Estate 1844
Era una sera limpida, quella; il cielo era sgombro, il che accadeva di rado in città, si riusciva pesino a vedere qualche stella. L'auto-carrozza privata di Thomas Hall procedeva spedita lungo le vie semideserte della periferia, di ritorno da un'intensa giornata di trattative in banca. La sua destinazione era la magione estiva della famiglia Hall, situata ad una decina di chilometri fuori Londra, immersa nei campi dorati di cereali.
- Quanto manca ancora? - chiese il giovane Hall al vetturino.
- Saremo alla tenuta tra circa dieci minuti, signore. -
- Bene, muoio di fame. -
Improvvisamente la vettura si arrestò, facendo cadere dal sedile il giovane.
- Ehi! Ma che ti prende? - esclamò tirandosi su e toccandosi la testa dolorante - Ma è possibile che tu non sappia neanche guidare un... - si era affacciato al finestrino per capire cosa stesse succedendo: davanti alla vettura c'era un uomo; i suoi vestiti erano consumati e strappati in più punti, la barba e i capelli erano sporchi e incolti. Con entrambe le mani teneva un revolver, puntata al vetturino. La flebile luce del lampione illuminava i suoi occhi invetriati e disperati.
- Scendi dalla vettura! - gli intimò quell'uomo, spostando la mira sul giovane Hall. Notando che non lo assecondava ripeté con più forza: - Ho detto scendi da quella maledetta vettura! -
- Va bene, va bene. - aprì la portiera e venne fuori con le mani alzate.
- Dammi i tuoi soldi. -
- Cosa? Ma io... -
- Dammi tutti i tuoi soldi accidenti! -
- Ascolta, io non ho soldi con me al momento. Immagino tu abbia avuto una brutta giornata, perché non abbassi quella pistola e ne parliamo? - fece qualche passo avanti.
- Non ti avvicinare! Non ci casco io, voi ricconi non andate mai in giro senza soldi. Caccia il portafogli o ti apro un buco in testa! -
- Da quanto tempo è che non mangi? Uno, due giorni? Lo vedo da come ti tremano le mani. Tu non sei un ladro, e neanche un assassino. -
- Che accidenti ne sai tu di me?! Stai indietro o sparo! -
- No, non lo farai. - continuò ad avvicinarsi sotto lo sguardo terrorizzato del vetturino. L'altro teneva l'arma di fronte a se, pronta a sparare; aveva già tirato il cane e teneva il dito sul grilletto. Ogni passo che il giovane Hall faceva sembrava lungo un chilometro, ogni secondo durava un'ora. Ci fu un istante di silenzio, poi lo scatto metallico dell'arma; non si udì altro rumore, né si vide il lampo generato dal proiettile esploso. Solo silenzio. L'uomo si accasciò al suolo e cominciò a piangere. Il giovane Hall gli si avvicinò e prese il revolver, aprendolo: era scarico.
- Va tutto bene. - disse a quel disgraziato prendendolo sottobraccio e conducendolo all'auto-carrozza; salirono entrambi e ordinò al vetturino di portarli a casa sua.
L'uomo addentò voracemente un panino, staccandone un grosso pezzo, poi tracannò il contenuto di una scodella, vuotandola del tutto. Era seduto ad un tavolo in quella che doveva essere la cucina della casa del suo benefattore. Nel frattempo, seduto di fronte a lui, il signor Hall lo fissava, assorto nei suoi pensieri.
"Ma che cosa sto facendo? - si domandava - Ho portato in casa un perfetto sconosciuto, che per di più fino a poco fa minacciava di uccidermi. Gli sto persino offrendo da mangiare; ma che accidenti mi prende?" l'immagine di quell'uomo in preda alla disperazione gli balenò in mente; che fosse stato questo a smuoverlo?
- La ringrazio per il cibo, signore. - asserì timidamente l'uomo appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Di niente. Ce l'hai un nome? -
- Albert, Albert Spencer. -
- Come mai hai deciso di assaltare la mia auto-carrozza? -
- Ho perso il lavoro, sono stato cacciato fuori di casa, stavo morendo di fame. -
- Hai regione, domanda stupida. Ti ho fatto preparare un bagno e dei vestiti puliti, poi potrai passare la notte nella stanza degli ospiti. -
- Sul serio? G- grazie mille. - incespicò Albert Spencer.
- Fuori di qui troverai un inserviente che ti guiderà. -
- Scusi signore, ma perché lo sta facendo? -
- Vorrei saperlo anche io. - mormorò il giovane. Passò quella notte senza chiudere occhio, continuando ad interrogarsi sul perché delle sue azioni. Ogni filo di pensieri che intraprendeva lo conduceva inesorabilmente a quell'uomo accasciato al suolo.
Il mattino seguente trovò Albert Spencer nell'atrio di casa sua, intento ad uscire.
- Te ne vai di già? Non vuoi fare colazione? - gli domandò.
- Ho chiesto che fosse impacchettata, la mangerò più tardi. -
- Senti... Albert giusto? Là fuori sarai di nuovo solo, senza né un tetto né un pasto caldo; perché non lavori per me? Ti troverò un impiego, non sarà chissà che ma almeno avrai di che vivere. -
- Signore, lei è stato molto generoso con me, più di quanto chiunque abbia mai fatto. Ma non me la sento di approfittare della sua gentilezza. Grazie al suo gesto ho ritrovato la forza di agire, questo mi basta per tirare avanti. Addio, signor Hall. - accennò un sorriso, quindi aprì la porta di casa e uscì. In quel momento il giovane ebbe una rivelazione, aveva finalmente capito perché aveva aiutato quell'uomo, e il suo sorriso era la chiave: lo aveva fatto perché non sopportava l'idea che qualcuno soffrisse in quel modo, lo aveva fatto perché desiderava far tornare il sorriso alla gente. In quel momento il giovane Hall prese una decisione che avrebbe influenzato radicalmente la sua vita: avrebbe fatto il possibile per far tornare il sorriso a coloro che lo avevano perduto e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarlo.
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ERGO EST
Science FictionSequel di "Homo Ex Machina". Sono passati sette anni dagli eventi di Parigi; da allora l'ormai ispettore capo William Pitwood conduce una vita relativamente ordinaria. Ma una nuova minaccia incombe sulla caotica metropoli di Londra, gioiello dell'in...