cap. 43

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《Tesoro và ad aprire a zio Charlie》urlò mia madre dalla cucina.

《Ma possibile che Eric non faccia mai niente》borbottai lanciando per terra le lucine dell'albero di natale, con le quali mi stavo litigando da circa un ora ormai.

Andai ad aprire con davvero poca enfasi 《Ciao zio》lo salutai e lui mi abbraccio di rimando.

《Che buon odorino che si sente》mi rispose allargando le narici. Alzai gli occhi al cielo e tornai in salone per continuare con il mio lavoro.

Finalmente era arrivato il grande giorno di natale.
Tutti i regali erano già sotto l'albero spoglio, e mia madre si era presa la giornata libera per cucinare, mio padre invece aveva una importante  riunione a cui non poteva mancare, e ci avrebbe raggiunti la sera a cena. Eric era uscito di casa la mattina presto dicendo che aveva da fare e aveva lasciato i compiti più difficili e seccanti a me. Che fregatura!

《Ma, insomma! Non lo senti il campanello? Vai ad aprire... Julie!》mi rimproverò mia madre riportandomi con i piedi per terra.

Ma non si poteva lasciare la porta aperta? Possibile che dovessi alzarmi ogni due e tre?

Sbuffai e con passo pesante e seccato andai ad aprire, preparandomi mentalmente a sorbirmi il prossimo parente fastidioso.

《Ciao sorellina》salutò mio fratello e mi oltrepassò di fretta e furia fino a scomparire al piano superiore, lasciandomi davanti l'ultima persona che mi aspettavo di vedere 《Ciao》lo salutai diventando rossa in viso.

Chissà se aveva visto il mio regalo, pensai imbarazzata.

Non mi rispose e entrò in casa, come se fosse sua. 《Salve signora》salutò a mia madre con educazione.

Pfff! Sapeva anche essere gentile? Mi era veramente nuova come cosa.

《Ciao Jace》urlò di rimando mia madre. Lo fece solo per educazione, in realtà non le andava giù, come il resto della comitiva... dopo tutto.
Per suo figlio voleva degli amici in giacca e cravatta e di buona famiglia. Non dei ragazzi scapestrati, ma non aveva tenuto in conto che in realtà suo figlio... fosse il primo a esserlo!

Scossi la testa e ritornai con i piedi per terra. Andai verso l'albero di natale -ancora spoglio- e sbuffai frustrata.

《Dammi qua》tuonò la sua voce roca. Pieghò le ginocchia e prese dalle mie mani le lucine -provocandomi un brivido- per sbrogliarle.

Era molto concentrato sul suo lavoro. Le sue mani grandi erano molto agili, e un ciuffo ribelle nero gli ricadava sulla fronte. La voglia di sistemarlo era davvero troppa, ma lasciai perdere. Sicuramente gli avrebbe dato fastidio.

"Niente"

Quella parola mi rimbombava in testa da giorni, si era instaurata nel mio cuore. Come una spina. E faceva male, molto male.

Finì di sbrogliare le luci e le posizionò intorno all'albero, che stava iniziando a prendere vita fino a diventare meno spoglio.

《Andiamo Jace, ho finito》mio fratello lo interruppe scendendo dalla scale. Jace annuì e mollò le luci per terra.

Si voltò di scatto verso me e mi fece un occhiolino, poi si avvicinò 《Grazie》mi sussurrò lievemente e scomparve dietro Eric, che non si era accorto di niente.

Quando sentì la porta di casa chiudere, buttai via un sospiro di sollievo e andai verso la cucina.

Mi aveva ringraziata per l'acchiappasogni? Allora gli era piaciuto! Pensai.

Andai verso il frigo e presi una bottiglia di succo al mirtillo. Notai che ai fornelli ci fosse mia madre, mia zia Carly-sua sorella e la zia Rachel-sua cognata. Invece i miei zii erano intenti a discutere d'affari sul divanetto vicino.

Più che sbagli siamo tatuaggi  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora