epilogo finale

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Il mio sguardo era rivolto fuori dal finestrino dell'aereo. Non avevo paura di volare, fin da piccola per l'estate andavo dagli zii in Italia, quindi ero abituata a farlo, anzi mi metteva tranquillità.
Ero con le cuffiette nell'orecchie e la musica risuonava una canzone dei Coldplay, la band che mi aveva accompagnata per questo lungo anno di convalescenza, fra le braccia la mia dolce bambina. Non piangeva quasi mai, era così calma. E se non fosse stato per gli occhi uguali a quelli del padre, avrei potuto convincermi benissimo che non era sua figlia.

Ebbene sì, era passato ben un anno dall'arresto di... lui.

Una volta uscita da quella stanza, avevo detto la verità al commissario, raccontandogli ogni dettaglio di quella brutta giornata avuta con Hunter etc... ovviamente evitando di dire che mio fratello aveva un arma fra le mani e che aveva sparato a Denny. Approposito, era stato proprio quest'ultimo a parlare. Non era riuscito a scappare quella sera e quindi era stato fermato dalle guardie. Dopo qualche ora, parlò rivelando ogni dettaglio su mio fratello e i suoi amici, ma anche su Hunter e Lucien che avevano avuto la stessa pena degli altri: 5 anni.
Mandy aveva cercato in tutti i modi di chiedermi scusa e di farsi perdonare da me, ma non la volevo nella mia vita sia perchè a modo suo centrava con il mio quasi rapimento, sia perchè averla vicina mi avrebbe solo fatto ricordare quel mondo, il suo mondo.

Mio fratello grazie al buon nome della famiglia Williams e i nostri soldi, se l'era scampata con 2 mesi in carcere e 5 mesi di arresti domiciliari. Suo figlio era nato ed era uno splendido maschietto di nome Daniel, il mio principino.

Katty era ancora felicemente fidanzata con Dylan, ed ogni giorno che passava erano sempre più belli e innamorati.
In questo momento era seduta accanto a me, pronta verso la nostra nuova avventura di vita.
C'eravamo laureate entrambe con il massimo dei voti, ed eravamo sull'areo destinazione New York; il nostro sogno.

Mentre guardavo fuori dalla finestrino beandomi del fantastico panorama, trovai in me finalmente un barlume di speranza per il mio domani.

Avevo trascorso un anno nell'apatia totale.
I primi tempi a stento mangiavo poi a mano a mano, avevo riniziato a prendere la mia vita fra le mani.
La cosa principale che mi aveva salvato dal baratro in cui ero sprofondata, era stata la nascita di mia figlia.

Quando avevo scoperto di esser rimasta incinta a primo acchito, ne rimasi subito sconvolta. Non era ciò che volevo.
Lo scoprii dopo ben 3 mesi, pensavo che non mi arrivasse il ciclo a causa del nervosismo.
Fra le lacrime andai insieme a Katty all'ospedale per abortire, ma quando sentii il battito del cuoricino della mia bimba, cambiai subito idea.

Passai l'intera gravidanza con l'aiuto dei miei genitori, che si dividevano fra me e il loro nipotino Daniel e con l'aiuto anche di Katty.
All'inizio la presero davvero male. Mio fratello Eric era su tutte le furie e anche mio padre, mia madre all'inizio ne rimase sconvolta ma poi mi aiutò a convincere suo figlio e suo marito e si arresero tutti all'idea di avere una nipotina.

Avevo espressamente detto a mio fratello, di non osare dire niente al suo amico. Per lui ero stata solo una semplice scopata, una delle tante. E non volevo che mia figlia fosse ritenuta da lui il frutto di una scopata senza amore. Non doveva sapere della sua esistenza.

Ogni tanto sentivo dire -senza farsi sentire da me- da Eric ad Alyssa la sua tristezza per gli amici in carcere ma soprattutto per lui.
Anche se ormai mio fratello dopo quell'accaduto, si era messo la testa a posto lavorando nell'azienda di famiglia come contabile, continuava a sostenere i suoi amici procurandogli ciò che serviva loro in quel posto, come le sigarette.

Dopo averlo lasciato a marcire in carcere, avevo chiesto a tutti di non fare mai più il suo nome e di dimenticare ogni cosa, sperando di poterlo fare così anch'io. Ma, non era facile; il suo ricordo, il suo tocco, la sua voce rimbombavano nella mia testa ogni notte e ogni giorno. Mi svegliavo di soprassalto e fra le lacrime, realizzando che lui non c'era, che non ero riuscita a salvarlo.

La mia vita era cambiata dopo quel giorno. Era tornata la solita monotonia, niente brividi, niente sensazioni, niente di niente. Mi svegliavo andavo all'università e tornavo a casa.

La gravidanza, era stata molto semplice. Se pur sentivo la mancanza di un uomo al mio fianco, non avevo avuto chissà quali voglie, o connotati di vomito mattutine.

Avere un ragazzo non se ne parlava proprio, a stento li guardavo.
Qualche sera ero uscita con Katty, ma ogni maledetta cosa mi ricordava lui così la pregavo fra le lacrime di riaccompagnarmi a casa.

Non erano stato un anno facile per me, il mio cuore batteva solo anatomicamente, ma sentimentalmente non batteva più.
Mi sentivo... vuota e persa senza di lui.

Ma, sarebbe cambiato tutto.
Su questo areo diretto a New York, la mia vita, anzi la nostra vita, sarebbe cambiata radicalmente.
La vecchia innamorata e sensibile Julie l'avrei lasciata a Rockland insieme al mio cuore. Questo era rimasto fra le sue sporche mani.
Avrei dato un futuro migliore a mia figlia, lontana dai miei brutti ricordi, lontana da una me troppo debole e accondiscendente.

Mentre guardavo fuori dal finestrino, una lacrima righò il mio viso, al pensiero di me e lui abbracciati, al pensiero di un finale diverso se solo il destino ci avesse riservato qualcosa di migliore, se solo lui non fosse stato uno stronzo, egocentrico, cinico.

《Ehy, va tutto bene?》disse Katty preoccupata togliendo le cuffiette delle mie orecchie.

Le sorrisi lievemente e annuii poco convinta, poi abbassai lo sguardo fra le mie braccia per vedere se Crystal stesse dormendo e lasciai un bacio sulla sua piccola fronte.

Era davvero una bella bambina e i suoi occhioni blu, la rendevano così simile a lui. Aveva solo 5 mesi, ed era riuscita a farmi sorridere, a darmi una speranza. Non credevo fosse possibile, dopo che lui aveva frantumato il mio cuore.
Sarebbe cresciuta senza un padre, ma io le sarei bastata. Avrei fatto tanto per la mia piccola.

Mentre guardavo i palazzi, i parchi e tutti i posti dove ero cresciuta per 21 anni, farsi più piccoli sotto i miei occhi, pensai che non stavo lasciando solo la vecchia Julie nella mia città. Lasciavo ogni cosa, ogni ricordo, ogni sentimento, ogni battito accelerato.

Lasciavo il mio primo amore...

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