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Ebbene sì, non ce l'ho fatta. Sono tornata a casa, nella mia amata Roma.
Ormai è passata una settimana dal mio ritorno a Roma. Aurora è venuta a prendermi in aeroporto e a casa mia ho trovato tutte le persone che più amo.
Sono rimasta sorpresa che le ragazze mi abbiano preparato una specie di festa di ritorno per tirarmi su il morale che, ovviamente, non era dei migliori.

Prima però devo fare un doveroso passo indietro: Joaquin.
Nonostante sia volutamente scappata dalla situazione con lui ho deciso comunque di lasciargli un biglietto, per quantomeno fargli capire che non sono morta, con su scritto:
"ciao tucu, se stai leggendo questo bigliettino è perché ho avuto il coraggio di tornare a casa, ma non il coraggio di venire qui e affrontarti. Mi hai ferita e l'unico modo che avevo per staccare era andare via.
Addio."
L'ho fatto anche perché nonostante tutto provo ancora qualcosa per lui e spero che le cose tra noi possano sistemarsi, ma deve essere lui a fare il primo passo. Non mi aspetto che lui torni, forse perché magari stavolta ha capito che deve pensare prima di sparare sentenze del genere. Nonostante ciò, però, una parte di me spera che un giorno dietro la porta di casa possa scovare lui in tutta la sua bellezza.

Tornando a noi, è una settimana che sono tornata in Italia e, appena arrivata a casa, ho trovato addobbi di ritorno e tutti i miei amici più cari. So che quella piccola festa è stata tutta organizzata dalle ragazze per due motivi: il primo è che solo loro, e papà, sapevano che sarei ritornata prima del previsto; il secondo è che è proprio da loro fare feste non organizzate e non richieste. Tutti i ragazzi sapevano già cosa fosse successo tra me e Joaquin e credo che lo sapessero per colpa di Martina che, per convincerli, avrà sicuramente rivelato tutto. Ma non mi ha dato fastidio, è stato meglio per me non dover spiegare di nuovo tutto.

La sera del mio arrivo mi sono divertita tanto e finalmente mi è tornato il sorriso dopo quei giorni bui.
Quando ho chiamato le ragazze per dirgli che stavano per imbarcarmi sembravano incredule, come se non credessero che sarei riuscita a farlo. E invece l'ho fatto e a dir la verità neanche io avrei mai pensato di riscrivi.

Adesso mi trovo a Coverciano con la nazionale e, ovviamente, le mie migliori amiche che non mi hanno lasciata un secondo sola con me stessa. Sostenevano, e sostengono, che se fossi rimasta sola anche solo per qualche minuto ritornerebbe la tristezza e non vogliono che accada. E in parte ha funzionato, se non che ogni sera quando mi metto a dormire, dato che sono sola in stanza con Jorginho, inizio a piangere a dirotto.
Quando sono arrivata a Coverciano, con calma, mi sono fatta raccontare tutto dalle ragazze che, come giusto che sia, si sono date alla pazza gioia mentre io non c'ero.
Le loro relazioni vanno a gonfie vele, le vedo davvero contente e sono fiera di loro.
Aurora e Serena sono salite a Torino per vedere Juventus-Napoli cosicché potessero sostenere i propri fidanzati. Invece Martina è rimasta a Roma per vedere Lazio-Inter per sostenere Manuel. Anche in questi giorni qui si sono comportati da vere coppie e sono contenta di questo. Se lo meritano più di chiunque altro.

Adesso è pomeriggio e i ragazzi stanno facendo un allenamento pre partita in vista del match di stasera contro l'Olanda. E noi, ovviamente, stiamo andando in panchina a chiacchierare mentre si allenano.

<<dai su ragazzi, correte!>> sento esclamare da papà al momento del nostro arrivo in campo.

<<non troppo però che se vi fate male stasera non giocate e saltate pure il campionato!>> esclamo avvicinandomi a papà.

<<mister, ha un nuovo allenatore in seconda?>> sento dire da Lorenzo Pellegrini.

<<non fa per me, solo un pazzo come mio padre riesce a starvi dietro!>> ribatto facendo ridere tutti.

I ragazzi tornando ad allenarsi ed io raggiungo le altre in panchina.
<<allora, come va la partitella?>> gli chiedo dopo essermi accorta che alcuni di loro hanno le casacche e altri no.

amici per errore - Joaquìn CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora