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scendo dall'auto e mi guardo intorno.
non sono psicologicamente pronta per rivederla dopo che mi ha urlato in faccia, ma proverò comunque a rimanere tranquilla.
entro nel condominio e mi blocco.
il portiere si avvicina e mi guarda con un sopracciglio alzato.
"signorina, è tutto apposto? ha bisogno di qualcosa?"
"no, sto bene" dico solo.
faccio un passo in avanti, ma ne rifaccio altri due indietro.
"ne è sicura?"
"ho paura"
"di cosa? se posso chiedere?".
lo guardo e sospiro: "no, è che devo rivedere una persona".
"capisco, vuole che la accompagni alla porta?".
"no, grazie mille, vado".
mi faccio forza e mi avvicino all'ascensore. quando arrivo di fronte alla sua porta inizia a tremarmi la mano: devo smetterla, non sono una bambina.
suono e aspetto che qualcuno venga ad aprirmi.
beh, c'è solo lei in casa, quindi...
vedo la porta aprirsi e mi si blocca il cuore: ha tutti i capelli scompigliati, riesco a vederle le occhiaie e il mascara colato.
"ciao" sussurro.
appena mi riconosce spalanca gli occhi e mezzo urla un "cazzo", per poi chiudermi la porta in faccia. "aspetta un secondo" sento dire.
mi siedo per terra con la schiena appoggiata al muro e nascondono la bocca con il colletto della camicia.
che cazzo le è preso? e se ci fosse qualcuna? magari stava piangendo. forse dormiva? non lo so.
un ragazzo esce dalla porta accanto. guarda me e poi la porta, che chiude subito dopo.
è biondo, credo abbia gli occhi verdi. forse azzurri.
è molto carino, devo dire.
"tutto bene?"
"circa"
"posso?".
annuisco e si avvicina a me, per poi sedersi.
"che ci fai qui sola soletta?".
è dolce.
"boh, arianna mi ha chiuso la porta in faccia"
"arianna? la del giaccio, ah sì giusto abita accanto a me".
va in panico e mi fa scappare una risata. quando se ne rende conto sorride.
"e perché dovrebbe chiuderti la porta in faccia?"
"non lo so...".
abbasso lo sguardo
"è la tua migliore amica? avete litigato?"
"in realtà è la mia ex e mi ha lasciata qualche giorno fa perché pensa che io non la ami, cosa assolutamente non vera ma...". il fiato si interrompe, quindi lo guardo e lo vedo spalancare gli occhi.
"oh, la tua ex... cazzo mi dispiace. perché non dovresti amarla?"
"non lo so".
"beh... è difficile la situazione"
"già". cala silenzio, ma lo rompe schiarendosi la voce.
"comunque, mi chiamo damian, ma chiamami dan".
sorrido e gli stringo la mano.
"venere, ma chiamami ven"
"bel nome venere cazzo" sussurra.
"posso darti il mio numero?" chiedo. mi sta simpatico.
"oh, certo, dammi il telefono".
digita il suo numero e si salva semplicemente "dan!".
"grazie mille"
"di niente. scrivimi quando vuoi, non è che abbia tanto da fare in sti giorni".
la porta si riapre e ci giriamo di scatto entrambi.
"ciao daniel..."
"damian" la corregge.
"damian, scusa. che ci fai con..."
"no, nulla era qua sola. vado, ci sentiamo ven, ok?".
annuisco e lo saluto, mentre scende nervosamente le scale, imbarazzato immagino.
mi fa entrare in silenzio.
"scusa se ti ho lasciata lì, ero in pessime condizioni, avvisami la prossima volta"
"sì...".
ora ha addosso una camicia, dei pantaloni, ha i calzini del merch, il berretto e si è addirittura messa il mascara.
profuma tanto.
"abiti da Douglas?"
"sì, forse". sorride e si mette le mani in tasca.
"ciao ven, come stai?"
"bene, tu?"
"bene".
resto lì a fissarla, lei uguale, fino a quando non scoppio a piangere di fronte a lei.
"no, no, no".
corre ad abbracciarmi e la stringo fortissimo.
mi è mancata così tanto.
sento singhiozzare anche lei, quindi le prendo il viso tra le mani e le lascio un bacio veloce.
quel bacio si trasforma poi in tanti bacini di seguito.
ci sediamo sul divano a gambe incrociate, una di fronte all'altra.
le sto toccando le gambe scoperte, mentre lei sorride come un nano.
"arianna, che palle"
"cosa?"
"sto per dire una cosa, ma non voglio che tu mi odi"
"dilla"
"ti amo".
smette di sorridere e sgranchisce la schiena.
"io ti amo"
"anche io ti amo"
"non lo so ven".
"ti prego, credimi".
abbassa lo sguardo e altre lacrime le scorrono sul viso.
"ti ho urlato troppo quel giorno, mi dispiace".
"vabbè, anche io".
"voglio stare con te" dice. "ma devo riflettere, facciamo che siamo soltanto in pausa".
"in pausa?"
"esatto, una cosa momentanea. seriamente, ho bisogno di pensare, ma ti prego di avermi sempre qui".
mi tocca il punto dove dovrebbe essere il cuore.
"lo farò".
"guarda"
mi mostra il braccio e mi fa vedere un nuovo tatuaggio.
"cos'è?"
"un cuore"
"è bellissimo"
"come te".
ok, mi ha preso di sprovvista.
mi sporgo un po' e le lascio un altro bacio.
"e io ti prego di avere fiducia in me" sussurro, accarezzandole la guancia.
sorride.

frosinone // arieteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora