Ogni mattina, come ogni giorno da settembre fino a giugno, mi alzo controvoglia dal caldo letto per affrontare la routine. Il pensiero di dovermi preparare per la scuola, con il suo carico di noia e obblighi, è sempre difficile da affrontare. Oggi, però, c'è una piccola differenza: una gita scolastica. Andremo a visitare un paesino lontano, Little Hangleton, a un'ora da qui. La cosa che mi intriga di meno è il luogo: un paesino che sembra dimenticato dal mondo, e di certo non sarà più interessante dei noiosi test di matematica che mi sto per evitare. La gita mi permette di saltare l'interrogazione, e questo è l'unico motivo per cui sono qui.
Indosso un paio di pantaloni neri a palazzo con un corsetto semi-trasparente, il blazer pronto nel caso dovesse fare freddo, e i decolté che mi danno un po' di eleganza, anche se per oggi non me ne importa più di tanto. Il profumo che proviene dalla cucina mi raggiunge appena scendo le scale. Mamma ha preparato dei pancake: un dolce inaspettato per iniziare la giornata. Verso lo sciroppo d'acero e spargo qualche mirtillo sopra, godendomi quel piccolo momento di calma. "Divertiti a scuola," mi saluta mamma prima di prendere la sua borsa Hermes e correre al lavoro, come sempre immersa nelle sue mille cose da fare. Deve essere davvero stancante dare ordini per tutto il giorno.
Finisco di mangiare e mi incammino verso la macchina di papà. Come ogni mattina, non può fare a meno di commentare. "Stai andando a scuola, no a un qualche bordello." dice, cercando di sembrare ironico. "Innanzitutto, sto andando in gita," rispondo io, sorridendo. "E poi, se pensi che vestita così stia andando al bordello, vuol dire che non hai idea di cosa sia un vero bordello."
Salgo in macchina, pronta a raggiungere il famigerato autobus. Già, perché sarebbe troppo bello se i genitori potessero accompagnarci, invece di costringerci a prendere quel puzzo di "gallo e nero".
Al nostro arrivo, la scuola è gremita di compagni. Non appena saluto Dylan, il mio migliore amico, ci dirigiamo verso l'autobus. Professoressa Cooper inizia con il suo discorsetto preventivo. Non potrei essere più entusiasta. "Niente fumo, alcool o droghe", ripete. Finalmente, arriva Wendy accompagnata da una ragazza che non riconosco. "Grazie al mio fare tardi, ho saltato il discorsetto", sorride. Io rido. Se solo sapesse cosa ci aspetta.
Sull'autobus, mi addormento immediatamente. Nonostante tutto, non mi va di stare sveglia durante l'ennesimo viaggio verso un paesino dimenticato. Ma quando arriviamo, Dylan mi scuote, e non posso fare a meno di notare che la vecchia città è... beh, semplicemente desolante. Un sogno. Di quelli da evitare.
Finalmente, l'ultima tappa. La casa degli Riddle, la famosa casa abbandonata dove si dice sia avvenuto un crimine orribile. L'interno, pieno di polvere che mi fa starnutire ma appena levo la mano davanti la bocca veniamo circondati da figure mascherate di nero che chi afferrano e, come per magia, ci ritroviamo in uno scantinato ammuffito.
Vengo legata insieme agli altri, senza alcuna possibilità di spiegazione. Mi guardo intorno: cellulari spariti, nessuna via di fuga. Ho il terrore di ciò che potrebbe succedere. E poi un pipistrello passa sopra di noi. Urlo, ovviamente. Chi non lo farebbe? Dylan mi tappa la bocca, ma la tensione sale. Wendy mi tiene la mano, cercando di tranquillizzarmi, ma la situazione è tutt'altro che tranquilla.
A questo punto, l'unica cosa che posso fare è cercare di manipolare la situazione. Fingere di essere incinta. "Sono in gravidanza!" urlo, sperando che i mascherati credano a questa storia improvvisata.
Loro non sanno di certo che sono vergine o che comunque ho solo 17 anni perchè ne dimostro di più a causa della ma altezza.
"Vedremo che possiamo fare"dicono prima di uscire.
"Seriamente sei incinta?"mi chiede Dylan e Wendy mi guarda scioccata.
"Mai viste ragazze madri? C'è gente che rimane incinta prima di lei" dice Kate.
"Si e se ti dovessero chiedere il padre è scappato in Messico; è stata una toccata e fuga che mi ha messo in gravidanza e il nome è sconosciuto".
"Ma sei davvero incinta?!" chiede la professoressa sbalordita.
"Si è il cavallo bianco di Napoleone era nero" gli sbuffo.
Le persone mascherate tornano e ci portano in un ampio salone. Lì c'era quello con il cappuccio "Allora chi è la ragazza?"chiede e due di loro mi fanno fare un passo avanti.
"Cosa?"chiedo non capendo e guardandomi intorno.
"Sei incinta?"chiede il ragazzo incappucciato e io mi limito a annuire. "E di chi?" chiede ancora.
"Non lo so, ero ubriaca"rispondo vaga.
"Chiamerò qualcuno per assisterti, uno schiavo nato qui mi servirà. Starai in camera mia sempre sottocchio".
Mi limito a annuire. Speravo in un'ambulanza, non in un bambino nato schiavo.
Mi fanno rimettere vicino ai miei compagni. "Voi resterete in prigione fino a quando non mi sarete utili" Dice e portano via i miei compagni mentre io resto lì con il ragazzo incappucciato.
Perchè non se lo toglie? Probabilmente è brutto.
"Portatela in camera mia"ordina e le due persone che mi tenevano per le braccia mi portano in una camera.
Chiudono la porta a chiave
E ora che faccio? Mi preparo a una fuga, quando mi accorgo di una corda sul letto. Non è un semplice arredo. È la mia salvezza.
Mi levo in fretta dalla stanza, legandomi alla poltrona e cercando di scendere dalla finestra. Non è proprio una fuga in stile action movie, ma ci provo lo stesso. Alla fine, atterro sul fieno. Un cavallo nero mi aspetta. Ah, la libertà.
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Riddle's: A Strange Love
FanfictionRiddle's: a strange love (1) Tom Riddle si innamora di una babbana rapita per ucciderla. Non ostante litigi e incomprensioni, farà il possibile per proteggerla e averla con se.