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La luce del mattino mi fa balzare in piedi. "Questa volta mi uccide... devo andare," penso, mentre saluto i miei compagni di prigionia e corro verso la cucina. Apro il frigo con una rapidità che farebbe invidia a un ladro e mi verso un po' di succo. Quando alzo la testa, lui è lì, immobile, con il solito sguardo che sembra l'incarnazione del giudizio universale. "Svegliata presto?" mi chiede Tom, con quella calma che mi fa venire voglia di sparire. "Oh sì... non avevo più sonno," rispondo con un sorriso che sembra un po' troppo forzato.

"Alle tre di notte?" chiede, con un tono che suona un po' troppo accusatorio. Ah, i guai. "In realtà erano le sei," mento spudoratamente, con la speranza che non se ne accorga.

"Ti ho sentita quando sei uscita dalla camera," dice lui, fissandomi con uno sguardo che mi fa venire il sudore freddo. "Ok, ma sono uscita tre ore dopo," rispondo, sperando che la mia versione dei fatti regga.

Lui solleva la bacchetta, la punta contro la mia fronte e, come se fosse un incubo che non avevo mai chiesto, vedo l'intera notte che ho passato con i miei amici, le risate, le chiacchiere, e anche qualche pettegolezzo da prigione. "Mi hai mentito, di nuovo," dice con un mix di delusione e rabbia che è quasi poetico nella sua intensità.

"Non riuscivo a dormire," cerco di giustificarmi, ma so che non è sufficiente.

"Ti avevo detto che non dovevi vederli, specialmente il ragazzo." Non rispondo, abbasso lo sguardo, mi sento come un bambino che ha appena preso il biscotto senza permesso. "Quando smetterai di fare tutto il contrario di quello che dico?"

"Quando smetterai di darmi ordini?" ribatto.

"Vai," mi ordina, la sua voce ormai un comando che mi fa venire voglia di gridare.

"No, sto facendo colazione," dico, con un'aria di sfida, e con l'ultimo morso del cornetto tra i denti. Lui si gira e se ne va. Finalmente, un po' di pace... ma le Black entrano.

"Hai qualche problema?" mi chiede Bellatrix, con quel sorriso inquietante che ormai mi è famigliare. "Perché?" rispondo, fingendo innocenza. "È la terza volta che gli disubbidisci," dice Narcissa con tono quasi preoccupato, come se fossi una bambina che non sa fare il compito. "Non è mio padre," ribatto con uno sguardo di sfida, ma dentro di me sento una sottile ansia. "Devi stare più attenta... comunque i tuoi genitori ti hanno mandato i tuoi vestiti," dice Narcissa, come se mi stesse facendo un favore. "Nostra zia li sta sistemando nella cabina armadio."

Concludo il mio cornetto e salgo in camera, dove una donna è intenta a sistemare i miei vestiti.

"Lei è Walburga Black, madre di Regulus e zia delle sorelle Narcissa e Bellatrix," mi dice Riddle che sembra avere un interesse malato per i miei vestiti. "Perché controlli i miei vestiti?" chiedo, facendo finta di non capire. "Per assicurarmi che tu possa metterli," risponde, come se stesse parlando di una cosa completamente normale.

"Se si trovano nel mio armadio, sono certa che mi entrano," ribatto, ma so che non è quello di cui sta parlando. "Non parlavo di questo," dice, con l'aria di chi sa di aver vinto la battaglia.

"Non so... ora devi decidere pure cosa posso mettere?" chiedo, ormai esasperata. "Esattamente," risponde, con quella calma che è quasi fastidiosa.

"No. Io metto quello che voglio e tu non puoi decidere pure sul mio armadio!" sbotto, facendo finta di essere una diva.

"Va bene, ma se qualcuno che non sia io ti guarda, lo uccido," dice con un tono che, sebbene sia minaccioso, mi fa più ridere che altro.

"Nemmeno tu puoi guardarmi!"

"Si, invece... sei la mia ragazza."

"E da quando questa novità?"

"Da quando sei in questa casa," risponde con una tranquillità che mi fa quasi girare la testa.

"Peccato che io non ne sapevo niente."

"Ora lo sai," mi dice, mentre sembra quasi divertito dalla mia reazione. "Ho inviato i tuoi genitori a cena, preparati," aggiunge e se ne va, lasciandomi sola con Walburga che continua a sistemare i miei vestiti.

Non ce la faccio più a ricevere ordini, quindi prendo una decisione radicale. Mi lavo, prendo il necessario e lo infilo in una borsa. Mi vesto velocemente, prendo qualche altro vestito e leggo una corda alla vita. Senza pensarci due volte, mi butto dalla finestra, con la stessa disinvoltura di un personaggio d'azione in cerca di adrenalina.

Il cavallo nero mi aspetta, e senza fermarmi nemmeno un secondo, galoppo verso il bosco. Questa volta, niente voltarsi indietro.

Dopo un po', sono finalmente nelle strade di Londra, lontana da quella casa. Non ci metto molto ad arrivare davanti a casa di mia zia, il mio rifugio sicuro. Lego il cavallo alle scale e salgo per suonare il campanello, con un sorriso che, finalmente, sembra il segno che sto per prendere il controllo della mia vita, almeno per un po'.

Riddle's: A Strange LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora