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È Joaquin...

Mille domande iniziano a farsi strada nella mia testa; e se adesso mi dicesse di non voler più venire a Parigi con me? O se magari mi dicesse che non vuole più vedermi?
"Forse mi sto facendo troppe paranoie" mi ripeto afferrando il telefono cercando di auto convincermi.

<<ei tucu, che succede?>> gli chiedo cercando di mascherare l'ansia.

<<niente di che cla, volevo chiederti come stai>> lo sento titubante, ma credo sia solo una mia impressione.

<<bene! Tu invece, il braccio come va?>> gli chiedo timidamente.

<<meglio, domani posso togliere il tutore. Il medico mi ha consigliato di tenerlo ancora, ma a Parigi non ho intenzione di andarci con uno stupido tutore>> mi risponde ridendo.

<<poi è anche blu, per carità neanche ad abbinarlo riusciresti poi!>> ironizzo sapendo la sua fissa per gli abbinamenti.

<<esattamente, questi giorni mi sono vestito esclusivamente di bianco o celeste. Neanche mi sono allenato, ormai starò fuori circa altre due o tre settimane>> mi confessa lui, mi dispiace che non possa giocare per colpa mia.

Mi sento in colpa per questo <<mi dispiace, non vederti giocare mi far star male, poi la colpa è la m...>> non mi fa finire la frase che ribatte subito. <<toglitelo dalla testa, non è stata colpa tua, ma di un coglione che andava a cento all'ora quando il limite era sessanta. Non devi sentirti in colpa, io sto bene e l'importante è questo. Poi se ci pensi bene se non fossi malato sarei convocato, quindi dovrei giocare anche i giorni in cui tu sei a Parigi, e di conseguenza non potrei partire con te. Perdermi te in costume tutta per me? Quando mai>> l'ultima frase pronunciata da lui mi fa venire le farfalle allo stomaco, e se non dovessi piacergli? Vero, mi ha vista nuda, ma è diverso e saremo in una circostanza diversa. Aiuto.

<<tutta per te? Addirittura. Ti ricordo che il regalo è mio e se deciderò di mettermi in costume sarà solo una mia decisione>> dico provocandolo.

<<il regalo è tuo ma lo condividerai con me. Comunque ti ho chiamata anche per un altro motivo>> mi dice. <<stasera vuoi venire a cena fuori con me, Sergio e Ciro?>> me lo sta davvero chiedendo a malapena due ore prima?

<<certo, per che ora passate?>> accetto subito senza esitare.

<<alle otto, andiamo da Zuma>> mi dice togliendomi anche il dubbio del posto.

<<perfetto, a dopo>> gli dico e in fretta e furia attacco la chiamata e corro al piano di sopra a vedere cosa indossare.

Sono davanti all'armadio da venti minuti, risultato? Ovviamente niente di positivo. Ho tirato fuori tre vestiti, due gonne e quattro top.
Una parte di me muore dalla voglia di indossare un vestito, ma l'altra vorrebbe essere più comoda.
Credo però di indossare uno dei tremila vestiti che ho e che non ho mai messo.
Il prescelto è un tubino rosa confetto lungo fino a metà coscia con una scollatura a V, non esageratamente profonda, e con la schiena scoperta, se non ricordo male dovrei averlo comprato per il compleanno di Aurora dello scorso anno, ma poi non l'ho più messo.
Una volta indossato passo ai capelli, stavolta decido di farli mossi con il ferro, fortunatamente li ho lavati poco fa quindi non sono sporchi.
Per il trucco metto il mio solito ed amato mascara e una matita nera nella rima interna dell'occhio, infine metto un gloss trasparente sulle labbra. Non amo come mi stanno i rossetti o le tinte labbra, perché avendo le labbra che tendono a seccarsi con facilità i rossetti lo evidenziano ancor di più; per questo da ormai due anni uso soltanto gloss trasparenti o leggermente rosati.

amici per errore - Joaquìn CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora