capitolo 21

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Dopo circa due settimane accompagnai Julian dalla dottoressa Evans, migliorava di giorno in giorno e aveva ripreso gli allenamenti di football, appena sentiva un leggero fastidio si fermava e prendeva i medicinali regolarmente, aveva, temporaneamente smesso di fumare e beveva molto meno rispetto a prima, Amber apprezzò tutti i suoi sforzi

-Savannah, posso parlarti un momento? - mi voltai e annuì alla dottoressa

-certo, mi aspetti in auto? - Julian annuì è uscì dall'ambulatorio, io entrai nell'ufficio di Amber e mi accomodai su una sedia

-sta ancora male, vero? - una lacrima mi corse lungo una guancia

-lo sapevo! È stato tutto troppo semplice, Amber, quanto li resta? - lei agitò la testa energicamente e mi prese una mano

-sta molto bene, nessun trapianto è mai andato così bene, riesce già a correre ed è passato solo un mese e mezzo! È fantastico- annuì tirando su con il naso

-Julian è fantastico- ero così orgogliosa di lui

-si, e ti ama tanto, la sua vita non è più in pericolo, deve mantenersi accorto ma sta decisamente bene- uscì dalla stanza sorridendo e raggiunsi Julian in auto, appena girò il viso per guardarmi capì che era teso

-quanto? - scossi la testa

-quanto cosa? - il verde luminoso dei suoi occhi si spense

-quanto sono grave ancora? So che ti ha detto qualcosa di brutto e non voglio che tu sia triste a causa mia- non aggiunsi nulla, semplicemente lo baciai, il cambio dell'auto mi schiacciava lo stomaco ma non ci feci caso

-sono così orgogliosa di te, amore mio! - lo abbracciai gettandoli le braccia al collo, dopo qualche secondo mi restituì l'abbraccio

-stai andando alla grande e Amber ha detto che non sei più in pericolo! Ce l'hai fatta! - appoggiò la sua fronte alla mia

-ce l'abbiamo fatta- durante il tragitto verso casa dovetti ripetere le esatte parole della dottoressa per almeno venti volte, erano ventun anni che aspettava quel momento, il momento in cui sarebbe stato libero di fare ciò che voleva e quando voleva e vederlo così felice non fece altro che aumentare la mia gioia.

-odio le sorprese! - mentre Julian mi legava una benda rossa dietro la nuca mi ammonì con un verso di stare zitta

-non rompere Peach! - li tirai uno schiaffetto sull'anca e lo sentì ridacchiare, di solito, in un film o in un libro lui le preparava qualcosa di romantico in un posto romantico ma non era da Julian, il suo massimo è stato un servizio fotografico che, comunque mi era piaciuto tantissimo, mi lasciai guidare su per le scale della casa, ormai le conoscevo talmente bene che sapevo che eravamo diretti nel bagno della sua stanza, ma per quale motivo? L'avevano ristrutturato?

-attenta al tappeto- saltai il libro sul pavimento e la mano di Julian si avvolse attorno alla mia, mi posizionò dritta davanti alla parete di fondo e mi slegò la benda, stavo per commuovermi davanti a tutto quel romanticismo: rose rosse ovunque e i petali rossi galleggiavano tra la schiuma nella vasca da bagno, delle candele profumate contornavano il bordo della vasca, ad un tratto partì una canzone di sottofondo, provai ad identificarla ma il mio cervello andò in cortocircuito non appena la bocca di Julian si posò sull'incavo del mio collo, non mi baciava in quel modo da circa tre mesi, dalla notte della mia prima volta e come quella sera mi lasciai andare

-è bellissimo, l'hai fatto tu? - inarcai leggermente la schiena quando un brivido provocato dalla lingua di Julian sul mio lobo, mi corse lungo la schiena

-Flynn mi ha dato una mano- la mano che avvolgeva la mia mi slacciò i bottoncini della camicetta corta che stavo indossando

-so spogliarmi da sola- mi slacciai gli shorts di jeans e li lasciai cadere sul pavimento, quando lasciò cadere anche la camicia mi voltai e notai che si era già levato la t-shirt

Perché proprio lui?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora