CAPITOLO 9

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-salve, hai bisogno? - i suoi occhi squadrarono le altre tre e poi tornarono a posarsi su di me, aveva capito che volevo che si allontanasse, aveva capito che le due bambine al tavolo erano due Kane, indicò qualcosa alle sue spalle

-ero qui e sono venuto a salutarti- mi sporsi e notai che, seduta a un tavolino c'era la ragazza riccia con gli occhi verdi della festa

-bhe ciao allora- prima di andarsene fece una cosa che non mi sarei mai aspettata da lui, mi stampò un bacio sulla guancia

-buona serata- lo guardai dirigersi dalla sua nuova ragazza che doveva essere la persona meno gelosa al mondo

-Savannah ha il fidanzato! Savannah ha il fidanzato! - mi voltai e mia sorella si zittì

-non è il mio fidanzato, ascoltatemi bene, se voi dite qualcosa a qualcuno io giuro che non vi porterò mai, e dico mai più al cinema- ovviamente non era vero ma ormai ero diventata bravissima a mentire, loro annuirono ammutolite, non volevo neanche pensare se a Joy fosse scappato qualcosa su un ragazzo con occhi verdi e capelli corvini identico al "signore che papà detesta", che grande casino la mia famiglia! Finalmente arrivarono le crepes e io non mi ero ancora ripresa dal bacio dolcissimo che mi aveva appena dato Julian.

-Clark, Kane, ve la sentite di esporre la vostra ricerca? - sentire i nostri cognomi vicini mi mozzò il respiro, io e Julian lasciammo i nostri posti per andare verso il professore, in poco tempo illustrammo il nostro giornalino che sembrò stupire gran parte della classe, sorrisi orgogliosa, purtroppo questo era uno dei miei difetti più grandi: l'orgoglio, a causa sua ho finito per distruggermi da sola molte volte; quel pomeriggio Julian venne a prendermi per consultare i voti, ero abbastanza agitata perché avrebbe pesato molto sulla media finale

-le due bambine, sono le tue sorelline? - stare in auto con Julian era uno dei momenti più belli, ridevamo e scherzavamo sempre

-si, Joy e Evie... perché mi hai baciata? - continuò a fissare la strada davanti a sé

-intendi nel mio salotto o...-

-intendo al bar- sorrise al ricordo

-ne avevo voglia, tutto qui- tra tutte le risposte mai mi sarei immaginata quella, perché aveva voglia di baciarmi? Non che mi sarebbe dispiaciuto ma perché? Non parlai fino all'arrivo, pioveva, pioveva da due giorni e di conseguenza ero triste, arrabbiata e depressa da due giorni

-io lo sapevo! - Julian sbucò dall'angolo del corridoio e in qualche secondo arrivò di fianco a me, mi sollevò e mi fece girare

-grazie, grazie, grazie! - mi posò a terra

-è andata così bene? - sapevo sarebbe andata bene, il professore ci aveva chiesto di andare da lui quel pomeriggio per comunicarci una cosa, era entrato solo Julian

-il massimo, ho preso una A in fisica, ti rendi conto? Dobbiamo festeggiare, assolutamente, ho bisogno di alcool, tu è meglio se eviti di bere ma io voglio ubriacarmi, forza torniamo a casa! - tutta la tristezza di quei due giorni sparì, mi aveva fatta sorridere in un giorno di pioggia! Nessuno ci era mai riuscito, mentre andavamo verso l'uscita la sua mano strinse la mia, mi fece fare una giravolta, ridacchiai e la sua mano non mollò la mia

-pronta a correre? - annuì, con uno scatto arrivammo fino alla sua auto, non riuscivamo a smettere di ridere e io guardando quegli occhi verdi pensai a quanto è fantastico come una persona possa passare dall'essere un perfetto estraneo alla ragione del tuo sorriso, lui era la mia, non mi importava che non avrei potuto averlo, sarei rimasta sua, per sempre, consapevole che buona parte del mio sorriso era causato dalla sua sola presenza.

-allora com'è andata? - Noah ci aprì la porta e Julian sembrò così felice di rivederlo

-oh Noah è andata magnificamente, ti ho mai detto che sei molto bello? - scoppiai a ridere e anche Noah che era rimasto sconvolto dal comportamento di Julian

-ho bisogno di alcool! - Jared scese le scale a petto nudo

-hey bocconcino, ho sentito alcool? - afferrai una felpa che doveva essere di Julian e gliela tirai addosso ridendo

-vestiti, altrimenti ti ammali- sbuffò davanti al mio comportamento da mammina

-e dai bocconcino, so che mi preferisci così- Flynn raggiunse Jared da dietro e qualcuno parlò dalla cucina, ero sicura di chi fosse

-infatti, bocconcino, divertiti! - sospirai

-non anche tu, Julian ti prego! - Jared mi corse in contro e mi caricò su una delle sue grandi spalle, provai a prendere a pugni la sua schiena ma niente da fare, era troppo forte per me, mi lasciò cadere sullo sgabello della cucina

-io direi che passo, dopo il casino dell'altra sera- a quanto pare ero l'unica che aveva deciso di non bere, avevamo finito la serata con un super torneo a Juste Dance che ovviamente avevo vinto io, essendo l'unica totalmente lucida (senza contare il danno della sola presenza di Julian).

-ma se sorridi ad un suo messaggio quando lo guardi negli occhi cosa fai? - alzai gli occhi dal cellulare che stavo fissando da dieci minuti con un sorriso ebete in volto, Julian mi aveva invitata a passare la giornata con lui, la sera precedente si era leggermente sbronzato e aveva deciso di farsi perdonare, io accettai volentieri e Rachel aveva deciso di aiutarmi a scegliere l'out-fit, indossai un paio di jeans scuri e un maglione viola, qualcuno suonò il campanello

-è arrivato! - infilai il giubbotto, presi la borsa e spalancai la porta sicura di trovarmi di fronte due occhi verdi che ormai erano importantissimi per me e invece due occhi blu mi sorrisero

-papà, che ci fai qui? Entra! - mio padre entrò in casa e mi resi conto che da lì a poco sarebbe arrivato Julian e non era il caso

-salve Matt- la mia migliore amica non mi aveva mai tenuto nascosto il fatto che trovasse mio padre molto sexy e come darle torto!

-faccio una telefonata e arrivo subito- sgattaiolai in camera mia, Julian mi rispose al quarto squillo

-ciao Julian, ho avuto un imprevisto, possiamo rimandare? - parlai velocemente perché detestavo tirare bidoni alla gente, Julian non mi rispose

-un'imprevisto chiamato "mio padre" - sembrò rinvenire

-ma certo, ci organizzeremo- la sua voce mi era parsa improvvisamente triste e di conseguenza mi rattristai anche io, tornai da mio padre in salotto

-cosa ti porta qui? - mi appoggiai al divano

-ero in zona per lavoro e ho pensato di venirti a prendere e fare un giro insieme, hai voglia? - mi era mancato molto papà e le nostre giornate insieme ma questo avrebbe significato mentirli ancora ma non me la sentivo di rifiutare

-certo, ci vediamo dopo Rachel- in auto parlammo del più e del meno, pioveva ancora e faceva freddissimo, ripensai alla voce triste di Julian al telefono...

-hey ragazzi! - quando papà parcheggiò la macchina nel parcheggio del nostro ristorante preferito notai Jared e Flynn che, insieme a Noah e Jessica stavano chiacchierando su una panchina poco distante

-ciao bocconcino! - Cavolo! Non poteva chiamarmi con il mio nome? Mio padre si incupì e mi guardò

-come ti ha chiamata? - sorrisi

-tranquillo è solo un amico- andai verso di loro e mio padre mi seguì

-ragazzi! Lui è mio padre Matt- dissi indicandolo con la mano

-ciao ragazzi- dopo cinque minuti di presentazioni entrammo al ristorante, solito tavolo ad angolo e solito hamburger con le cipolle, finito il pranzo andammo a pattinare sul ghiaccio, non ero mai stata brava in quello sport e anche papà non era così bravo come ricordavo, la sera mi riaccompagnò da Rachel

-grazie papà, ti voglio bene- lo abbracciai

-anche io Sav, non sai quanto- vederlo andare via fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, come potevo pensare di guardarlo negli occhi dopo aver sognato più volte Julian Clark.

-è come se foste fatti per stare insieme ma non potete- le parole di Rachel mi ritornarono alla mente, io non potevo stare con Julian, non potevo averlo, desiderarlo.

Io non potevo amarlo.

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora