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"e quindi diglielo, no?".
sono in pigiama e sto bevendo un tè, mentre ambro gironzola avanti e indietro.
"ma non ho voglia, non sono pronta".
"non puoi ignorarla per sempre".
non ha tutti i torti: prima o poi dovrò pur parlarle ed è scontato che venga fuori questo argomento.
"sì, ma io a lei piaccio"
"ti piace da mesi ormai". non ha tutti i torti.
"ambro, è difficile".
il ragazzo apre il frigo e cerca qualcosa, precisamente una lattina di coca cola.
"ma non lo vuoi il tè?"
"nah". si siede di fronte a me e inizia a sorseggiare la bevanda.
"quindi cosa farai?"
"andrò a parlarle" rispondo sicura.
"ok, e cosa le dirai?"
"che piace anche a me e che mi dispiace per come mi sono comportata".
"sei pronta ama? quando ci vai?"
"vado a prepararmi".
mi alzo velocemente, nonostante i richiami del mio amico. mi chiudo in bagno e inizio a truccarmi. forse dovrei prima vestirmi? non è importante, tanto metto solo del mascara.
appena apro la porta del bagno vedo un ambro correre nella stanza davanti, camera mia. sembra un ladro, mi fa morire.
"che cazzo fai?"
"ti scelgo l'outfit ama".
non so per quale motivo, ma scoppio a ridere e addirittura piango.
il ragazzo mi guarda confuso.
"aspe, non ho capito. piangi o ridi? no perché ti sto preparando il miglior outfit di sempre".
mi fa ridere ancora di più, quindi se ne rende conto e continua a cercare roba.
"trovato, ora vestiti"
"ambro..."
"cosa?"
"dove cazzo hai trovato le calze a rete? non le indosserò mai, sappilo"
"ma sotto i pantaloni a palazzo non si vedono"
"niente da fare, no".
prendo i vestiti che mi ha scelto e vado in bagno. mi cambio velocemente ed esco felice. non ci sto tanto male.
vedo alessio in mutande aggirarsi per il corridoio e trattengo le risate, per poi tornare da ambro.
"ok, sei pronta?"
"sì!"
"secondo me quelle calze a rete sarebbero servite"
"piantala stronzo"
"tu tu tu".
lo guardo male, mentre mi spruzzo un po' di profumo.
"di più"
"puzzo?"
"no, ma devi sempre spruzzarne una cifra".
"non scoperemo: finiremo per litigare, lo sai?"
"io dico di no, ti accompagno, forza".
salutiamo gli altri quattro, che nel frattempo si erano svegliati e usciamo di casa. salgo in auto e la prima cosa che faccio è accendere la radio.
"vita paranoia" urla.
salto in aria e inizio a cantare la canzone, provando a non tirare uno schiaffo al qui presente.
quando arriviamo davanti casa inizia a farmi lezioni sulla respirazione.
"innanzitutto, non farti prendere dal panico. inspira ed espira, poi le dici come stanno le cose. vi metterete insieme e costruirete una casa, con cinque bambini, due cani e tre gatti. è chiaro?"
"sì, chiarissimo, credo."
"senti, capisco che tu abbia ansia ma veramente, non ti preoccupare. arianna è una persona oro, la conosco da un sacco e posso assicurarti che ti farà stare bene. ora vai, quando andrai in panico pensa sempre al dopo. pensa al futuro, non al presente, ok?".
lo abbraccio e lo ringrazio per tutto: certe volte mi chiedo come farei senza di lui.
dovrebbe scrivermi la vita.
"ti voglio bene"
"anche io, ora vai".
scendo dall'auto e faccio un respiro profondo, per poi camminare decisa verso l'entrata.
vedo però qualcosa che mi costringe a tornare indietro.
"che cazzo fai?".
mi siedo di nuovo in macchina e inizio a torturarmi le mani.
"c'era una ragazza"
"cos"
"ho visto entrare laura nel palazzo"
"laura?" urla ambro.
è confuso quanto me.
"sì, laura".
"io lo sapevo, è colpa delle calze a rete! dovevi mettertele, perché non mi ascolti mai?"
"ma cosa cazzo dici?"

frosinone // arieteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora