CAPITOLO 9

1 0 0
                                    

La città di Mosca era una delle più grandi in Russia, ciononostante il suo livello tecnologico era decisamente arretrato: per le strade i lampioni ad olio ancora spenti venivano accesi uno ad uno da alcuni addetti. Le vie ciottolose erano percorse solo da carrozze a trazione animale, le quali procedevano lentamente accompagnate dal ritmo costante degli zoccoli dei cavalli. Sembrava di essere tornati indietro di quasi un secolo, era incredibile come quel Paese fosse riuscito a mantenersi distante da qualsiasi forma di tecnologia e a prosperare comunque.

Il Moscow Grand Hotel era un lussuoso albergo situato non troppo distante dal centro di Mosca. Una breve scalinata conduceva ad un alta porta a vetro, vigilata da due uscieri in divisa. All'interno era ancora più sfarzoso di quanto l'entrata potesse far immaginare: il pavimento in marmo bianco dell'ampia sala ricezioni era reso anco più lucente dalle lampade ad olio che illuminavano a giorno il locale; sulla parete di fronte all'ingresso vi era un largo bancone in legno scuro, dietro il quale alcuni dipendenti ricevevano gli ospiti. Will ed Elizabeth si diressero verso quest'ultimo.

- Buonasera. - disse Elizabeth - Abbiamo prenotato per una camera doppia, il cognome è Denver. -

- Un momento. - rispose il dipendente in un perfetto inglese - Sì, il numero della camera è 247, chiamo subito un facchino. - agitò una campanella ed apparve un uomo vestito con la stessa divisa degli uscieri - Prego signori, consegnategli pure i vostri bagagli, vi guiderà alla vostra stanza. - Will ed Elizabeth fecero come richiesto; attraversarono l'atrio in diagonale e presero una rampa di scale che li condusse al secondo piano dell'edificio; la loro stanza si trovava in fondo ad un elegante corridoio adornato qua e là con dei dipinti. Il facchino aprì loro la porta, pose le valige a terra e si congedò con un lieve inchino.

- Camera doppia eh. - fece Will ad Elizabeth una volta soli.

- Serve per mantenere la copertura; non preoccuparti, la stanza è abbastanza grande da permettere ad entrambi di avere il proprio spazio personale. Di là c'è un divano, puoi dormire lì se vuoi. -

- Immaginavo ti saresti tenuta il letto per te. -

Dopo una ventina di minuti i due erano seduti sul letto a due piazze, sul quale era dispiegata una mappa della città, intenti a programmare la prossima mossa.

- Come ci mettiamo in contatto con lui? - domandò Will.

- Stando ai rapporti dei miei colleghi il signor Komaski è una persona abbastanza abituale. - cominciò Elizabeth - Tutti i suoi spostamenti possono essere raggruppati in questa zona di Mosca, dove presumo abiti. - disegnò con il dito un cerchio sulla mappa - Sappiamo che nelle sue vicinanze sono stati avvistati sempre due uomini, probabilmente le sue "guardie del corpo". - estrasse dalla valigia due fotografie e le mostrò all'ispettore.

- Immagino che gli tengano sempre gli occhi addosso, il che complica le cose... c'è un posto che Komaski frequenta abitualmente? Un pub, un circolo... -

- A dire il vero sì. Pare che tutte le sere si presenti alle nove in punto ad una taverna, beva un bicchierino o due, scambi due parole con il barista e poi se ne vada. -

- Immagino dovremmo farcelo bastare. Hai un piano? -

- Ho qualche idea in mente, tu? -

- Anche io. Per il momento suggerisco di riposarci; domani entreremo in azione. -

La sera dopo i due si diressero alla locanda indicata da Elizabeth. Si trattava di un locale piuttosto squallido, incastrato tra due alti palazzi nella periferia meridionale della città. Sopra l'entrata campeggiava il nome della locanda, scritto in caratteri a lui incomprensibili.

- La prossima volta andiamo a piedi. - borbottò l'ispettore una volta sceso dalla carrozza che li aveva portati lì. Nonostante la somiglianza con le auto-carrozze inglesi le differenze tra i due veicoli erano percepibili, o per meglio dire annusabili.

ERGO ESTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora