Capitolo 35

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Sentii qualcosa di duro sotto alla mia guancia e ci misi un attimo per capire e rendermi conto di ciò che era successo. Aprii e richiusi un paio di volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che avevo attorno a me, illuminato solo da raggi di luce che penetravano i piccoli buchi delle tapparelle. Il sole sembrava particolarmente spento, segno che era una giornata nuvolosa o forse le prime ore del mattino. La testa mi faceva male, il cuore mi batteva all'impazzata e il ricordo della notte precedente era ancora troppo vivido nella mia mente per non vergognarmene. Inoltre, a rievocare, c'era il mio viso sull'ala tatuata sul petto di Zayn. Lui dormiva ancora, con il lenzuolo a coprirgli dalla vita in giù. Mi tirai su ma mi fermai ad osservarlo più del dovuto: le sue ciglia lunghe e nere risaltavano ancora di più grazie agli occhi chiusi mentre le labbra formavano un lieve broncio tenero. Avrei voluto baciarle, ma mi trattenni.

Avrei potuto essere coraggiosa, girarmi e riaddormentarmi come una Bella Addormentata qualunque, ma non ci riuscii. Non potevo sopportare l'umiliazione di vederlo andare via senza avermi neanche salutata, dopo avermi guardata come una bottiglia di latte scaduta da due giorni in frigorifero.

Mi alzai, cercando di non fare rumore, raccolsi i miei vestiti sparsi sul pavimento e li indossai il più velocemente possibile, senza neanche preoccuparmi di raddrizzarli. Mi sentii ancora più stupida, ma senza pensarci presi anche la sua felpa da terra ed inspirai a fondo il profumo intenso della sua colonia, prima di lasciarla ai piedi del letto.

Con i capelli sfatti, il trucco colato, le Converse in mano e quel poco di dignità che mi era rimasta, uscii dalla stanza in punta di piedi come un ladro. La casa era ancora spenta, mi bastò dare un'occhiata al mio cellulare per rendermi conto che non erano neanche le sei del mattino. In silenzio tombale, cercai Kim dappertutto. La trovai in un'altra camera da letto e fui stupita che non fosse nuda. Harry era di fianco a lei e la abbracciava da dietro, con i ricci sparsi sul cuscino ed un braccio a cingerla dalla vita. Se non avessi conosciuto quel ragazzo e non avessi saputo che Kim, in realtà, era fidanzata, li avrei trovati addirittura carini.

Mi avvicinai alla mia amica, inginocchiandomi vicino al letto.

«Kim!» sussurrai, ma dovetti scuoterla un po' per farle aprire gli occhi. Corrugò la fronte in un misto tra sorpresa e confusione e poi ritornò a dormire, «Kim, dobbiamo andare via!» la supplicai, muovendole leggermente il braccio. Lei si svegliò definitivamente.

«Che c'è?» domandò, rimanendo stesa a letto nel suo due pezzi intimo di pizzo rosso e i capelli biondi sparpagliati attorno alla sua testa.

«Dobbiamo andare via subito, ti prego, vestiti e andiamo.» la implorai.

Lei mi squadrò un attimo, poi i suoi lineamenti si distesero e i suoi occhi si illuminarono quando capì quello che era successo. «Dammi un minuto per vestirmi.» annuì poi.

Uscii dalla stanza, raggiunsi il salotto e mi sedetti sul divano per infilare e legare le Converse. Volevo solo andarmene il prima possibile, volevo dimenticare tutto anche se sarebbe stato impossibile. Era stato bello, ma così maledettamente sbagliato.

Finalmente, Kim comparve dalla stanza con una crocchia a tenerle i capelli e a mostrare il suo bellissimo viso struccato e stanco. Il vestitino rosa era rimasto impigliato negli slip da un lato e, quando glielo indicai, lei lo sistemò abbozzando un sorriso.

Tenne le scarpe dal tacco a spillo in mano e zampettò fuori a piedi scalzi. Mi cedette anche le chiavi, segno che era troppo stanca per guidare, come se io non mi fossi addormentata due ore prima, dopo parecchia attività ed ubriaca.

Non appena salii sul sedile in pelle nera della Mercedes mi abbandonai contro al poggiatesta e mi liberai con un sospiro lungo, pesante e rumoroso.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora