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sono arrivati ale, marco e ari.
io mi sto ancora preparando perché per sbaglio mi sono addormentata e mi sono svegliata come minuto un quarto d'ora fa.
metto le scarpe velocemente, rischiando di ammazzarmi.
"ci sei?" urla marco dall'altra stanza.
"arrivo!".
afferro il telefono, mi spruzzo un po' di profumo ed esco di corsa.
appena mi vedono fanno un sospiro di sollievo e mi salutano.
"ao, ci sei eh, ma quanto ci metti"
"zitta te" rispondo ad arianna guardandola male.
mentre mi guardavo allo specchio ho notato il succhiotto del giorno prima e ho provato a coprirlo con i capelli: teoricamente non dovrebbe vedersi.
lei sorride e mi invita ad uscire dalla porta prima di lei.
dopo averla ringraziata scendo le scale e mi avvicino al resto delle persone.
"bene, chi guida?"
"ma ci entriamo in macchina? siamo sei" chiede ambra.
"i posti sono cinque: uno sta sopra qualcun altro, oppure-"
"io e ven andiamo in motorino" propone arianna. "ti va bene?"
"sì"
"perfetto, hai due caschi?" chiede marco.
"certo"
"ok, andate forza".

"lo sai guidare?" mi domanda arianna curiosa.
"no, direi proprio di no"
"da brava amica ti insegnerò, promise"
"se proprio ci tieni"
"reggiti forte".
le circondo i fianchi e finalmente parte.
la strada non è corta, ma fortunatamente arriviamo sane e salve: c'è davvero un sacco di gente.
"non perderti" urla ari per farsi sentire dalla sottoscritta.
annuisco e le afferro il polso, per sicurezza.
camminiamo tra la folla: c'è una band che canta.
"ma sono i miei" afferma.
"chi?"
"sono dei miei amici"
"figooo"
"eccoci belle".
ci giriamo e vediamo i nostri amici venirci incontro: "si mangia?" chiede alessio.
"hotdog!". marco trascina ambra a prendere un panino, alessio e alba vanno a prendersi lo zucchero filato.
"ci risiamo, certo che quando siamo insieme si dividono sempre"
"appunto" rispondo, alzando gli occhi al cielo.
"vabbè, vuoi qualcosa da mangiare ven?"
"le patatine ari" dico.
ride e scuote la testa, per poi portarmi a prenderle.
mangiamo in silenzio, osservando i bambini correre avanti e indietro.
"come chiameresti tua figlia? o tuo figlio" mi chiede interrompendo l'imbarazzo.
"non lo so, arianna è un bel nome". mi guarda sorridendo e riflette due secondi.
"se è un lui lo chiamiamo giorgio, se è una lei aurora".
"chiamiamo?" domando confusa, provando a trattenere le risate.
"no, intendevo che vorrei chiamare i miei figli così"
"hai detto -chiamiamo-. avvertimi se vuoi riprodurti, basta chiedere".
non so con quale coraggio io abbia fatto una battuta del genere.
mi nascondo il volto con le mani, ma lei me le toglie e inizia a ridere.
"che c'è?"
"voglio riprodurmi, posso?". dopo uno scambio di sguardi mi bacia, ma si stacca dopo pochi secondi.
"da un'altra parte". mi prende per mano e corriamo in un bagno pubblico.
mi inizia a baciare con foga, ma sono costretta a interrompere questo bel momento.
"arianna, non possiamo farlo qui"
"dai, solo qualche bacio".
faccio spallucce e le lascio fare quel che vuole.
mi circonda i fianchi e mi bacia il collo.
"i limoni, signora" sussurra staccandosi.
peccato che non le resisto, quindi finiamo di nuovo a scambiarci la saliva.
qualcuno bussa alla porta, quindi ci sistemiamo e ci prepariamo per uscire, facendo finta che non sia successo niente.
torniamo dai nostri amici e passiamo il resto della serata a chiacchierare.

frosinone // arieteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora