CAPITOLO 14

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- Dunque. - prese parola ad un certo punto Brown. I tre erano seduti ad un tavolino in un ristorante poco lontano dal Palazzo del Governo; Will era intento a lottare con uno scivoloso pezzo di carne immerso in una zuppa scura, mentre Elizabeth stava sorseggiando un thè - Abbiamo appurato che il prossimo bersaglio di Natasha sarà il Presidente Serjev, tuttavia in questo momento ci troviamo in una situazione di parità: se da un lato lei non sa della nostra presenza qui, dall'altro noi non sappiamo né dove né quando attaccherà. -

- E qui entra in gioco il mio piano. - intervenne Will, infilzando finalmente con la forchetta il pezzo di carne - Porteremo Serjev e Komaski in un luogo isolato, possibilmente lontano dalla città. Lì tenderemo una trappola, e quando Natasha si farà viva ci cascherà in pieno. - cominciò a masticare vigorosamente il boccone di carne.

- Credevo avessi ascoltato Serjev, piuttosto che abbandonare il suo ufficio preferirebbe che gli crollasse addosso l'intero palazzo. - obiettò Elizabeth.

L'ispettore capo deglutì: - In questo caso sposteremo anche il suo ufficio: convincerò il Presidente che può amministrare il Paese da qualsiasi luogo, purché sia tenuto costantemente informato; a tal fine incaricherà un suo sottoposto di portargli ogni giorno le ultime notizie. Sfrutteremo questa cosa per attirare Natasha dove vogliamo noi. -

- Prima ha detto che avremmo portato anche Komaski con noi - osservò Brown - come mai se posso chiedere? -

- Komaski è troppo coinvolto in questa storia per esserne tagliato fuori, voglio evitare che Natasha lo usi come ostaggio. So bene cosa pensate: cosa mi assicura che tutto andrà come previsto? La risposta è nulla; ma se vogliamo avere almeno una chance di catturare l'assassina dobbiamo tentare. -

- Il suo è un solido piano - commentò Brown - e credo fermamente che combacerà alla perfezione con il mio. -

- Cos'ha in mente ispettore? - domandò Elizabeth.

- Ho intenzione di immergermi completamente in quel sottobosco che costituisce la bassa società di Mosca. Estenderò la mia rete di informazioni in tutta la città, e quando il nostro pesciolino meccanico vi rimarrà impigliato io lo saprò. Per un po'non avrete mie notizie, ma quando sarà il momento sarò pronto. -

- Un piano degno dell'allievo del signor Holmes. - asserì l'agente congiungendo le mani.

- Capirai. - sbuffò sottovoce Will affondando nuovamente la forchetta nella zuppa.


Dopo essersi congedati dall'ispettore Brown i due tornarono in albergo. Non appena entrarono Will si abbandonò sul divanetto, Elizabeth fece lo stesso sulla poltrona.

- Sono a pezzi. - disse lui.

- A chi lo dici. -

Calò per alcuni minuti il silenzio.

- Senti - fece Will - posso farti una domanda? -

- Ti ascolto. - rispose Elizabeth con gli occhi chiusi.

- Come ti senti? -

- In che senso? -

- Siamo ad un passo dal catturare l'assassina di Thomas, mi chiedevo se questo ti facesse provare qualche emozione particolare. -

- Ah, ho capito dove vuoi arrivare, e la risposta è no. Non sono per niente coinvolta dal punto di vista emotivo. Il mio unico scopo è assicurare alla giustizia una pericolosa criminale internazionale, e magari ricavarci una promozione. -

- Meno male. Scusami se ho dubitato. -

- Figurati. -

Will era disteso sul divanetto, lo sguardo fisso sul soffitto. Non riusciva a chiudere occhio; rumorosi pensieri stavano attraversando la sua mente come treni in corsa: come avrebbe convinto Serjev a seguire il suo piano? Come avrebbe dovuto reagire quando Natasha avrebbe tentato di ucciderlo? E se l'assassina fosse riuscita nel suo intento? Cosa avrebbe fatto?

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