Capitolo 4

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Sapevo che la reazione di Kim nel sapere che il mio capo era Zayn Malik sarebbe stata quella. Glielo comunicai per telefono sperando di attutire il colpo, ma si mise comunque ad urlare talmente forte che dovetti allontanare il cellulare per non perdere l'udito.

Dopo meno di dieci minuti era sul pianerottolo di casa mia, ancora estremamente esaltata, con una busta di panini unti da cui proveniva un profumo di bacon e patatine invitante.

«Non. Ci. Credo.» cominciò a girare avanti ed indietro per il piccolo salotto mentre io mi ero già abbandonata sul divano a tre posti nero. Scartai il mio panino e lo appoggiai sull'involucro, sopra al tavolino in vetro davanti a me.

Non avevo mangiato niente tutto il giorno ed ero affamata, ma Kimberly non sembrava avere alcuna intenzione di sedersi e mangiare, «Zayn Malik. Zayn fottuto Malik seduto alla scrivania che ti da ordini...» continuò con aria sognante e farfugliò anche qualcosa di volgare su quello che avrebbe voluto fare con – e cito testualmente – Zayn Dio greco Malik, su quella scrivania.

«Perché non lo racconti a Marcus e mi lasci mangiare in pace?» la provocai scherzosamente, poi addentai un pezzo del mio panino emettendo un gemito gutturale.

Lei mi lanciò un'occhiataccia e si sedette di fianco a me, a gambe incrociate, scartando la cannuccia ed infilandola nel buco al centro del tappo della sua bibita, «La tua fortuna è davvero incredibile. Prima ci finisci contro e poi lavori anche con lui!» si lamentò dopo aver bevuto un sorso.

«Non la definirei proprio fortuna, in nessuno dei due casi.» roteai gli occhi e mi concentrai di nuovo sulla mia cena.

«Oh, andiamo Charlie, a chiunque farebbe piacere avere un lavoro del genere!»

«Lo stipendio è buono, anche se sono solo due settimane.» feci spallucce.

«Dimmi che li userai per comprarti un'auto nuova!» mi pregò meritandosi una linguaccia da parte mia, «E poi chi ti dice che saranno solo due settimane?»

«Hai ragione, saranno due o tre giorni al massimo.» replicai seria e lei scosse la testa in segno di disapprovazione.

«Charlie, sei una ragazza in gamba, perché non smetti di essere così pessimista e cominci a credere un po' di più in te stessa?» mi sgridò. Appoggiò una mano alla mia gamba e la accarezzò.

Aprii la bocca per ringraziarla ma non feci in tempo. Il cellulare sul mobile dell'ingresso squillò e vibrò in un mix confuso e io mi costrinsi ad alzarmi per prenderlo pulendo le mie mani nei pantaloni del pigiama.

Ero già pronta a rifiutare la chiamata di mia madre, quando lessi un numero sconosciuto sul display.

«Pronto?»

«Charlotte, sono Patricia. Zayn ha bisogno di te per ripetere alcune parti del copione.» rispose la donna con la sua solita voce squillante, più dolce rispetto a quella mattina ma anche più sbrigativa.

«O-ok, quando?» ritornai a sedermi sul divano, pronta a cospargere le patatine fritte di ketchup e a divorarle.

«Ora. Ti mando l'indirizzo di casa sua. Sbrigati se non vuoi rimanere in piedi tutta la notte.» concluse.

«Cosa? Patricia? Pronto?» provai ad obiettare ma non mi permise neanche di rispondere perché staccò la linea.

Il messaggio non tardò ad arrivare.

«Ha bisogno della sua assistente personale alle nove di sera per ripetere uno stupido copione?» mi lamentai dirigendomi in camera, per poi aprire le ante del mio armadio e frugare in cerca di una maglietta pulita e, ovviamente, non a pois.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora