NON TI LASCIO SOLA

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Giulia

"Giulia, calmati, sono Can. Non voglio farti del male."

Sento come in lontananza riecheggiare nella mia testa, alzo lo sguardo, ed è lui, il mio angelo protettore. Mi prende in braccio, sento male, tanto male, ma non vorrei essere da nessun'altra parte se non fra le sue braccia adesso, mi porta in camera e mi appoggia delicatamente sul letto, quel letto che odio, quel letto dove Ali mi ha scaraventata picchiandomi a sangue, sberle e pugni per farmi star ferma, per prendersi il mio corpo dopo avergli detto di non volerlo più, di andarsene dalla mia vita.

Sembrava averlo accettato, sembrava rassegnato quando gliel'ho detto, se n'è andato furioso quando gli ho ricordato che l'agente di polizia aveva preso le sue generalità. Se n'era andato. Ho pensato di avercela fatta a liberarmi di lui, ho pensato di poter tornare alla mia vita, di poter ricominciare a viaggiare e scoprire le bellezze di altre città, ho pensato a Can, a lui che mi ha dato la forza di dire basta, a lui che è gentile con me senza voler nulla in cambio, a lui che con il suo sguardo mi rassicura. Ma dopo... è tornato! Non so come sia riuscito ad entrare nella palazzina, ma quando ho sentito bussare alla porta e gridare il mio nome, ho iniziato a tremare.

"Apri puttana!" Mi ringhiava.

Ed io stringevo le braccia intorno alle gambe rannicchiata a terra dietro il divano.

"Ali vattene, o chiamo la polizia!"

Questo non lo ha fermato, aveva bevuto e non gli importava delle minacce dell'agente, lui voleva solo farmela pagare. Ha iniziato a colpire la porta a spallate, due, tre, quattro volte, finché si è spalancata ed io ho pensato di morire. Mi ha afferrato per i capelli facendomi alzare e con una mano ha iniziato a colpirmi, ho urtato il vaso cadendo e subito mi ha ripreso per i capelli, questa volta trascinandomi fino alla camera, ho cercato di aggrapparmi a tutto ciò che trovavo, ma ho ottenimento solo di far cadere delle sedie. Mi ha fatto alzare e spinto sul letto, quel letto, e si è slacciato i pantaloni, ho chiuso gli occhi, stavo per subire un'altra volta, questa volta però era peggio, non provava per me possesso, ma odio e picchiava, picchiava sempre più forte, mi ha girata prona, mi ha bloccata e ... si è sfogato su di me, non avevo forze, ero dolorante e mi ha tirato per un braccio all'indietro per farmi alzare, ho sentito un dolore lancinante alla spalla, e non mi sentivo più le gambe, mi ha portato in bagno e mi ha spinto il viso contro lo specchio.

"Guardati puttana. Nessuno ti vorrà più!"

Mi ha mollata finalmente, ma le mie gambe non mi reggevano, sono caduta a terra. Lui se n'è andato. Spero per sempre! Sono libera.

Can sta andando via, ma gli trattengo la mano, con lo sguardo lo imploro di non lasciarmi sola, e lui capisce, rimane accanto a me, è l'unica cosa che voglio.

Ho gli occhi pesanti e dolore ovunque, mi fanno domande ed io non riesco a rispondere, lo riconosco, è l'agente di polizia del giorno prima, chiudo gli occhi e quando li riapro due infermieri mi vogliono separare da Can, non voglio, lui è il mio angelo, non lo lascio andar via.

"Non ti lascio sola. Per nessun motivo al mondo!"

Mi rassicura Can. Io gli credo, e allento la presa dalla sua mano, e ha detto la verità, è salito in ambulanza con me , mi ha preso la mano e se l'ha portata alla bocca baciandola.

"Scricciolo andrà tutto bene!"

All'ospedale ci hanno separati ancora, ma mi ha promesso che sarà lì ad aspettare mentre mi visitano, mi fanno lastre, ecografie, e tutto ciò che prevede la prassi per una violenza.
Un'infermiera mi lava, mi mette il camice ospedaliero, e mi disinfetta le ferite in viso.
Un agente donna cerca di farmi domande specifiche sull'accaduto, ma non riesco a rispondere, non ho le forze, nonostante tutto mi agito, mi lamento, voglio vedere Can, invece mi iniettano un sedativo e mi addormento.

IL MIO ANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora