-capitolo 26-

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Si girò verso il marito.

“Vado a vedere chi è”

Si avviò verso la porta, il bambino che teneva in braccio ridacchiava, giocando con le ciocche di capelli rossi.

“Buona sera, avete bisogno di-” 

Il sorriso le si spense e quasi le venne un colpo.

“James!” urlò, chiudendo di colpo la porta.

Corse in soggiorno.

“James è Voldemort!”

Il ragazzo diventò cadaverico.

“Lily sali, chiuditi in camera con Harry!”

La porta si sfondò.

La donna corse più veloce che poteva. 

Appoggiò il bimbo nel lettino.

Non sapeva cosa fare.

Sentì un boato, qualcuno urlare “Avada Kedavra” e poi nulla.

Si guardò intorno disperata.

La bacchetta era di sotto.

Riportò la sua attenzione al bimbo, che ora piangeva.

“Harry, la mamma ti ama” 

Una botta.

“Harry, papà di ama”

Voldemort stava salendo.

“Harry sei forte, ti amo così tanto”

Lacrime calde le solcarono le guance.

La porta fu aperta con un colpo.

“Spostati donna” 

Voldemort le puntò la bacchetta contro.

“No” la voce le tremava.

“Te lo ripeto donna, spostati e non ti succederà nulla”

“Prendi me! Non Harry, ti prego no” altre lacrime.

“Non mi lasci altra scelta allora. Ava-”

Lily si girò verso il bambino, gli occhioni verdi che la guardavano confusi.

“da Keda-” 

Tornò a guardare l'assassino.

Le venne la nausea sapendo cosa sarebbe successo.

“vra”

Chiuse gli occhi e tutto rallentò.

La scuola, James, le sue carezze, la prima volta che l'aveva portata sulla sua scopa da Quidditch. Narcissa, le risate, gli scherzi. Sirius, le battute, gli abbracci.  Lupin, i suoi consigli, lui che parlava al pancione quando era incinta. Petunia, le litigate, le incomprensioni. Minerva, i suoi biscotti, le volte che andava da lei e la consolava dopo le litigate con Petunia. Silente, i suoi consigli, il sorriso sempre stampato in faccia.  

Tutte quelle scene scorrevano velocemente nella sua mente.

Poi, quando sentì che la maledizione l'aveva colpita cadde a terra.

Tutto si fece confuso, poi si ritrovò in un enorme prato e un ragazzino dai capelli neri e gli occhi pece le si presentò davanti.

Sorrideva.

Aveva le guance arrossate, le braccia alzate davanti a se, come se aspettasse qualche cosa.

“Posso curare i tuoi libri?” le chiese.

come un giglio fra i fiori , così la  mia amata  tra le fanciulle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora