Il sette marzo, dopo le lezioni mi bendò con una benda scura, mi guidò fino alla sua auto, dovetti restare bendata per almeno un'ora, Julian non rispondeva alle mie domande, quando l'auto si fermò mi aiutò a scendere e mentre mi slegava la benda mi sussurrò qualcosa all'orecchio
-buon mesiversario Peach- sbattei le palpebre dall'incredulità eppure l'insegna di uno dei tantissimi studi fotografici di Laurent non scomparve
-che ci facciamo qui? - mi prese la mano
-mi sono messo d'accordo con Laurent, ci scatterà delle foto, se...se tu vuoi naturalmente- saltellai dalla gioia e lo abbracciai
-certo! Grazie, grazie, grazie! - lo studio era pieno di fotocamere e attrezzature di ogni tipo, modella per un giorno!
-salve Laurent- li strinsi la mano, ero talmente agitata che tremavo
-pronti ad iniziare? - ci guidò in un corridoio pieno di porte numerate, dovevano essere i camerini, da uno di essi sbucò una donna
-lei è Camille e ti truccherà, sistemerà i capelli e ti darà i vestiti da indossare- annuì; Laurent iniziò a farci delle foto appoggiati a una motocicletta, sia io che Julian eravamo vestiti in perfetto stile western, dovevo ammettere che il frisée mi stava molto bene, dopo qualche foto vestita elegante con un abito blu molto bello ci scattò qualche altra foto più spontanea, così le definì lui, la mia preferita era sicuramente quella dove Julian mi abbracciava da dietro e mi sorrideva, come se mi stesse per fare il solletico, non avrei mai dimenticato quel pomeriggio fantastico, quattro mesi, erano passati solo quattro mesi da quando si era risvegliato dal coma, a dicembre, sembravano passati secoli.
Verso le sette tornammo a casa dai ragazzi
-siete arrivati in tempo! - Noah era ai fornelli ed io avevo una fame tremenda
-ho una fame pazzesca, non potete capire dove mi ha portata Julian...- Jared mi interruppe
-sappiamo già tutto bocconcino- avrei voluto raccontarlo a loro ma mi accontentai di parlarne solo con Rachel, quando l'avrei rivista
-la cena è pronta! - il risotto che Noah aveva preparato era delizioso, dopo la cena Jared e Noah ci invitarono ad andare con loro a una festa ma rifiutammo, entrambi non eravamo tipi da feste, Flynn andò a studiare da quella che definiva "una semplice amica di scuola" rimanemmo solo io e Julian in casa; quando finì l'episodio della serie tv che stavamo guardando spensi il computer, ero abbastanza stanca e anche Julian sembrava assonnato ma non lo dava a vedere, ovviamente. Mi sdraiai accanto a lui
-grazie per oggi, è stato fantastico! - sorrise soddisfatto
-sono contento che ti sia piaciuto, con quell'abito blu eri stupenda, come ora, come sempre- sorrisi e lo baciai in segno di ringraziamento, credo che baciare Julian fosse il mio passatempo preferito, in un rapido movimento mi voltò sulla schiena e continuò a baciarmi, le sue mani cercavano qualcosa, trovarono l'elastico dei miei pantaloni del pigiama, mi scostai e mi alzai dal letto
-no, Julian, è troppo rischioso per te- anche lui scattò in piedi, mi prese la mano
-ma se non giochi col fuoco morirai di freddo- scossi la testa
-mi dispiace, prova a trovare un buon motivo per cui vale la pena rischiare la tua vita- le sue dita accarezzarono la mezzaluna sul mio polso e istintivamente io feci lo stesso con la sua
-io ti amo Peach, ti amo dal primo giorno che ti ho visto, ti ho amata in quinta elementare quando mi hai tirato un pugno sul naso, ti ho amata in seconda media quando mi ha passato tutte le risposte sbagliate durante il test, ti ho amata alle superiori dove mi hi ignorato e ti amo adesso, al college- non sapevo cosa dire, aveva detto tutto d'un fiato che mi amava da sempre, mi batteva fortissimo il cuore perché anche io lo amavo, da morire, non mi lasciò parlare
-quindi, ti prego, trattami come un normale ragazzo, solo per stanotte- incrociai i suoi occhi e trovai il coraggio di parlare
-anche io ti amo Julian, ti amo tantissimo ma...- riprese a baciarmi e quella volta mi lasciai andare, Julian mi amava, io amavo lui, era qualcosa più forte di noi e la mia ragione si abbandonò al suo tocco, mi distese sul letto dopo avermi tolto i vestiti, per un secondo pensai di spostarmi e di rivestirmi ma appena lo guardai negli occhi mi resi conto che era quello che volevo, era di quello che avevo bisogno, era Julian.
Avevo sorriso per tutto il tempo, anche quando avevo provato un briciolo di dolore la sola vista di Julian mi fece tornare serena, era stato bellissimo, come me lo immaginavo, forse ancora meglio...
Piccoli fasci di luce illuminavano la stanza, mi voltai per guardare Julian, aveva un profilo perfetto, il naso, le labbra sottili che fino a poco prima erano sulla mia pelle, i riccioli scuri che poco prima stringevo tra le dita li ricadevano sulla fronte, la mascella rigida, i pettorali scolpiti dagli allenamenti di football, la cicatrice al centro del petto, mi spostai verso di lui e la tracciai con l'indice sorridendo, doveva avere il sonno pesante perché non si svegliò, mentre passavo il palmo della mano sulla cicatrice mi resi conto che il suo cuore era fermo, non stava battendo, Julian era in arresto cardiaco.
Non mi lasciai prendere dal panico, posizionai le mani al centro del suo petto e, come mi aveva insegnato mia zia Kayla, cominciai a fare il massaggio cardiaco, tappai il naso di Julian con l'indice e il pollice e presi un bel respiro riuscendo a farli la respirazione bocca a bocca, non funzionava, riuscì a mantenere la calma, più a meno, rotolai su me stessa così da avvolgermi nel lenzuolo bianco e scesi di fretta le scale, seduti in cucina c'erano i ragazzi che facevano colazione, si voltarono a guardarmi e solo allora mi resi conto che stavo piangendo disperatamente
-chiamate un'ambulanza! Julian...Julian è in arresto cardiaco- i loro volti si sbiancarono e mentre Jared componeva tremando il 911, Flynn, che studiava medicina provò a fare le stese cose che avevo fatto io, era più esperto di me, sicuramente; io lo guardavo, quando arrivarono i soccorsi Flynn andò con Julian, io ero rimasta pietrificata coperta solo da un lenzuolo bianco, Jared mi cingeva le spalle, avevo la pelle d'oca non solo per l'aria fresca di marzo ma soprattutto dal vedere delle persone portarmi via Julian, la mia ragione di vita.
Quando finalmente il medico uscì dalla porta della terapia intensiva ripresi a respirare, stava parlando con Demian e Miranda che erano arrivati subito, così come Rachel che, in quel momento mi stava stringendo forte, io ero distrutta, non avevo ancora smesso di piangere e non avevo ancora metabolizzato la situazione
-è vivo, molto grave ma vivo- ripresi a respirare e abbracciai Miranda, anche lei sconvolta come tutte le persone che occupavano la sala d'attesa dell'ospedale, non potevano farcelo vedere, immaginai Julian tutto solo in una stanza del reparto di terapia intensiva e crollai a terra, non poteva essere vero.
Era tutta colpa mia, era colpa dell'amore che provavo per lui. Mi ero lasciata andare.
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Perché proprio lui?
RomanceSavannah ha vent'anni e frequenta una scuola di moda a New York, la sua numerosa famiglia è tutto per lei e la difenderà con ogni mezzo ma quando conosce a fondo Julian, figlio del nemico dei suoi genitori capisce che non può fare a meno di lui, del...