CAPITOLO 16

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Quella mattina avrei riaccompagnato Taylor a casa sua, anche se lei si sarebbe tranquillamente trasferita da me e Rachel era giusto così, la accompagnai fino a casa sua, gli zii erano a lavoro e sia Christian che Thomas erano da amici così la aiutai anche a riportare in casa il borsone con i vestiti, poi raggiunsi i ragazzi, Flynn si era accorto del comportamento di Julian e aveva deciso di invitarmi a cenare con loro, la porta della casa era aperta così entrai senza farmi troppi problemi, la casa era vuota, chiamai i ragazzi uno ad uno ma prima di nominare il nome di Julian me lo ritrovai davanti, sembrava confuso quanto me, mi resi conto che il tavolo della cucina era apparecchiato, era stato Flynn! Quel ragazzo è un angelo!

-pare che Flynn ci abbia incastrati- per la rima volta, da quella sera lo rividi sorridere e mi resi conto di quanto mi fosse mancato

-vorrà dire che sono in debito con lui- per qualche minuto regnò un silenzio snervante e imbarazzante, fu interrotto dal citofono, era il fattorino delle pizze, Flynn aveva pensato proprio a tutto, le portai sul tavolo e, ad un certo punto sentì il respiro di Julian sul mio collo, era dietro di me, mi stava abbracciando

-mi dispiace Peach, sono stato un'idiota un codardo e...- non era giusto che continuasse a sminuirsi in quel modo, bloccai ogni altra parola baciandolo, quando si allontanò per riprendersi scoppiai a ridere, che coppia incasinata!

-perché ridi? - non riuscivo a smettere di ridere e mi doleva la pancia

-che casino che siamo io e te-

-un bellissimo casino- annuì e li stampai un bacio sulle labbra prima di sedermi e sbranare la pizza che Flynn ci aveva ordinato

-dormi con me? - ero assonnata

-no, torno da Rachel, domani è il suo compleanno e dobbiamo fare un super pigiama party- sorrise

-ok, allora ci vediamo- tornai nel mio appartamento, appena entrai, però il mio cuore prese un colpo, mio padre era in casa, mi stava fissando come se mi stesse aspettando da molto tempo

-ciao Savannah- sospirai, non doveva sapere la verità

-ciao papà, che sorpresa! Che ci fai qui? - si alzò dalla sedia e mi venne in contro con espressione molto più che arrabbiata, non rispose alla mia domanda

-spero ti sia divertita a casa di Julian Clark- sapeva tutto, piccola traditrice! Ero quasi totalmente convinta che Taylor fosse stata zitta eppure come l'aveva scoperto?

-ero al cinema con una mia amica, non vedo Julian da più di una settimana- scosse la testa ridendo e cominciò a leggere un foglietto giallo

-sono da Julian, torno verso le nove- mi ero fatta male da sola, avevo lasciato quel post-it sul frigo per avvisare Rachel! Dannazione!

-che farai ora? Mi taglierai i viveri? - utilizzai un tono abbastanza sarcastico perché appena la mia carta era tornata a funzionare avevo prelevato tutti i soldi in contanti e li avevo nascosti nella piccola cassaforte nel mio armadio, avrei potuto tranquillamente tagliare a metà quella carta e gettarla nel camino

-mi hai davvero deluso e, soprattutto hai deluso tua madre! - il fatto di mentire a mia madre era stato il più complicato da mandare giù, le volevo bene e non se lo meritava affatto, fortunatamente riuscì a mantenere un'espressione disinvolta e seria, mio padre se ne andò e io scoppiai in lacrime.

-ma perché tutti i ragazzi più belli sono gay o muoiono?! - me lo chiedevo anche io, io e Rachel stavamo guardando il secondo film mentre ci dipingevamo le unghie

-hai proprio ragione! - perlomeno Julian non lo era, gay, intendo.

Passare una notte in compagnia della mia migliore amica mi aiutò a non pensare a mia madre, mi mancava davvero tanto e mi dispiaceva averle mentito, dopo aver visto tre film e qualche episodio della nostra serie tv preferita io e Rachel ci addormentammo sul divano, quando mi svegliai lei dormiva ancora così ripulì velocemente il salotto, presi un cupcake e accesi una candelina tutta rosa, del suo colore preferito

-tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Rachel, tanti auguri a te! - si svegliò con due occhiaie viola da far paura però sembrò apprezzare il cupcake, anche quello rosa ovviamente, l'unica cosa che le diede fastidio era la canzoncina, cantata con una voce stonata come la mia, poi...

Non so come mi convinse a indossare i tacchi per andare a ballare, aveva invitato tutti i ragazzi nel locale dove avevo festeggiato anche il mio di compleanno, indossai una gonna nera con una maglietta a maniche lunghe azzurra, Rachel passò una serata fantastica ed io riuscì a non ubriacarmi, ben presto arrivò marzo, non faceva più molto freddo e le giornate cominciarono ad allungarsi, il mio buon'umore si alternava ai periodi di pioggia, Julian andava regolarmente dalla dottoressa Evans ma non stava facendo progressi, ma non stava nemmeno peggiorando, la situazione rimaneva uguale, lui provava a far finta di nulla ma io capivo che stava soffrendo.

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