Capitolo 4 - 8:55 -

2.4K 65 1
                                    

I raggi solari mi svegliano violentemente da un sonno profondo. Sbatto più volte le palpebre, non riesco a concentrarmi, mi sento gli occhi gonfi da morire. Poi ricordo.
<<Tu non sei mia figlia>>
Mi alzo di scatto e mi appoggio allo schienale.
<<Io non voglio un'altra figlia>>
No. Non voglio affrontare la giornata. Non oggi. Faccio lunghi e profondi respiri. Sta arrivando di nuovo l'ansia. La sento. Sento anche un'altra cosa però. Rumore incessante, tipo come quando usi un martello. Poi ricordo di nuovo! Con una capriola raggiungo il comodino e prendo velocemente il telefono. C'è la sveglia 'Primo giorno di lavoro :)' impostata ogni 10 minuti dalle 6:00 alle 8:50 e indovinate che ore sono: le 8:50! Come posso non aver sentito le altre sveglie? Dannazione! Con un'altra capriola raggiungo le scale, prendo al volo un jeans e me lo metto saltellando su ogni gradino. Solo Superman sarebbe capace di fare una cosa del genere e infatti cado su una rampa di scale, sbattendo il mio bel lato b per terra. Urlo un lamento di frustrazione. Come può una persona fare ritardo il suo primo giorno di lavoro? Indosso una maglietta, controllo la mia sudorazione e esco di casa, senza però aver preso un biscotto e il mio adorato zaino preparato accuratamente due giorni prima. Salgo in moto e parto a tutta velocità. Controllo velocemente l'orario.
8:55
Ottimo! Per arrivare al bar mi affido sui miei poteri da strega, perché ovviamente la sottoscritta non aveva chiesto dove si trovava quel maledettissimo bar a nessuno. Come un orologio svizzero, puntuale,entro nel bar. È molto grande e davvero accogliente. A sinistra c'è un largo bancone, a destra ci sono i tavoli sparpagliati ma non a caso. Alcuni sono su delle pedane, alcuni su pedane che affacciano su una finestra... tutto sommato è carino. Noto che il tutto è fatto quasi interamente di legno scuro. Mi piace.
Quando mi giro a sinistra, davanti al bancone si sono riuniti tutti i dipendenti. Tutti i tavoli sono vuoti. Probabilmente hanno aspettato me per l'apertura.
<<Buongiorno!>> dico cercando di essere più allegra possibile. Un piccolo coro di 'buongiorno' ricambia il mio saluto.
<<Il mio nome è Alexandra>>
Tutti annuiscono. Sto per continuare ma qualcuno entra di corsa nel bar, il campanellino rimbomba per almeno un minuto se non di più per la forza con cui è stato sbattuto. È una ragazza, si è accovacciata e respira a fatica, deve aver corso parecchio.
<<Io...ugh...mi dispiace...sono in ritardo>> alza il viso e io non riesco a crederci.
Mi guarda dritta negli occhi e tutto mi è confermato adesso. La ragazza mi tende la mano.
<<Io sono>>
<<Ashley?>>
<<Cooper e Barker! Volete condividere con la classe quello di cui state parlando da tutta la mia ora?>>
Subito prendo parola.
<<No professoressa, ci scusi>>
<<Oh Barker, ne ho abbastanza delle tue scuse>>
Guardo la donna davanti a me con un sopracciglio alzato, che vuol dire che ne ha abbastanza delle mie scuse? Devo confessarmi adesso? Uccidermi e chiedere perdono a Dio onnipotente?
<<Cosa dovremmo fare?>> chiede Ashley al posto mio.
<<Oggi rimarrete a scuola per tutto il pomeriggio e sistemerete la biblioteca>>
Sto per replicare ma subito vengo interrotta.
<<Nessuna discussione>>
[...]
La biblioteca della mia scuola è enorme, ci sono due stanze e ogni stanza è munita di un soppalco, rendendo così due livelli di librerie. Ci metteremo una vita...
<<Ci vediamo dopo?>> chiede Marcus al mio fianco
<<Di sicuro>>
Mi avvicina a lui e come ogni bacio sento le farfalle nello stomaco.
<<Ehm>>
Le sue labbra sono così morbide cavolo...
<<Piccioncini!>> urla Ashley sbattendo le mani talmente forte da farmi sobbalzare dalla paura.
<<Finalmente! Io e te abbiamo del lavoro da fare>> dice indicandomi.
Sorrido a Marcus e mi allontano fianco a fianco di Ashley. Mi guardo intorno meravigliata, questo è il paradiso per caso? Il mio! Ogni volta che ci entro rimango meravigliata, non so il perché.
<<Sei proprio cotta eh?>> chiede la mia amica ridacchiando.
<<Sta' zitta>>
<<Iniziamo da questa stanza>>
Annuisco.
<<Ehi ehi! Non si annuisce alla tua migliore amica. Dobbiamo passare parecchie ore qui quindi ci sarà molto di cui parlare>> dice Ashley salendo la scala per andare sul soppalco.
<<Va bene>> dico raggiungendola.
Alle 18:00 spaccate abbiamo finito, devo ammetterlo, ho usato un po' dei miei poteri di nascosto. Come potevo finire normalmente? Ci avrei messo un'eternità letteralmente.
<<Direi che abbiamo finito>> dice Ashley fieramente.
<<Direi di si>>
La pioggia non smette di sbattere contro il vetro. Sta piovendo da ore.
<<Ash>>
<<Si?>>
La tiro per il braccio e incomincio a correre verso l'uscita.
<<Dove mi stai portando?>>
<<Seguimi e basta>>
Sorpassiamo alcuni studenti e usciamo fuori. Si sente della musica, 'Riptide' di Vance Joy! Proviene dalla sala del prof. Rudd . Inizialmente Ashley è restia e poi improvvisamente mi raggiunge. Sotto la pioggia a cantare a squarciagola con la mia amica. É tutto quello che chiedo per essere felice!

La sua faccia è perplessa, è un misto tra stupore e felicità.
<<Alexandra?>> non posso...non posso crederci.
Resto immobile e non so che fare. Poi mi ritrovo abbracciata a lei. Le sue braccia esili mi stringono la schiena. Ricambio l'abbraccio.
<<Oh dio! Non ci credo non posso crederci!>> dice tutt'ad un fiato.
<<Dove sei andata? Dove...dove sei stata?>> chiedo quasi sussurrando.
Mi prende il viso e mi guarda.
<<Ti spiegherò tutto a tempo debito>>
Mi abbraccia di nuovo.
<<Promesso>>
[...]
<<Bene ragazzi, potete andare>>
Piano piano escono tutti. Sono le due di notte e la giornata è ufficialmente finita. Sono successe troppe cose in due giorni. La stanchezza, una cosa quasi estranea per me, si fa sentire. Scendo dal bancone, dopo il mio lungo discorso di lavoro e sacrificio Ashley è rimasta al centro della sala.
<<Ashley va a casa>> dico prendendo l'aspirapolvere.
<<No ti aiuto>>
<<Dico davvero Ashley>>
La guardo negli occhi e noto un luccichio.
È scoppiata a piangere.
<<Ash!>>
<<Mi dispiace!>> dice quasi urlando.
La abbraccio e la stringo forte.
<<Mi dispiace di essermene andata>>
<<Shh>>
<<Mi dispiace per tutto>>
<<Va bene così>>
<<No!>> ora è in preda ai singhiozzi.
<<Guardami>>
Alza lo sguardo e come ai vecchi tempi, provo un po' di tristezza anch'io al posto suo.
<<Amica mia, è così che è andata>>
Ha smesso di piangere.
<<Il destino è davvero uno stronzo bastardo non trovi?>>
Scoppiamo a ridere entrambe.
Chissà perché aveva lasciato la città senza nemmeno dirmelo. Ma non la forzerò. Lei dovrà dirmi tutto.

Alexandra Mikaelson - the eldest child - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora