Capitolo 19

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Non credevo che Zayn volesse incontrare i suoi genitori quella sera stessa, ma li chiamò subito per avvisarli che saremmo andati a trovarli. Nonostante il poco preavviso, sembravano davvero contenti di ospitarci. La madre di Zayn mi sembrò delicata e fragile come un fiore appena colto da quanto era minuta ed esile mentre suo padre, al contrario, era alto ed imponente come una quercia di pino.

«Benvenuta, sono Joy.» mi porse la mano la donna, elegantissima in un abitino color ciliegia che le arrivava fin sotto il ginocchio, in tinta con il rossetto della stessa tonalità.

«Charlotte, sono l'assistente di Zayn.» mi presentai ad entrambi ed il padre fu meno caloroso in un saluto accennato con il capo.

Joy era un'ottima padrona di casa e mi accompagnò subito al tavolo per la cena che si sarebbe tenuta su una terrazza illuminata da piccoli fari, con vista sull'enorme giardino e sulla piscina. Zayn, nel frattempo, chiacchierava con suo padre di una partita di football.

Il tavolo era stato imbandito come per l'arrivo della regina d'Inghilterra e questo mi fece sentire un po' a disagio, insieme all'estremo lusso attorno a me. Era tutto così ordinato e perfetto, che mi sentii fuori luogo con la mia coda di cavallo scompigliata ed il mio cardigan blu elettrico.

«Dovete scusarci, visto il poco preavviso non siamo riusciti a preparare molto...» si dispiacque la donna quando ci sedemmo attorno al grande tavolo rettangolare.

«Va benissimo così, mamma.» la tranquillizzò il moro. Mi misi di fianco a lui, sua madre di fronte e suo padre a capotavola.

Un uomo vestito più elegantemente di me portò un paio di vassoi con l'antipasto e già quello avrebbe potuto sfamare tutti noi. Mi servii, esortata dalla donna. Il cibo era ottimo e avevo il presentimento che fosse preparato da uno chef stellato.

«Il film sta andando bene, ho visto che un paio di compagnie stanno cercando di comprarne i diritti.» iniziò il discorso l'uomo che scoprii chiamarsi David.

«Oh, davvero? Bene.» si limitò a rispondere Zayn, per poi addentare una tartina al formaggio.

«Robert mi ha detto che non vai al lavoro ultimamente. Come mai?» lo interrogò.

«Non sono stato bene.» spiegò distrattamente, poi mi indicò la bottiglia d'acqua e io gliela passai, approfittandone per infondergli sicurezza con il mio sguardo, «E poi... Ho problemi con le battute.»

«Che significa?» si accigliò suo padre.

«Faccio fatica a ricordarmele, ancora più del solito.» spiegò, ma continuava a mangiare come se non volesse fermarsi e guardare in faccia i suoi genitori.

«Forse, se ti concentrassi di più sul tuo lavoro invece di passare le serate in discoteca a fare risse...» lo provocò l'uomo, rivolgendogli un'occhiata severa e poi fulminò anche me con lo sguardo, forse avendomi vista nelle foto di quella sera.

«Non è quello papà. È che non riesco a ricordarmele.» fece spallucce.

«Oh, caro, passerà, vedrai.» allungò un braccio sua madre per confortarlo. Ma lui non si confortò.

«E quando?» alzò la voce, «Sono anni che mi dite che passerà, che è solo un momento. Io vi dico che ho un problema di memoria e voi ve ne fregate totalmente!»

«Zayn, sei solo stressato... Noi vogliamo solo il meglio per te.» cercò di tranquillizzarlo di nuovo, spostando una ciocca del suo caschetto nero dietro l'orecchio.

«Voi pensate di fare il meglio per me, ma fate solo il meglio per voi stessi.» rincarò la dose.

«E questo cosa vorrebbe dire?» intervenne David dopo essersi pulito la bocca con il tovagliolo di stoffa e aver finito il vino nel suo calice.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora