Capitolo 26

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«Ok, promettimi che non ti metterai ad urlare e che non sverrai.» dissi con il cellulare in viva voce sul sedile del passeggero mentre guidavo il mio maggiolino verso casa, dopo un'altra estenuante giornata di lavoro.

«Sei finalmente riuscita a togliere i nodi dai tuoi capelli? Hai comprato una palette di ombretti? Ti sei pitturata le unghie?» ipotizzò ironicamente Kim.

«Mi stai tentando di non invitarti alla festa di stasera di Zayn Malik.» annunciai solennemente e, proprio come immaginavo, si mise ad urlare e poi rimase in silenzio per un attimo, sperai che non fosse svenuta.

«Sarò davvero ad una festa di Zayn Malik?» domandò incredula, ma non credo che si stesse rivolgendo a me.

«Darà una festa a casa sua e Patricia vuole che lo tenga d'occhio. E siccome dovrò fare da baby sitter per tutta la sera, ho pensato di chiedere se potevo portare un'amica.» spiegai, con calma, incerta se lei mi stesse ancora ascoltando.

«Fare da baby sitter a Zayn. Cazzo, quanto ti invidio per il tuo lavoro!»

«Passa a prendermi alla dieci.» ordinai.

«Tu sei l'amica migliore di questo mondo, Charlie!» gridò ancora, aveva il fiatone perché probabilmente stava saltellando per tutta la casa.

«Lo so, lo so.» annuii fieramente e tastai per trovare il tasto rosso e terminare la chiamata.

Quando arrivai a casa mangiai al volo un toast avanzato da quella mattina e mi infilai sotto la doccia. Sfregai il mio corpo e lavai con cura i miei capelli. Sperai che, una volta asciutti, sarebbero stati decenti ma rimasi delusa quando vidi la solita massa informe ed indomabile di ricci. Decisi comunque di lasciali sciolti, per una volta. Allungai le mie ciglia con il mascara e stesi il solito lucidalabbra, poi usai anche una matita nera come mi aveva insegnato Kim e un po' di blush sulle guance. Capii di aver esagerato quando assomigliavo ad Heidi e lo sfregai via con la mano.

Indossai una camicetta nera, semitrasparente, che lasciava intravedere un reggiseno in pizzo, e dei pantaloni a zampa larga. Mi sentivo esageratamente elegante, ma era una festa a casa di un attore famoso ed immaginavo che tutti si sarebbero vestiti formalmente.

«Wow, ci siamo messe in tiro stasera, eh?» mi salutò a modo suo Kim e sembrò realmente sorpresa nel vedermi, come se una matita nera e una camicetta trasparente potessero cambiare una persona.

Salii sulla sua costosa Mercedes. Lei, figlia di un ricco avvocato, poteva permettersi un'auto nuova, ma non si era ancora decisa ad abbandonare la villetta in cui viveva con sua madre.

«Dimmi che Ian mi ha detto una bugia, ti prego.» cominciò, senza nemmeno darmi il tempo di richiudere la portiera.

«Ciao anche a te Kim, sto bene grazie e tu?» alzai gli occhi al cielo con una risatina e mi sedetti con la borsa sulle gambe.

«Sì sì, sto bene.» sbuffò lei e fece un veloce gesto con la mano, «Ma starei meglio se tu mi dicessi che non stai davvero con mio fratello.»

«Non è così semplice...» torturai il labbro inferiore con i miei denti, in imbarazzo nell'ammettere che nemmeno lo sapevo se io ed Ian stavamo insieme oppure no. Ma, a quel punto, immaginai che lui fosse convinto di sì, dato che ne aveva parlato con lei.

«Sì che è semplice. Lui ti ha chiesto di essere la sua ragazza, e tu hai risposto di sì?»

«In realtà io non ho proprio risposto...» sprofondai con la schiena nel sedile riscaldato.

«Non hai risposto?» mi lanciò un'occhiata, poi riprese a guardare la strada, «Ma lo sanno tutti che chi tace acconsente, Charlie!»

«Forse era quello che volevo, ok?»

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora