CAPITOLO 15

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- Se posso sapere, dove intende portarmi? - domandò il Presidente mentre scendevano la ripida scalinata.

- In questo momento la mia collega sta perlustrando la periferia di Mosca, alla ricerca di un edificio in cui stabilirci. - rispose l'ispettore. Non riusciva a crederci, aveva appena piegato al suo volere un uomo dai principi saldi come la roccia, e non un uomo qualunque, ma il capo di una Nazione! Queste parole riecheggiarono nella sua mente, causandogli una piacevole sensazione di potere.

- Quindi ancora non lo sapete. Poco male, avevo intenzione di recarmi a casa mia per preparare i bagagli, situazione permettendo. -

- Si prepari pure come meglio crede, signor Presidente. - Will fu trascinato nuovamente nel mondo reale; effettivamente si era concentrato a tal punto sul convincere Serjev a seguirlo da aver dimenticato di considerare anche i passi successivi. Inoltre non aveva la più pallida idea di dove fosse Elizabeth in questo momento, e anche se lo avesse saputo non c'era modo di contattarla. Mentre si arrovellava per cercare una soluzione a questi nuovi problemi, una voce familiare giunse alle sue orecchie: - Buongiorno, signor Presidente, sono felice che abbia deciso di collaborare con noi. - l'agente li stava aspettando nell'androne del palazzo. Indossava un soprabito di panno beige, coperto qua e là da piccoli batuffoli di polvere.

"Però, è stata veloce..." pensò Will, con un'espressione sorpresa stampata in viso.

- Buongiorno a lei agente. Stavo giusto informando il suo collega che avrei intenzione di fare una sosta a casa mia per prepararmi al meglio. Se volete concedermi il piacere di accompagnarmi... -

- Certamente. - rispose la donna sorridendo amabilmente.

Sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti, probabilmente non abituati a vedere il Presidente al di fuori del suo ufficio, il trio uscì dal palazzo. Serjev li condusse alla sua carrozza privata, parcheggiata non troppo distante dall'ingresso. Scambiò due parole con il vetturino, un ometto tarchiato vestito con quella che sembrava un'uniforme, intento a leggere un quotidiano; con un cenno del capo questi piegò il giornale e lo infilò sotto al braccio, dopodiché aprì la portiera della vettura per farli salire.

La carrozza procedette lungo alcune delle arterie di Mosca, passando attraverso larghi viali affollati e piccole piazze circolari che fungevano da incroci; all'interno dell'abitacolo regnava il silenzio, interrotto solamente dagli sporadici cigolii della vettura dovuti alla pavimentazione irregolare.

- Un'ultima cosa - disse Serjev ad un certo punto - insieme a me verrà anche Dimitri come mia guardia del corpo; credo vi tornerà utile per catturare Natasha. -

"Mentre tornerà utile a lei per tenerci sotto controllo" pensò Will.

- Mi sembra un'ottima idea. - asserì Elizabeth; l'ispettore capo la guardò e capì che avevano pensato la stessa cosa.

La carrozza si arrestò davanti ad un sobrio ma decoroso edificio a due piani, con anteposto un cortile ben curato e circondato da una cancellata poco più alta di un uomo. Il vetturino scese da cassetta ed aprì la portiera per far scendere i passeggeri.

- Prego, seguitemi. - il Presidente li condusse attraverso il vialetto acciottolato antistante l'abitazione; una volta davanti alla porta la aprì con una spessa chiave, dopodiché li fece entrare in un accogliente corridoio che fungeva da atrio. Una donna sulla trentina apparve da una delle stanze che si affacciavano sul corridoio, probabilmente una domestica a giudicare dagli abiti. Fece un inchino e scambiò qualche parola in russo con il padrone.

- Vi prego di aspettarmi qui. Agente, può dirmi l'indirizzo del luogo dove intendete portarmi? Dovrei farlo riferire al mio vice cosicché possa tenermi costantemente aggiornato sulle vicende governative. - Elizabeth gli indicò il nome della via ed il numero civico in russo.

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