Capitolo 42 - Sei viva o stai solo respirando? -

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[C'é una scena in particolare di questo capitolo che, mentre scrivevo, sentivo questa canzone di sottofondo in radio ed ha reso tutto più magico. Vediamo se indovinate quale! Buona lettura]

Perché non ci sta attaccando?
È con questa domanda che di prima mattina il mio cervello si accende. Perché? Lo conosco troppo bene e so che c'è un motivo. Che starà combinando? Qualcosa di sicuro. La mia mano è ancora intrecciata a quella di Alan. Siamo rimasti nella stessa identica posizione per tutta la notte. Cavolo, il suo profumo mi ha invaso le narici. Sa di bosco ed è fresco, leggero. Non come uno di quei profumi che ti fanno rivoltare lo stomaco. Anzi, il suo profumo mi fa venire le cosidette farfalle allo stomaco perché quando lo sento, so che c'è lui nei paraggi. Sento le guance che vanno a fuoco. Lascio lentamente la mano e cerco di alzarmi ma non ho il tempo nemmeno di fare un passo che un braccio mi tira facendomi cadere sul suo corpo. Alan ha gli occhi socchiusi.
<<Resta con me>> sussurra dolcemente. La sua mano mi accarezza il viso e piano piano i suoi occhi verde perla si aprono. I miei ormoni non sono attivi da anni e ho la sensazione che stanno per scoppiare. I nostri visi si avvicinano lentamente. Ad un centimetro dalle sue labbra, che bramo da così tanto tempo, riprendo la ragione.
<<Non posso>> sussurro a mia volta, dolorante.
<<Perché?>> mi chiede anche lui con quella voce che sembra esprimere dolore, come se fisicamente lo stessi pugnalando.
<<Perché tutti quelli che si avvicinano a me si fanno male>> ora i nostri visi sono lontani e la sua mano è scivolata lentamente verso il suo corpo.
<<Io già sono vicino a te>> controbatte convinto.
<<Non posso lasciarti avvicinare ancora di più>>
<<Per una volta, ascolta il tuo cuore>>
Sento le lacrime che stanno per salire quando vedo i suoi occhi velarsi una sottile brillantezza.
<<Perché so che sta urlando il mio nome>> un brivido mi oltrepassa tutto il corpo. Ha ragione, ha maledettamente ragione. Annuisco fortemente, tra le lacrime. Ora Alan si è seduto. Prende il mio viso tra le mani. Le nostre fronti sono attaccate. Accarezzo il suo viso. Siamo in lacrime tutte e due.
<<Non posso>> mi allontano a velocità e vado fuori. Sento un groppo in gola salire e un peso farsi forza nel mio petto. Sono fuori casa di John. Mi appoggio di schiena. Ho bisogno di papà. Corro con la velocità sovrannaturale verso casa mia. Le gambe cedono e mi appoggio con le mani. Alzo lo sguardo e vedo mio padre girato di spalle, sul molo, verso il lago.
<<Papà!>> urlo respirando a fatica. Vedo mio padre girarsi e venirmi incontro.
<<Che succede?!>> chiede preoccupato. Non lo rispondo non perché non voglia, non ci riesco. Ho iniziato anche a non vedere più, è tutta annebbiato. Improvvisamente mi ricordo che bisogna trattenere il fiato per fermarlo, non uso questa tecnica da tanto tempo.
<<Trattieni il fiato>> dice Klaus. È inginocchiato di fianco a me. A quanto pare ha pensato la stessa cosa.
Cerco di trattenerlo per varie volte ma non riesco. Klaus mi prende a mo' di sposa e corre. Non so precisamente verso dove, ma improvvisamente ci troviamo sott'acqua. Klaus mi tiene ancora stretta a sé. Io trattengo il fiato e sento il petto rilassarsi nonostante la mancanza di ossigeno. Quando mi sento che è tutto passato, prendo Klaus, con la vista annebbiata, lo tiro su. Respiro l'aria come non l'avevo mai fatto prima. Grata alla vita per essere viva. Salgo sul molo e mi affaccio verso il lago. Tendo il braccio verso Klaus e lo aiuto a salire.
Lo guardo, inzuppato dalla testa ai piedi. Constato che sta bene. Mi guardo intorno, la mia coscienza mi pone una domanda.
Sei viva o stai solo respirando?
<<Di qualcosa ti prego>> Lo guardo e vedo quello sguardo che ho visto nei suoi occhi solo per Hope e Caroline.
<<Sto bene, è passato>> con le braccia mi tira verso di se. Il suo capo si appoggia sulla mia testa e io vengo avvolta nel suo petto. Nonostante io sia alta e slanciata, il suo corpo sembra mangiarmi, anzi, proteggermi.
<<Parla con me>>
Ci stacchiamo e lo guardo. Le sue braccia sono sulle mie spalle.
<<Rischieresti la vita di una persona per un puro motivo egoistico?>>
<<Stai parlando di Alan, non è vero?>>
Annuisco.
<<A volte, figlia mia, in queste occasioni, bisogna essere egoisti, anche se non è così>>
Lo guardo perplessa. Che cazzo sta dicendo?
<<Non ho bisogno di indovinelli papà, ho bisogno di soluzioni pratiche>>
Lui ride e mi guarda di sottecchi.
Le braccia gli cadono lungo il corpo.
<<Amare non è da egoisti, amare è un sentimento fin troppo generoso. L'amore è l'unica cosa che muove il mondo intero. Che sia romantico o di amicizia. Per se stessi. Amore di tutti i tipi. L'amore è la chiave di tutto.>>
Lo ascolto attentamente.
<<Ho vissuto mille vite durante la mia esistenza, una cosa l'ho imparata>>
<<Non avere rimpianti, per nessuna ragione al mondo>> continua
Sorrido.
<<Forse hai ragione>>
<<Leva il forse>> dice convinto.
<<Cosa è successo qui?>> urla Rebekah.
Mi giro e la vedo venirci incontro.
<<Tuffo di prima mattina>> dico sarcastica. Mi giro verso Klaus e gli sorrido.
Voltiamo lo sguardo verso Rebekah insieme.
<<Siete incorreggibili>>
<<Tale padre tale figlia>> dico sorpassandola.
<<Dove vai?>> chiede Rebekah
Mi giro verso mia zia e mio padre.
<<Devo fare una cosa>>
Guardo Klaus. Annuisce leggermente.
Gli sorrido e vado verso la casa di John in velocità sovrannaturale. Il fuoco divampa la casa di fronte a me. Va tutto in fiamme.
<<Alan!>>
Klaus mi raggiunge. Avrà sentito le urla.
<<Aguamenti!>> alzo la mano verso l'entrata, una volta ornata di piante rigogliose e rampicanti sul muro.
L'entrata viene liberata. Entro seguita da Klaus.
<<Trova John!>> sento i passi di Klaus allontanarsi.
Vado in camera di Alan. Lo vedo a terra. Mi accovaccio.
<<Alan!>>
Il suo viso è sporco di nero a causa del fumo. I suoi occhi sono chiusi.
<<Alan!>>
Estendo l'udito amplificato
Il battito non c'è

Alexandra Mikaelson - the eldest child - Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora