cap. 11

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《Ordiniamo una pizza?》mi chiede Eric, dopo esserci staccati dall'abbraccio in cui siamo rimasti stretti per un tempo lunghissimo. 

《Io avrei voglia di sushi》.

《Non se ne parla minimamente! Mi fa schifo il sushi, lo sai》. 

Dopo aver litigato per mezz'ora finalmente lo convinco e chiamo il ristorante Giapponese, poi prendo una lattina di coca-cola, una birra e una forchetta -per Eric che non sa mangiare con le bacchette- per portarle sul tavolino del soggiorno.

Abbiamo deciso di cenare lì mentre guarderemo un film alla TV.

《Se non riesco a dormire sta notte, sappi che verrò a dormire con te》.

Eric ha deciso di optare per un film horror pur sapendo quanto mi spaventino.  

《Peccato che io più tardi uscirò, e non tornerò fin quando non sorgerà il sole》mi fa la linguaccia a mo' di sfottò.

Sto per rispondergli male ma il suono del campanello interrompe il possibile e probabile litigio fra me e mio fratello.

E' il fattorino. 

Poso il mangiare sul tavolino e mi siedo sul divano accanto a mio fratello.

《Neanche sei tornato e già esci》dico, riferendomi alla conversazione avuta poco prima.

《Appunto per questo! Sono stato 5 giorni chiuso dentro una lurida stanza, me lo merito un po' di relax》.

Lo vedo fare una faccia disgustata appena apre la bustina di carta contenente la sua cena.

Ridacchio di gusto. 

Cattura un Uramaki con la sua forchetta, lo avvicina al naso e l'odora disgustato.

Gli schiaffeggio la mano per quel gesto ridicolo.

Com'è esagerato! Il sushi è patrimonio dell'umanità e lui lo maltratta così. 

《Eric sono 25 anni che vivi nel relax》alzo gli occhi al cielo.

《In ogni famiglia che si rispetti c'è una pecora nera》si pavoneggia contento di esserlo.

Lui è proprio la pecora nera, ma è anche molto intelligente soprattutto con la matematica.

Infatti, quando ho problemi di contabilità lui mi da spesso una mano.

Non capisco perchè, anzichè continuare gli studi ha deciso di non fare nulla. 

《Comunque, dove andrai sta sera?》chiedo, cambiando argomento.

《In giro con i ragazzi》fa il vago come sempre.

Socchiudo gli occhi in due fessure e lo guardo di traverso. 

Non mi piacciono le risposte poco esaustive, lo sa, lo sanno tutti.

Sai... a volte i comuni mortali dimenticano che sei la principessa Julie. 

Fai silenzio!

《A fare cosa?》continuo con l'interrogatorio.

《Quello che facciamo con la Comitiva rimane in Comitiva, lo sai》decreta con tono duro e irremovibile.

《Ma io sono tua sorella! La stessa persona che quando avevi poco più di 15 anni, sapeva fumassi e non ha mai detto nulla a papà》rispondo offesa per la poca fiducia che ripone in me.

《Lo so, tu sei l'unica persona di cui mi fido totalmente, ma ci sono cose che non puoi sapere》addolcisce lo sguardo.

《Non insistere più e passami il telecomando, così metto play al film》.

Più che sbagli siamo tatuaggi  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora