Capitolo 25

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La mattina a lavoro trascorse abbastanza velocemente e serenamente, soprattutto perché Zayn non passò dal mio ufficio e Patricia era in Europa per qualche giorno.

Ritornai a casa un po' prima del solito per preparare la cena per Zayn e la figlia di Ronald. Per un attimo, fui tentata di comprare del veleno per topi o, almeno, del lassativo, ma decisi di fare la persona matura e non attrarre karma negativo.

«Me ne sto qui a pelare delle patate e lei se le mangerà insieme a Zayn.» borbottai, lamentandomi tra me e me.

Misi in forno l'arrosto precotto e le patate, per poi preparare la pasta. Ad un tratto, non sentire lo sguardo di Zayn sul mio corpo mentre mi muovevo in cucina e non averlo di fianco a me a mescolare il sugo in padella mi fece sentire sola. Ero ridicola.

Finii e mi sedetti ad aspettarlo sul divano. Non sapevo a che ora sarebbe passato, ma cominciava a farsi tardi e pensai anche che, alla fine, non sarebbe venuto.

Decisi di farmi una doccia veloce. Sicuramente non me ne sarei stata lì, ferma, ad aspettare che venisse a prendere la sua cena fatta in casa per stupire un'altra ragazza.

Mentre il getto d'acqua calda rilassava il mio corpo – ma non la mia mente – pensai al bel moro, sorridente, gentile, ammiccante con la figlia di Ronald. La immaginai con lunghi capelli scuri e freddi occhi azzurri come quelli di suo padre.

Ero appena uscita dalla doccia quando il campanello strillò. Mi avvolsi in un asciugamano e zampettai per l'appartamento lasciando le impronte con i piedi scalzi. Mi maledii quando mi resi conto che poi avrei dovuto pulire.

Aprii la porta, aspettandomi Zayn pronto a ricevere il suo piatto di pasta ma, invece, mi trovai anche la figlia di Ronald. Non la notai subito, perché dovetti abbassare lo sguardo di parecchio prima di incontrare i suoi occhi blu.

Il ragazzo rimase fermo immobile ed in silenzio. Mi squadrò dalla testa ai piedi per un attimo che durò più del dovuto, poi alzò un angolo delle labbra in una smorfia talmente desiderosa e allusiva, che mi assicurai che l'asciugamano fosse ben chiuso e che mi coprisse bene. Sembrava perso nel fissare le goccioline che i miei capelli lasciavano scendere sul mio viso, sul mio collo, sul mio petto, poi le mani che tenevano ben saldi i lembi e infine le mie gambe e i miei piedi nudi. Era possibile che desiderasse il mio corpo? E cosa ancora più sconvolgente, era possibile che mi desiderasse mentre per mano teneva una bambina?

«Lei è Josephine...» indicò Zayn con un sorrisetto.

Josephine aveva quattro, cinque, massimo sei anni, lunghi capelli scuri ed occhi azzurri, ma non era esattamente come l'avevo immaginata io. Mi guardò come un cucciolo di cane ed io per poco non mi sciolsi ai suoi piedi.

Mi sentii una stupida per aver provato gelosia nei confronti di una bambina e non potei fare a meno di ridere. E poi, dovetti ammettere che quello tolse un grande peso dal mio stomaco.

«Ciao.» mosse la manina e parlò con la sua voce melodiosa.

«Ciao, Josephine, io sono Charlie.» la salutai, poi lasciai che entrasse insieme al suo cavaliere.

«Non mi sembra pronta per cenare con noi, Zayn.» osservò lei, squadrandomi mentre bagnavo il pavimento.

«Perché non cenerò con-» provai a dire, ma lui mi interruppe prima che potessi terminare.

Si grattò la testa, evidentemente in imbarazzo, «Sì... Ecco... Noi abbiamo avuto un problema e vorremmo sapere se fosse possibile... Spostare la cena qui.»

«Che tipo di problema?» alzai un sopracciglio.

«Niall e Harry. Sono a casa mia e...»

L'idea degli amici di Zayn a casa sua, con una bambina, mi fece rabbrividire. Probabilmente se ne stavano già sdraiati sul divano a scolarsi qualche birra e ad aspettare spogliarelliste.

PHILOFOBIA (finalista Wattys2021)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora