EPILOGO

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Sì, hai letto bene.

Nessun errore.

Questo è l'epilogo, la fine. La mia fine. La fine della me che conosci.

Nell'ultimo anno sono caduta e mi sono rialzata ripetutamente, ma questa volta è diverso.

Questa volta sono precipitata.

Questa volta la mia distruzione non è stata una conseguenza delle azioni delle altre persone. Questa volta non ho subìto. Questa volta sono io che devo pagare delle mie azioni. Del mio crimine.

Servendomi della poca lucidità che mi è rimasta, chiudo questa parte della mia vita con una confessione. Lo faccio ora, perché sono certa che domani non ce la farei più.


Alle 11 di questa mattina Leonardo stava suonando il mio citofono, puntuale e bello come sempre.

<<Hai dormito stanotte?>>

<<Non molto, e tu?>>

<<Nemmeno io, ero troppo contento per i due piccioncini.>>

Idem. Ero così emozionata per Carlo e Teresa che non potevo proprio a chiudere occhio.

Se la mia vita fosse terminata ieri, sarebbe stato senza dubbio un Happy Ending, purtroppo non è andata così.

<<Allora, dove si va?!>>

<<All'Agriturismo della Cascata!>>

<<Ma no, Tilde, tu sei il mio copilota. So benissimo qual è la meta, ma spetta a te dirmi come arrivarci!>>

Anche se ogni volta ci perdiamo (per colpa mia), Leo lascia sempre a me il compito di indicargli la strada, ma non sempre è facile capire quello che intende Google Maps: soprattutto nelle stradine di montagna!

E invece siamo giunti senza troppi intoppi all'agriturismo, miracolo! Devo ammettere che, non appena scesi dalla macchina, non potevo che rimanere piacevolmente di stucco. A parte la vista meravigliosa di cui si godeva, vi erano delle piscinette termali ricavate nelle rocce. Un posto unico insomma.

<<Ma come lo hai trovato questo posto?!>>

<<Shhh. Non posso svelare tutti i miei segreti.>>

<<Però potevi dirmi di portare il costume, mannaggia!>>

Il pranzo è stato molto piacevole e estremamente abbondante. Proprio come piace a me! Poteva mancare la tipica torta panelatte? No, non poteva. Il problema era che non sapevamo più dove metterla.

<<Leo, ti dirò: meno male che non mi hai detto di portare il costume! Col cavolo che mi sarei infilata lì dentro a fare il Dugongo delle Alpi!>>

Leo ridendo e mi ha baciato.

Nel tardo pomeriggio, dopo aver fatto una bella escursione in completo relax, abbiamo deciso di ritornare a casa.

Stavamo cantando a squarciagola Dragostea Din Tei, completamente rapiti dal ritmo, così non ci siamo nemmeno accorti della macchina ferma a bordo strada. La stavamo quasi per superare, quando Leo improvvisamente ha inchiodato. A momenti mi veniva un infarto.

Ma che cavolo succede?! Mi sono girata verso Leo in cerca di spiegazioni, ma lui aveva lo sguardo fisso oltre il cruscotto. Sembrava turbato ed allo stesso tempo risoluto. Con dei movimenti rallentati, come capita negli incubi, ho girato la testa nella stessa direzione.

Appoggiato alla Jeep color verde pisello (che conoscevo bene) c'era Amedeo. Non so come, ma le mie coronarie hanno retto anche qui.

La sua espressione era indecifrabile.

Il noioso diario di Clotilde - Il pericoloso mondo delle ripetizioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora