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Mi sono appena svegliata con un male assurdo alla testa e mi sento come se fossi bloccata. Ma che mi succede, è l'alcol di ieri sera? Non mi sono spinta così oltre.
Apro leggermente gli occhi e scorgo un soffitto bianco, ma aspetta. Non è casa mia, e neanche quella di Serena o Martina o Aurora.
Sono in ospedale! Come diavolo ci sono finita qui dentro?

<<cla finalmente! Mio dio, come stai?>> sento dire da papà che è qui vicino a me. Non muovo del tutto il collo quindi non riesco a vederlo bene.
<<co-come c-ci sono finita qui?>> dico provando a mettermi seduta, fallendo.
<<non sforzarti, ti spiegherò tutto dopo. Forse qualcuno sa cosa è successo meglio di me>> ribatte lui ponendo la sua mano sopra la mia per stringerla.
Un medico, accorgendosi di me sveglia, entra nella stanza. <<ciao Claudia, finalmente ti sei svegliata. Come ti senti?>> mi chiede avvicinandosi alla coda del letto.
<<un po' strana, sono confusa. Ma credo bene>> dico tentando di aprire meglio gli occhi che ancora erano socchiusi.
<<so che adesso ti starai facendo domande sul perché sei qui e tutto il resto, ma devi riposare la mente. Tra poco arriveranno alcune visite, che non sono mancate in questi giorni>> giorni? Sono qui dentro da giorni?
<<cercherò di riposare, ma solo una domanda: quanto tempo è passato dalla prima volta che ho messo piede, ammesso che ce l'abbia messo e che non mi ci abbiano portato, qui dentro?>> chiedo sperando non sia passato troppo tempo.
<<una settimana circa>> sbarro gli occhi, una settimana qui? Seriamente?

<<o mio dio cla! Ci hai fatto preoccupare tantissimo>> mi dice Serena abbracciandomi attenta a non farmi male.
<<ciao ragazze>> dico con un filo di voce. Vedo da dietro Ciro e Sergej piombare in stanza.
<<ti sei svegliata! Finalmente!>> sento dire da Sergej sullo stipite della porta.
<<ma che finalmente, adesso comincia a rompere le scatole di nuovo>> dice Ciro cercando di sdrammatizzare.
<<ok mi sono svegliata dopo una settimana, ma qualcuno qui si degna di dirmi come ci sono finita?>> dico forse alterandomi un po' troppo, ma devo andare a fondo di questa storia.
Nessuno sembra voler parlare, decido di guardarmi intorno e vedo Joaquin appoggiato alla porta con un mazzo di fiori <<dopo la tua festa stavamo tornando a casa e un'auto ci è venuta addosso. Andava a più del limite concesso ed è spuntato a sinistra, quindi al lato del guidatore. Hai visto la macchina e hai provato ad accelerare per evitarla, ma era troppo tardi così ci ha presi in pieno. La tua accelerazione ha forse limitato i danni, dato che è arrivata a metà tra il tuo sportello e quello del passeggero. Ho chiamato un'ambulanza che, fortunatamente, è arrivata subito, solo che eri in condizioni non troppo buone, tant'è vero che sei stata in coma fino ad oggi, ma alla fine hai risposto bene agli stimoli e fortunatamente sei stata forte>> mi dice sedendosi allo sgabello alla mia destra tenendomi la mano.
Adesso ricordo ciò che è successo ieri, a tratti. Ricordo che Joaquin ed io eravamo intenzionati ad andare a casa mia e, adesso che ci penso, ricordo anche quella Mercedes nera che ci ha impedito il ritorno.
<<e tu, come stai?>> gli chiedo impaurita, credo che non mi perdonerei mai di esser stata l'artefice di un suo malore.
<<meglio, mi hanno dimesso tre giorni fa. Sono stato ricoverato per un po' solo per accertamenti, purtroppo il peggio lo hai passato tu>> mi dice con in aria malinconica senza distogliere lo sguardo dal mio.
<<adesso sto bene, devo solo riposare un po'>> dico sorridendo. Sono contenta che siano tutti qui e che ogni giorno siano venuti a trovarmi nonostante non fossi capace di rispondere.
<<ti lasciamo sola con Joaquin, vuoi qualcosa da bere o mangiare?>> mi chiede papà.
<<no, grazie. Sono apposto>> gli dico congedandolo insieme agli altri.

Siamo rimasti io e lui nella stanza, gli sorrido debolmente, ho paura che lui possa sentirsi in colpa per quello che succede quando in realtà sono io che dovrei sentirmi in colpa.
<<scusami>> esordisco dopo qualche secondo di silenzio.
<<ma scusami di che, non è successo niente. La colpa è mia che ti ho chiesto di andare da te. Tu adesso riprenditi, che tra una settimana hai un viaggio pagato a Parigi>> il viaggio! Spero di poterci andare.
<<giusto, ho anche una settimana per decidere con chi andare>> dico provocandolo.
<<scegli bene>> mi dice sorridendo.
<<lascerò scegliere il cuore>> gli rispondo ridendo.
<<la morfina ti da così alla testa?>> mi chiede prendendomi in giro.
<<sai che scelgo il cuore, sempre. Non fare il simpatico>> ribatto dandogli un leggero colpo sulla spalla.
<<è la spalla che ho sbattuto, cretina>> mi dice ridendo. <<comunque, se tu mi hai evitato di cuore, figurati con la testa che avresti fatto>> ed eccolo qui, a provocarmi come fosse niente.
<<ringrazia che sono sotto effetto della morfina e che quello che direi potrebbe essere compromettente, ma per la cronaca credo che ti avrei ucciso come minimo>> rispondo ridendo.
<<comunque, parlando seriamente, mi hai fatto preoccupare cla. Sono venuto tutti i giorni per tutto il tempo delle visite ma tu non ti muovevi, sembravi sotto incantesimo. Faceva male vedere te che stavi così e me che stavo bene se non con un gesso al braccio>> mi dice alzando il braccio che è visibilmente ingessato.
<<se fosse successo peggio non avresti chiamato l'ambulanza e con alte probabilità non lo staresti raccontando, io sto bene. Piuttosto sono io che dovrei scusarmi con te per non aver prestato attenzione all'auto>> gli dico con gli occhi lucidi cercando di trattenere le lacrime.
<<non è colpa tua, ma adesso non ci pensiamo, adesso siamo io e te>> dice stringendo la sua manco con la mia. <<anche se di te c'è ben poco per gli antidolorifici>> ironizza.
<<balbetto, ma capisco quando una persona mi sta prendendo in giro. Stupido>> ribatto ridendo.
<<stai zitta>> mi dice portandosi davanti a me, sento il suo respiro su di me. In un secondo le nostre labbra si scontrano e si muovono in sincronia, le sue mani avvolgono completamente le mie guance come se avesse paura che voglia staccarmi da lui.
Ci stacchiamo solo quando siamo senza fiato, <<adesso scegli chi portare a Parigi, ti lascio con le ragazze>> mi dice facendomi l'occhiolino facendo per alzarsi ma io lo fermo. <<sei così stupido da non capire che voglio te con me a Parigi>> gli dico guardandolo negli occhi, ho sputato il rospo, forse non avrei dovuto, ma la morfina sta facendo il suo effetto e non posso farne a meno.
<<e tu sei così stupida da credere che non sarei venuto lo stesso>> dice facendomi ridere mentre mi stampa un bacio volante sulle labbra prima di uscire.

<<qui qualcuno deve raccontarci qualcosa>> esordisce Serena entrando in stanza insieme alle altre.
<<io? Siete voi casomai che dovete dirmi qualcosa, visto che non ci sono stata una settimana>>.
<<hai ragione anche tu, ma in realtà è abbastanza facile, te la faccio breve>> inizia Martina, <<allora se la fai breve tu>> la interrompe Aurora ribadendo, indirettamente, quanto Marti sia logorroica.
<<tu zitta. Allora: dopo la tua festa io sono andata con Manu a casa sua, Auro è andata in hotel con Lorenzo e Serena è andata con Leo a casa sua>> Leo? Non ci credo, ha lasciato Cristiano per mettersi con lui.
<<Non mi guardare così!>> mi richiama Serena dopo il mio sguardo confuso nei suoi confronti, <<io e Cri non funzionavamo e ci siamo lasciati da amici, poi io ero ubriaca e anche Leo e quando mi ha proposto di andare da me ho accettato>> mi dice con un'aria così ovvia, che poi in realtà avevo il suo stesso piano ma io, a differenza sua, mi ritrovo in un letto d'ospedale.
<<e poi? Successo altro?>> mi sembra strano che non siano accadute altre cose dopo il mio compleanno. Impossibile.
<<beh diciamo che Martina ha scoperto qualcosa da Manu ma che non riuscirà a dire perché le verrà da ridere, quindi la dico io>> dice Aurora guardando Martina che sta già ridendo.
<<sono usciti qualche giorno fa ed è venuta a sapere tramite lui che il regalo per te è stato deciso inizialmente da Ciro, ma la sua idea era quella di regalarti un viaggio da sola, poi a quanto pare si sono intromessi Sergej e Adam perché volevano fosse per due, con l'ovvia approvazione dell'argentino. Ovviamente Joaquin ci ha messo l'interesse personale in questa vicenda, ma va bene così. Ho sentito che alla fine vai con lui, quindi il suo piano ha funzionato>> mi aspettavo che fosse tutto orchestrato da Ciro e dagli altri due, è tipico.
<<grazie per avermelo detto, comunque scusate ma adesso vorrei riposare un pochino, ci vediamo domani così vi dico cosa mi dicono i dottori>> dico liquidandole.
Nonostante abbia dormito praticamente una settimana mi sento terribilmente stanca.
Spero di riprendermi in tempo per partire a Parigi, adesso che ho la certezza di partire con Joaquin è come se fossi impaziente.

amici per errore - Joaquìn CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora