La luce della cella si accese, svegliando Natasha; non riusciva a muoversi, sia polsi che le caviglie erano saldamente legate al letto da spesse cinghie di cuoio, e provava una strana sensazione di torpore.
La porta si aprì ed entrò l'uomo dalla voce simile al latrato, spingendo una sedia a rotelle. Senza proferire parola la slegò e la caricò di peso sulla sedia, quindi la condusse nella palestra, dove una donna vestita con la stessa uniforme li stava aspettando; la ragazzina la riconobbe, era la stessa che aveva visto prima di addormentarsi. L'uomo sospinse la sedia fin quasi al centro della sala, dopodiché si posizionò davanti all'entrata con le braccia conserte.
La donna controllò alcuni parametri di Natasha, illuminandole occhi con una torcia portatile e tastandole il polso per misurare il battito.
- Bene, frequenza cardiaca e risposta pupillare sono nella norma. - constatò la donna, sembrava stesse parlando da sola - Hai fame, numero 13? -
Natasha scosse lievemente il capo, la testa le girava e sentiva che avrebbe potuto vomitare da un momento all'altro.
- La risposta agli stimoli uditivi è lenta, probabilmente il sedativo è ancora parzialmente in circolo... - asserì la donna; frugò in una sacca che portava a tracolla, ne estrasse un ago e punzecchiò il braccio di Natasha - e quella agli stimoli fisici è pressoché nulla. Adesso provvedo a somministrale il medicinale per eliminare gli effetti residui. - di fianco a lei c'era un tavolino con una brocca d'acqua, un bicchiere e alcune scatoline di latta. La donna versò l'acqua nel bicchiere, aggiunse il contenuto di una scatolina e mescolò con un lungo cucchiaio. Lo prese e lo porse a Natasha: - Bevilo, ti sentirai meglio. -
La ragazzina allungò lentamente le mani, afferrò il recipiente e ne bevve. Qualsiasi cosa ci fosse all'interno, aveva un sapore orribile; deglutì a fatica e porse il bicchiere alla donna.
- Devi berlo tutto o non avrà effetto. - obiettò lei. Natasha esitò, quindi tracannò la medicina in una volta sola. Un brivido le attraversò la schiena, ciononostante la testa smise di girarle e lo stato di torpore diminuì notevolmente.
- Va meglio adesso? - le chiese la donna, Natasha annuì - Ottimo, allora perché non provi ad alzarti? -
Guardò le gambe di metallo: - Che...che cosa sono queste? -
- Quelle sono delle protesi meccaniche. - una voce familiare provenne dalle sue spalle. Natasha si voltò e vide il signor Damian Nevskij, il ricco filantropo che aveva condotto lei, Luka e gli altri in quel maledetto istituto - Si tratta di macchine capaci di replicare alla perfezione i movimenti di un braccio o di una gamba. Non ti annoierò con i particolari, ma sappi che si tratta di oggetti molto utili e costosi. -
- Perché me le avete messe? - domandò Natasha. Era arrabbiata, ma gli effetti del torpore avevano smorzato la sua voce.
- Per la scienza. Quello che facciamo qui è ricercare nuovi modi per migliorare la vita delle persone, sfruttando il potenziale di queste protesi. Ma, ahimè, per raggiungere questo scopo dobbiamo prima effettuare degli esperimenti, e senza cavie...perdonami, senza individui su cui sperimentare, ciò sarebbe impossibile. Ma non preoccuparti, questo tuo sacrificio non sarà stato vano; ho versato una generosa somma al tuo orfanotrofio, cosicché i tuoi compagni possano condurre una vita agiata lontano dalla strada. -
- Dov'è Luka? - chiese Natasha.
- Come? -
- Dov'è Luka?! - la ragazzina saltò in piedi, scaraventando la sedia contro al muro. Nonostante non provasse nulla dalla vita in giù, riusciva a tenersi perfettamente in equilibrio.
L'uomo dalla voce simile ad un latrato spostò in avanti il proprio peso, ma Nevskij lo fermò: - Luka è qui e sta bene, ma non posso garantire per la sua sicurezza. -

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ERGO EST
Ciencia FicciónSequel di "Homo Ex Machina". Sono passati sette anni dagli eventi di Parigi; da allora l'ormai ispettore capo William Pitwood conduce una vita relativamente ordinaria. Ma una nuova minaccia incombe sulla caotica metropoli di Londra, gioiello dell'in...