CAPITOLO 11

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- Grandioso Will, ora che hai scoperto che la prossima vittima è russa dobbiamo solo trovarla in mezzo ai settanta milioni di persone che abitano questo Paese! - disse Elizabeth con tono sarcastico.

- Non ho ancora finito. - ribatté Will - I nomi delle vittime della nostra assassina si trovano anche sulla lista degli invitati a quella conferenza. Magari consultandola lo troveremo. Ecco qua, vediamo un po'... ma che strano, non ci sono russi qui sopra. -

- Mi sembra logico; tra le tecnologie vietate dal nuovo regime vi sono anche quelle mediche. Siccome la conferenza si è tenuta solo due anni fa, la Russia non aveva alcun interesse a parteciparvi. In più, dopo il colpo di Stato tutte le imprese sono state statalizzate, costringendo molti ricchi privati a lasciare il Paese senza un soldo in tasca; anche il più generoso tra loro non avrebbe avuto motivo di partecipare. Sei sicuro che si tratti proprio di un russo? È possibile che quella macchina fotografica appartenesse a Komaski per quanto ne sappiamo. -

- Se così fosse dubito che l'avrebbe lasciata in mani inesperte, devi ricordare che a quel tempo marchingegni simili non erano ancora diffusi nel resto del mondo. -

In quel momento si sentì bussare alla porta. Una voce provenne dall'esterno: - Servizio in camera. -

- Hai ordinato qualcosa? - domandò Will ad Elizabeth, la quale scosse il capo in segno di negazione. I due si fissarono un attimo, Will si tolse i guanti e trasformò la sua protesi nel revolver; anche Elizabeth estrasse una piccola pistola da una fondina legata alla sua gamba e la puntò i direzione della porta.

Si udì bussare nuovamente. L'ispettore si avvicinò alla maniglia e la girò, socchiudendo l'uscio. Fece per sbirciare all'esterno, quando un potente schianto spalancò la porta e lo scaraventò all'indietro.

Sull'entrata si ergeva un gigante alto quasi due metri; indossava un lungo soprabito scuro, dei guanti di pelle ed un cappello di feltro che gli copriva il viso. Lo sconosciuto entrò nella stanza e senza fiatare afferrò Will per la camicia, mettendolo in piedi.

- Lascialo! - urlò Elizabeth - Lascialo o sparo! -

Il gigante lasciò cadere l'ispettore e si diresse verso la donna; con un movimento fulmineo le sottrasse l'arma, dopodiché afferrò quest'ultima con entrambe le mani e la ruppe in mille pezzi.

- Ma cosa?! - esclamò Elizabeth; nel frattempo Will si era rimesso in piedi, puntò il suo revolver contro la schiena dell'uomo e sparò. I proiettili colpirono il bersaglio producendo un suono metallico; come se nulla fosse il gigante si voltò verso l'ispettore.

- Tsk, dovevo immaginarlo. - soggiunse, quindi trasformò nuovamente la sua protesi e sferrò un potentissimo gancio destro al volto dello sconosciuto. La mano metallica colpì qualcosa di duro, troppo duro per essere carne umana.

- Tocca a me. - fece il gigante, quindi prese in pieno volto l'ispettore con un diretto, mandandolo al tappeto.

Will si risvegliò di scatto. I suoi occhi furono accecati da un'intensa luce, che lo costrinse a tenerli chiusi per qualche secondo. Era seduto su una sedia, o per meglio dire legato. Sentiva il sapore del suo sangue in bocca ed un tremendo dolore al naso.

- Ben svegliato Will. - la voce di Elizabeth lo fece voltare alla sua sinistra. Anche l'agente del CSI era legata ad una sedia.

- Elizabeth...che...cosa è successo? -

- Sei stato mandato al tappeto da un tipo alto due metri capace di rompere pistole a mani nude, riesci a ricordare? -

- Io...ah sì, ora ricordo. Ti hanno fatto del male? -

- Non preoccuparti, sto bene. -

- Che posto è questo? -

- Non ne ho idea, sono stata bendata e portata qui con te. -

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