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<<Mi devi un bacio>> è la frase che sta ripetendo da quando siamo usciti dal ristorante.
<<io non ti devo niente>> ribatto salendo in macchina.

Non replica subito, prima si preoccupa di girarsi verso di me e di prendere il mio viso con la sua mano destra, come se volesse costringermi a guardarlo <<sei la solita bastarda>>

Mantenere il contatto visivo con lui è bellissimo ma allo stesso tempo non mi fa ragionare. <<tu invece sei il solito... beh... te stesso>> gli dico facendo spallucce.

<<ieri sera ti piaceva questo "te stesso">> ribatte facendomi l'occhiolino, mentre io ho un brivido che mi percorre schiena.
<<e a te piaceva la "bastarda">> sto disperatamente cercando di rimanere lucida anche se, in questa situazione, mi risulta un sacco complicato.

Colpito e affondato. <<furba>> si limita a dire, <<possibile che hai sempre la risposta pronta?>> mi chiede lasciando trasparire un filo di nervosismo.

<<non ho sempre la risposta pronta, ma tu certe risposte me le tiri fuori da sole>> ammetto ridendo.

<<cambiamo discorso che forse è meglio>> dice abbassando il volume della musica.
<<quando torni a Roma?>> mi chiede senza staccare lo sguardo dalla strada davanti a sé.

Perché gli interessa saperlo? Di solito non s'interessa mai a queste cose <<la mattina dopo la partita con l'Olanda, martedì. Perché me lo chiedi?>>.

<<non posso chiedere alla mia migliore amica quando torna?>> migliore amica? Fino a due secondi fa mi chiedeva un bacio e adesso siamo "migliori amici"? <<comunque perché ci sarà la cena d'inizio campionato e dovrei andare a comprare il completo da indossare, devi accompagnarmi>> ha più completi nell'armadio che capelli in testa, non capisco questo suo bisogno di comprarne altri, ma se è contento lui siamo contenti tutti.

<<si allora ci sto, tanto la cena la sto organizzando io>> la cosa divertente? Gli sto parlando del mio nuovo lavoro, quando in realtà non gli ho ancora detto che mi hanno presa.

<<come al solito non sapevo che ti avessero assunta, credevo fossi in prova. Comunque se la organizzi tu la cena cerca di far in modo che ci siano spogliarelliste>> non ci voglio credere, lo ha detto davvero?
<<tu non ti preoccupare della mia organizzazione, in caso ci fossero spogliarelliste ti procurerò un secchio così la tua bava non cadrà per terra>>. Affermo ridendo.

<<la bava ci sarà solo ed esclusivamente se ci sarai tu sul palco>>.
<<speraci>> ribatto dopo essere diventata, inevitabilmente, rossa come un pomodoro.

<<oh si, ci spero eccome. Comunque siamo arrivati, io vado in stazione che rischio di far tardi. Ci vediamo nana>> l'idea di lasciarlo andare, di nuovo, nonostante passeranno circa tre giorni, mi fa quasi rattristare.

<<ciao Tucu>> dico aprendo lo sportello della macchina, ma lui me lo impedisce, afferrando il mio braccio sinistro per riportarmi verso di lui.

<<questo è per prima>> senza darmi il tempo di replicare mi stampa un bacio sulle labbra del tutto inaspettato ma, come al solito, magico.

Appena staccati mi sento quasi in imbarazzo,
son completamente andata. <<ciao nana>> conclude facendomi l'occhiolino.

<<ciao di nuovo, tucu>> gli dico sorridendogli mentre esco, una volta per tutte, dall'auto.

Sto tornando in stanza e sto continuando a sorridere in mezzo al corridoio come se mi stessi per sposare. La mattinata con Joaquin è stata tutto sommato perfetta, non abbiamo discusso, non abbiamo avuto imbarazzo e, soprattutto, non abbiamo parlato di stanotte visto che, nonostante tutto, mi fa strano parlargliene.

amici per errore - Joaquìn CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora