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Usciamo dalla mensa e mille ipotesi sul perché possa aver detto quella bugia iniziano a farsi strada nella mia testa. Non ce n'è una che prevale sulle altre, forse perché sono talmente assurde che non stanno in piedi neanche per sbaglio.

<<si può sapere cosa ti è saltato il mente?>> gli chiedo appena usciamo dal centro sportivo, così sono sicura che nessuno ci possa sentire.

Lui posa lo sguardo su di me e aggrotta la fronte <<non capisco a cosa ti riferisci>> adesso fa il finto tonto? Seriamente?

<<lo sai perfettamente invece>> dico con una leggera esasperazione. <<non mentirmi come sempre>> continuo non vedendo riscontro.

<<io non mento mai>> sta sviando il discorso. In questo momento lo prenderei a schiaffi.

<<devi fare il misterioso anche adesso? Vuoi dirmi perché hai detto che fossi occupata, quando è evidente che non è così, oppure hai intenzione di sviare il discorso come ogni volta?>> ribatto con eccessivo nervosismo.

<<dai era palese che ci stesse provando con te>> non risponde alla mia domanda, e non posso accontentarmi.

<<e anche se fosse? Stiamo insieme? No. Sono fidanzata? Assolutamente no. Lasciami vivere la mia vita e non fare il geloso che non ne hai motivo>> esclamo alzando il tono della voce.

<<non fare la difficile, lo sai che mi da fastidio se ci provano con te quando sono presente>> ma perché ho l'impressione che lui sia geloso e basta? Non ha senso esserlo dato che non siamo fidanzati.

<<non faccio la difficile, ma che ne sai, magari avevo intenzione di uscirci?>> lo sto seriamente provocando? A che punto sono arrivata...

<<hai intenzione di uscire con uno che non conosci?>> mi chiede sbalordito.

<<anche se fosse? È un tuo problema? No>> dico con fermezza. Sto cercando di rimanere calma prima che gli dia una cinquina in viso.

<<Sappiamo entrambi che lo dici solo per dare fastidio a me>> ma quanto è egocentrico? Davvero crede che l'abbia detto solo per lui? Cioè si, l'ho fatto, ma non è così evidente.

Nel frattempo siamo arrivati in hotel e siamo nella nostra stanza.

<<ma possibile che devi sempre ragionare come se tu fossi al centro dei miei pensieri. Non lo sei, levatelo dalla testa>> le mie parole sembrano colpirlo, non ho mai voluto ferirlo. Ma deve smontarsi questo suo ego esagerato sennò non andremo da nessuna parte.

<<sai che c'è? Che io in realtà non credo di essere al centro dei tuoi pensieri, ma l'altra sera ti sei fatta scopare per bene e ti assicuro che mi hai dimostrato il contrario>> non l'ha detto davvero, non può essere. Non riesco a rispondergli, mi sento ferita, non riesco più a parlargli, non ce la faccio. Devo andare via da qui.

Afferro la maglietta del Paris sul letto e il biglietto che era lì vicino. <<ci vediamo allo stadio, se mi va>> dico sbattendogli la porta in faccia. Non ho visto la sua reazione a questo mio gesto, ma non m'importa. Non sarei riuscita a guardarlo in faccia dopo una frase del genere.

Esco di corsa dall'hotel in preda alle lacrime che escono senza fine. Mi sento presa in giro da lui, allora è cosi, siamo amici o scopamici? Nessuno dei due, in ogni caso mi avrebbe trattato meglio. Siamo niente. E fa male, tanto male.
Sapevo che sarebbe andata così, ma nonostante ciò ho continuato a sbatterci la testa. E adesso mi ritrovo a piangere per le strade di Parigi come una demente.
Guardo l'orologio e noto che sono da poco passate le sei, così decido di chiamare Marco, che ormai sarà in viaggio verso lo stadio.

amici per errore - Joaquìn CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora