cap. 45

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Mi alzai da terra e mi soffermai a guardarmi un attimo allo specchio di quel lurido bagno: le lacrime avevano rovinato il mio trucco e i boccoli erano ormai un vecchio ricordo.

Non potevo davvero credere che io, Julie Williams... avessi fatto determinate cose in un posto squallido come quello.

Uscii sbattendo la porta e subito riscontrai i suoi occhi blu.

《Ti accompagno a casa》pretese con tono freddo ed evitando il mio sguardo.

Non avevo voglia di discutere con lui per l'ennesima volta, così -come se non avesse detto nulla- passai dritto ignorandolo e stupendo sia me, che lui.

《Julie!》mi richiamò Jace rabbia nella voce.

Io iniziai a correre lontano da lui. Non mi sarei fatta più trattare come un giocattolo, era sicuro. Ormai avevo deciso.

Quando arrivai sulla pista da ballo, cercai con lo sguardo qualcuno dei miei amici e vidi Hunter seduto sul divanetto da solo con una bottiglia d'alcoll in mano, mi avvicinai.

《Hunt... 》lo strattonai da un braccio per svegliarlo. 

《Mmmh》mugugnò con occhi chiusi.

Diamine! Era ubriaco. E io come sarei tornata a casa? Che serata di cacca!

Corsi verso il bancone e ordinai al barman -che a malapena mi guardava- un caffè amaro, poi tornai dal mio amico.

《Bevi questo》 dissi premurosa e avvicinai alla sua bocca il bicchierino di plastica.

Dopo aver bevuto un sorso di caffè, spalancò gli occhi e lo sputò tutto sul pavimento 《Che schifo!》disse continuando a sputacchiare.

Mi guardò per un lasso di tempo《Oh Julie, come stai?》parlava a fatica e teneva un occhio chiuso e uno aperto.

《Io bene, tu a quanto pare... no》mentii. In realtà stavo uno schifo, lui a causa dell'alcoll, io per un cuore infranto... e non c'era dolore peggiore.

Uscii dalla tasca il cellulare e vidi che si fossero fatte ormai le 04am 《Hunt, andiamo a casa?》gli chiesi con gentilezza.

《Sì, certo》si alzò dal divanetto e barcollò fino a finire col sedere di nuovo su esso.

《Dammi le chiavi, guido io》decisi trattenendo una risata per il suo stato buffo.

Cercò le chiavi nella sua tasca e le fece dondolare a pochi centimetri dal mio naso.
Lo aiutai ad alzarsi e dopo aver rischiato di farlo cadere per centinai di volte... arrivammo in macchina.

《Quasi, quasi... cambio idea》disse all'improvviso.

《Che idea?》risposi inarcando un sopracciglio e non capendo bene quella frase.

《Rimani a dormire da me?》mi chiese evitando la mia domanda.

Si, certo! Così sta volta mio fratello mi avrebbe uccisa e mio padre chiusa in un collegio fino alla vecchiaia.

《Lascio la macchina da te e chiamo un taxi》risposi mettendo a moto la sua macchina. Spostai in avanti il seggiolino altrimenti non sarei riuscita a guidare vista la mia bassezza.

《Va bene pesciolino》disse facendo riferimento al nomignolo che mi aveva affibbiato una delle prime volte in cui lo incontrai.

Appoggiò la testa al finestrino e dopo pochi secondi sentì il suo respiro farsi più pesante. Si era addormentato.

Non ero il massimo con la memoria e girai praticamente in tondo allo stesso palazzo per mezz'ora, poi finalmente trovai casa sua. Lo aiutai a scendere dalla macchina e dopo aver aspettato interminabili secondi l'ascenzore, arrivai all'attico di Hunter.

Più che sbagli siamo tatuaggi  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora