Capitolo 12

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Fu strano passare dal rumore della caotica città, al silenzio della suite di Zayn. Le tende del salotto erano dischiuse e permettevano di avere una vista mozzafiato della città mentre un sole debole, nascosto ancora da qualche nuvola, tramontava. Ammirai il panorama dopo essermi seduta sul lungo divano ad angolo al centro della stanza, togliendo gli stivaletti ed indossando delle pantofole con il logo dell'hotel che mi aveva gentilmente porto la domestica che si era presentata come Rita.

Zayn si era allontanato per farsi una doccia ed io ero rimasta sola. Estrassi il telefono dalla borsa e risposi al messaggio di Ian con un veloce "anche tu". Stavo mentendo, per tutto il giorno non mi era mancato e non avevo quasi mai pensato a lui e al suo messaggio. Ian continuava a piacermi e io continuavo a pensare che, alla fine, ci saremmo sposati e avremmo lasciato scorrazzare i nostri figli nel giardino della nostra villetta, solo che non mi era mancato.

Raramente mi mancava. Lo vedevo abbastanza spesso e negli ultimi giorni ero stata impegnata con il lavoro, non c'erano altre motivazioni.

Mi persi di nuovo ad osservare gli edifici che si accendevano mentre, lentamente, il cielo si spegneva. Le finestre, le insegne, le auto, tutto contribuiva ad illuminare artificialmente Los Angeles.

Il mio cellulare mi costrinse ad abbandonare quella meravigliosa vista. Era Ian. Feci un lungo respiro prima di accettare la chiamata.

«Ian, ciao.» lo salutai più calorosamente di come ero abituata a fare.

«Charlie, come stai? Non rispondevi ai miei messaggi e stavo iniziando a preoccuparmi...» mi interrogò, non era arrabbiato ma evidentemente in ansia.

«Sto bene. Sono stata occupata con il lavoro, mi dispiace.» mi scusai, ero davvero stata occupata con il lavoro, alla fine.

Ed il lavoro si presentò subito, arrivando dal corridoio. Era a petto nudo, indossava dei pantaloni della tuta e aveva un asciugamano attorno al collo a raccogliere piccole gocce che scendevano ancora fino al suo addome. Feci di tutto per non posare gli occhi sul suo corpo, ritornando a fissare davanti a me.

«Sei a casa? Vorrei passare a trovarti...» mi interrogò Ian.

Ci fu un momento di silenzio. Avrei potuto dirgli che ero a casa del mio capo, di cui lui non sapeva assolutamente niente, ma mi ritrovai a mentire. «No, sono a casa di-» lanciai un'occhiata veloce a Zayn che si era seduto su una poltrona di fronte a me, «un'amica.»

Il moro rise di gusto ed io appoggiai la mano davanti al telefono sperando che Ian non sentisse il suono di quella risata impertinente quanto melodiosa.

«Oh, da mia sorella?» domandò con curiosità il biondo dall'altra parte della linea.

«No, da...» riflettei velocemente, sapeva che non avevo molte amiche oltre a Kim, «Victoria, una collega.»

«Beh, allora ti lascio tranquilla, passa una buona serata. Ci vediamo domani, magari?»

«Certo! Buonanotte.» dissi, sempre fingendomi più contenta di come realmente ero. Non volevo che sospettasse che, dopo il nostro bacio, non mi piacesse più.

Riattaccai. Zayn rideva ancora fragorosamente ed io gli indirizzai un'occhiataccia, non potendo poi evitare di abbassare lo sguardo sui suoi addominali scolpiti, adesso fletti in avanti.

«Quindi io sarei Victoria, giusto?» mi prese in giro lui.

Mi raggomitolai sul divano con i piedi sotto di me, «Non volevo che si preoccupasse, siccome non c'è niente di cui doversi preoccupare.»

«Se non avesse nulla di cui preoccuparsi gli avresti semplicemente detto che eri a casa mia, gli avresti spiegato il motivo e non gli avresti mentito.» mi corresse togliendo la salvietta dal suo collo per passarla sul suo addome ed asciugarlo.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora