi giustificai, ed era la verità, «Mi dispiace Ian, te lo giuro.»

«Lo so Charlie, lo so.» annuì lui, comprensivo più di quanto chiunque sarebbe stato in quella situazione, «È che io proprio non capisco, chi è quel ragazzo?»

«U-un amico.» mentii, in realtà era solo il mio capo, non eravamo amici e non lo saremmo mai potuti diventare.

«Un amico?» scosse la testa con un sorrisetto beffardo, poi appoggiò il ghiaccio sull'asfalto ed incrociò le braccia al petto. Si comportava come se fosse il mio fidanzato e mi avesse appena scoperta con un altro. Noi non stavamo insieme, ma io mi sentivo in colpa come se lo avessi tradito.

«E allora, la ragazza dalle stupide ciocche rosa?» non so perché offesi i suoi capelli, ripetei solo ciò che mi aveva detto Zayn.

«Non mi sembra che ti abbia preso a pugni, almeno, no?» replicò.

«Lo so, ma-» provai a dire, me lo impedì con un gesto che non mi aspettavo.

Appoggiò il freddo palmo della sua mano alla mia guancia, accarezzandola con il pollice, mi sorrise così dolcemente che mi sentii immediatamente meglio e poi si avvicinò al mio viso, «Charlie tu mi piaci, mi piaci davvero...» sussurrò.

«Anche tu mi piaci.» abbassai lo sguardo. Mi piaceva davvero, da sempre.

«E non voglio una ragazza con le ciocche rosa o qualcun'altra, voglio te.» ammise con calma, lentamente, quasi come per farmi capire meglio, «E so che anche tu vuoi me.»

Trattenni il respiro e non riuscii a dire e fare niente. Avrei dovuto dirgli che ero confusa, che non sapevo più chi e cosa volevo, che avevo bisogno di tempo per riflettere, ma non dissi nulla. Rimasi zitta.

«E so anche che io e te siamo fatti l'uno per l'altra, da sempre, e nessuno potrà mai cambiarlo.» concluse, la sua mano accarezzava ancora il mio viso con una delicatezza così diversa dalla ferocia di Zayn.

Non provai le farfalle nello stomaco, non cercai disperatamente le sue iridi e non fui invasa da brividi. Eppure Ian, nonostante lo avessero appena preso a pugni per colpa mia, mi stava sorridendo e coccolando e mi stava parlando dolcemente. Era una sicurezza. Era una casetta, un matrimonio, una famiglia ed una vita felice e senza preoccupazioni.

Ed io ero troppo vigliacca per spostarmi quando lui si sporse, appoggiando le sue labbra alle mie in un bacio a stampo casto. Sentii che era sbagliato, mi sentii sbagliata, ma non mi spostai. Forse avevo solo bisogno di affetto, forse ero troppo codarda per accettare il fatto che l'affetto lo avrei voluto da qualcun altro.

E quel qualcun altro era lì, davanti a me e alle spalle di Ian e mi stava guardando. Le mie labbra erano ancora incollate al biondo quando Zayn uscì dal locale e passó davanti a noi, si fermò e mi osservò per un momento con lo sguardo deluso, forse addirittura rammaricato. Non so se era la verità o se volevo solo crederlo, ma quegli occhi castani mi sembrarono tristi. Il suo amico riccio lo prese dal braccio ridacchiando e chiacchierando di qualcosa e lo trascinò verso la sua auto, ma lui si voltò ancora una volta come per assicurarsi di aver visto davvero ciò che aveva appena visto.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora