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Quella notte ho dormito malissimo. Ogni volta che chiudevo gli occhi, sentivo la sensazione inquietante che qualcuno mi stesse osservando, pronto a farmi del male. Non riuscivo a liberarmi da quella paura che mi attanagliava, come se stessi per essere schiacciata da qualcosa di molto più grande di me. Mi alzo dal letto, sentendo il peso delle occhiaie che mi arrivano fino ai piedi, ma ho lasciato il trucco nella stanza di Tom.

Mi dirigo in cucina, e lì vedo Tom che prepara un vassoio. "Buongiorno," dico avvicinandomi al bancone per prendere il caffè. Lui alza lo sguardo e mi sorride, ma non può fare a meno di notare come sto.

"Buongiorno. Non hai un bel aspetto," commenta, preoccupato.

"Ho dormito male," rispondo evasiva, cercando di mascherare la verità.

"Se il letto è scomodo te lo faccio cambiare," dice con un tono che mi fa sentire subito a disagio.

"Oh no, stai tranquillo," rispondo, cercando di evitare di parlare ulteriormente della questione mentre bevo il caffè. "Ti stavo portando la colazione," aggiunge, facendo un cenno al vassoio che ha preparato.

"Allora domani non mi alzo," dico, sorridendo un po' forzatamente.

"Andiamo in biblioteca?" gli chiedo, cercando di distogliere la mente dal caos che mi tormenta.

"Perché tutta questa voglia di studiare?" mi chiede, guardandomi con preoccupazione.

"Voglio solo distrarmi un po'," rispondo, cercando di non fargli capire quanto stia nascondendo dentro di me.

"Ok, che hai?" mi chiede ancora, insistente.

"Te l'ho detto, voglio solo distrarmi," rispondo, con una notevole fatica a mantenere la calma.

"E da cosa? È evidente che ieri è successo qualcosa," dice, ma io mi allontano.

"Non è successo nulla," mormoro, ma so che non mi crede.

Nonostante le sue insistenze, lui decide di non fare altre domande. "Andiamo," dice infine, e con un gesto rapido ci smaterializziamo nella biblioteca.

Lui si siede in una poltrona a leggere, mentre io mi dirigo verso la scrivania, dove mi aspetta la lezione di storia con la professoressa Hanks. Cerco di concentrarmi, ma ogni pensiero mi riporta a quello che è successo ieri. Mi chiedo se ho fatto la scelta giusta, se quel bacio avrebbe rovinato tutto, se ho solo peggiorato le cose. E chi diavolo mi ha fatto andare a quella gita? Se fossi rimasta a scuola, niente di tutto questo sarebbe successo.

All'improvviso, sento la porta aprirsi e vedo entrare Abraxas, che sussurra qualcosa a Tom. Lui si alza immediatamente, dicendo: "Torno subito," prima di uscire.

In quel momento, sento un urlo. Un urlo che riconosco subito. È Dylan.

"Professoressa, posso controllare una cosa?" chiedo velocemente, ottenendo un cenno di assenso dalla Hanks. Corro verso l'uscita. Quando arrivo, vedo Tom che sta torturando Dylan.

"DYLAN!" urlo, spaventata, vedendo il suo corpo piegarsi in una posizione innaturale.

Mi avvicino a Tom, cercando di fermarlo. "Tom, ti prego, lascialo!" supplico, cercando di calmarlo.

"Non pensi che ti abbia delusa troppe volte? Non era il tuo migliore amico?" mi chiede, con un tono che mi fa gelare il sangue nelle vene.

"Tom, per favore," gli dico, le lacrime che ormai stanno per scoppiare.

"Sai, la prima volta che sei scappata, la prima volta che mi hai mentito. Era stato proprio lui a dirmi che stavi mentendo. Pur di non essere torturato, ha preferito tradire la fiducia di quella che pensava fosse una sua amica," mi dice con un tono gelido.

"Non ti credo," dico, cercando di mantenere il controllo.

"Vuoi dirglielo tu, Wilson?" chiede Tom, rivolgendosi a Dylan.

"È vero. L'ho fatto. Ma solo perché altrimenti non ti avrei più rivista," dice Dylan, la voce tremante. Le sue parole mi spezzano il cuore.

Mi guarda negli occhi che tra
qualche minuto scoppiano in lacrime "Spero mi perdonerai" dice calmo. Si rigira verso Dylan e urla "AVADA KEDAVRA!"

Lui cade a terra. La maledizione mortale. Metto una mano sulla bocca spaventata e inizio a tremare.

Mi piego vicino a Dylan, il dolore che mi travolge. "Dyl, mi dispiace. Ti prego, perdonami," piango, accarezzando il suo volto ormai senza vita.

Tom mi guarda con un'espressione che mescola dolore e frustrazione. "Sai, Elisabeth, quando vi ho visto baciarvi, sono impazzito, non per gelosia, ma perché vedevo una splendida ragazza che si fidava di un traditore. Ma devo anche ammettere che è la persona che ti ha fatto ritornare da me," dice, e in quel momento non posso fare altro che abbracciarlo, le lacrime non smettono di scorrere.

"Sta tranquilla. Andrà tutto bene. Io sono qui e ci sarò sempre," mi sussurra, accarezzandomi la schiena mentre mi stringe a sé.

Quando rientriamo in biblioteca, non mi stacco da lui. "Scriva una lettera di condoglianze ai genitori del ragazzo. È stato aggredito da un animale," dice alla professoressa, che comincia a scrivere subito.

"Tom, posso tornare da te?" gli chiedo, il bisogno di sentirlo vicino che cresce dentro di me.

"Certo. Faccio riportare le tue cose nella cabina armadio," dice con un sorriso, e poi mi dà un bacio sulla guancia.
mi

Riddle's: A Strange LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora